Formula 1: corre chi ha i soldi per permetterselo

Formula 1: corre chi ha i soldi per permetterselo
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Sta diventando sempre più una formula giostra, ovvero se paghi corri altrimenti stai a casa. I paradossi di una Formula 1 che antepone gli sponsor al talento | <i>P. Ciccarone, Abu Dhabi</i>
1 novembre 2013

Sta diventando sempre più una formula giostra, ovvero se paghi corri altrimenti stai a casa. E coi budget delle squadre risicati chi porta soldi viene accettato. E ormai siamo arrivati alla follia. Qualche esempio? Felipe Massa sta cercando un volante per il prossimo anno ma ovviamente non ha sponsor visto che da professionista vorrebbe uno stipendio.

Chi ha qualcosa da dare lo porti

Rede Globo sta cercando soldi in Brasile per poter avere un proprio pilota in pista e giustificare la trasmissione dei GP e per questo

hanno coinvolto delle aziende a supporto. Alla Williams sono stati offerti 18 milioni di euro, 6 subito il resto a rate per garantire un volante a Massa. Maldonado, che di soldi ne avrebbe “appena” 15, si trova spiazzato e sta cercando alternative ma anche qui la storia è triste.

Alla Sauber Sirhotkin, tramite l’agenzia del padre (che ha appena il 5 per cento delle quote) dovrebbe garantire oltre 20 milioni di euro, giusti per pagare i motori Ferrari, ammesso che gli venga concessa la superlicenza per correre in F.1 visto che gli mancano i requisiti. Max Chilton, il cui babbo è socio della Marussia, sta cercando un volante competitivo e ha offerto alla Force India 12 milioni di euro, più o meno la stessa cifra che Van Der Garden ha in serbo sia per continuare con la Catheram sia per trovare altro più competitivo.

Se uno come Massa fatica a trovare un volante (e comunque è uno che è entrato nella storia della F.1 con le sue vittorie e pole alla Ferrari, a prescindere da tutto) vuol dire che questa F.1 è diventata davvero qualcosa per pochi intimi, destinata a sparire se non si cambia


Alla Lotus non cercano soldi, almeno dai piloti (ufficialmente) poi si scopre che Hulkenberg, siccome è un talento, potrebbe prendere il posto se porta almeno 3 milioni di euro, in quel caso la squadra rinuncia agli 8 che potrebbe garantire Valsecchi (di cui almeno 5 a rate da sponsor che si sono detti interessati al giovane comasco).

I conti non tornano

In una situazione del genere, con squadre che hanno budget da 60 milioni di euro (e anche meno) vuol dire che oltre la metà deve essere portata dai piloti (15 milioni è la base, per due piloti fa 30 milioni ai quali si aggiungono i premi della FOM e qualche sponsor). Su quattro squadre di F.1, altre sette sono in sofferenza eppure i soldi li hanno presi, li hanno spartiti e da qualche parte sono finiti. Se uno come Massa fatica a trovare un volante (e comunque è uno che è entrato nella storia della F.1 con le sue vittorie e pole alla Ferrari, a prescindere da tutto) vuol dire che questa F.1 è diventata davvero qualcosa per pochi intimi, destinata a sparire se non si cambia.

E la tendenza vale anche per le categorie minori. Credete che Kviat, appena arrivato alla Toro Rosso, sia uno povero in canna? La caccia al russo e ai soldi dei russi è un altro capitolo di questa vicenda. E se poi andiamo alle origini del fenomeno, basti dire che un ragazzino, nemmeno 15 anni, col papà famoso, ha già messo mano a 20 milioni di euro per la carriera del bimbo, con tanto di tutor che va in Canada (ops, forse si è capito chi è…) a fargli da maestro e quando corre in Italia mette a disposizione del team e dei tutor

anche l’aereo privato. In fondo c’è poco da scandalizzarsi. Chi ha vinto l’ultimo titolo mondiale kart ha appena speso un milione di euro solo per le gomme…

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