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Il debutto ufficiale dovrebbe avvenire al prossimo GP d’Olanda, dove Mattia Binotto dovrebbe presentarsi ufficialmente nel paddock coi colori del team col quale dovrà lavorare nei prossimi anni. La figura di Mattia al vertice del team che si chiamerà Audi ha diversi punti forti. Intanto l’esperienza come team principal della Ferrari gli è servita per comprendere meglio i vari aspetti di gestione di una squadra al vertice, come Audi ambisce a fare.
Di sicuro farà tesoro dell’esperienza e degli errori maturati a suo tempo, ma a vantaggio di Binotto c’è senza dubbio la minor pressione che porta lavorare per un team che non sia la Ferrari, sotto gli occhi di tutti ogni giorno. È un lavoro di costruzione tecnica e organizzativa, per affrontare al meglio il futuro. E qui la figura di Binotto tira fuori il meglio della sua formazione professionale. Chi ha lavorato con lui ricorda i briefing tecnici, la sua abilità nel coordinare le idee di tutti e il convogliarle in un processo di sviluppo che, coi tempi brevi della F.1, sarà importante per Audi, non solo dal punto di vista gestione squadra, perché alcune cose basi resteranno tali, quanto per lo sviluppo del motore e della power unit in genere.
La sua competenza tecnica, sotto questo aspetto, porta linfa vitale al settore diretto da Citterio, altro ex Ferrari. L’aver lavorato per 23 anni in Ferrari, inoltre, servirà per fare un cambio di mentalità al team Sauber, una squadra che finora non è mai stata un top team ma che la mentalità del top team deve costruirla e qui Binotto sa come è successo in Ferrari, dai tempi di Schumacher in poi, con Todt e Marchionne con Montezemolo e Felisa. Ovvero portare competenza, esperienza e conoscenza tecnica di un settore molto complicato e difficile come la F.1, dove queste cose sono rare e difficili da trovare in un singolo individuo.
I pregi sono tanti e certamente la scelta di una gestione verticale della squadra, rispetto a quella orizzontale che finora ha deluso, segna un cambio di passo e di mentalità per un costruttore che dalla F.1 deve avere quel ritorno di immagine mondiale e dare un impulso giovanile che da sempre si abbina allo sport. Le perplessità riguardano il passato, certi spigoli caratteriali (ognuno di noi è fatto a modo suo) e la possibilità di avere davvero le mani libere dalla gestione tradizionale di una Casa auto, che per procedure e sistemi produttivi è molto lontana dalle dinamiche della F.1. Se Binotto riuscirà a imporre un metodo di lavoro adeguato a quanto richiesto dal circus, con il potenziale Audi a disposizione, gli ingredienti per una squadra vincente ci sono tutti.