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Vinco e me ne vado. Firmato Nico Rosberg. Il neo campione del mondo ha impiegato 5 giorni a rendere pubblica la sua decisione e in fondo non deve stupire. Sono 25 anni che tutte le domeniche si confronta in pista e negli ultimi 18 anni a fianco o di fronte (spesso davanti) si è trovato Lewis Hamilton, uno che è riuscito a piegare soltanto domenica scorsa: “Ci ha provato per 18 anni ora ci è riuscito e lo capisco, non mi stupisce la sua decisione” ha detto Hamilton. Ora mettetevi nei panni di Rosberg. Cominci da ragazzino a frequentare Hamilton e la sera, prima di andare a letto, fa a gara a chi arriva primo in branda. Sei a colazione e ti sfida a chi fa prima a finire la pappa.
Sei davanti a una rampa di scale e Hamilton ti sfida a chi arriva prima in cima. Sopportare 18 anni di questa vita non è da tutti e va da se che Nico ha mostrato di saperlo gestire. Ma gli ultimi tre anni sono stati deleteri. L’asticella si è alzata a livelli incredibili e, poi, finalmente, Rosberg ha battuto Hamilton, è diventato campione del mondo. Rifare una stagione a questi livelli? Impossibile, poteva solo essere sconfitto. E quindi masticare amaro. Nico è ragazzo intelligente, non è uno stupido. Potrebbe indossare il doppio petto e presentarsi in borsa a vendere o comprare azioni. Oppure tirarsi i capelli col gel e sfilare in passerella per una casa di moda. O, ancora, fare la controfigura a Leonardo Di Caprio, che gli somiglia come una goccia d’acqua.
Invece Nico Rosberg ha scelto di restare a casa con la moglie e la bambina perché, in fondo, correre e diventare campione del mondo di F.1 era un sogno, ma la vita vera è altra cosa. E lui lo sa. Ad Abu Dhabi ha coronato un sogno cominciato da bambino quando seguiva il padre Keke sulle piste del mondiale. Padre campione del mondo di F.1, vinto nel 1982 con una sola vittoria. Quando Nico gli disse che voleva fare il pilota professionista, Keke gli disse ok, ma parlami dopo che hai vinto almeno un mondiale. Adesso ci sono 20 gare vinte da Nico e un titolo iridato, i conti sono a favore del figlio. Nico è cresciuto con un solo obiettivo: correre, vincere, diventare campione. Ora ci è riuscito, ha sofferto, è cresciuto e ha imparato dai propri errori e dalle sconfitte. Ma non si è mai montato la testa. «Ho conosciuto Nico e Lewis da bambini quando venivano alla McLaren – dice Jo Ramirez, team manager della scuderia inglese – a distanza di tanti anni Nico non è cambiato, sempre altruista generoso e onesto, qualità apprese dal padre, Lewis è un’altra persona, è cambiato in tutto, non è più il ragazzo affamato di successo di una volta». Negli annali resterà il nome di un pilota di origine finlandese nato in Germania, ma a vederlo così Nico Rosberg è uno dei nostri, un ragazzo normale che ha fatto dell’eccezionalità della sua carriera qualcosa di unico. Il campione della porta accanto che ha scelto la famiglia, la figlia e la vita borghese dopo aver giocato con la morte in pista per anni.
E ora il dilemma: chi al posto suo? I nomi sono quelli di Alonso e Vettel, ma Wehrlein è pilota Mercedes e potrebbe finire in prima squadra. I casi della vita: ad Abu Dhabi Pascal era deluso perché Ocon, altro pilota Mercedes, era stato promosso alla Force India e lui era quasi a piedi e ora si apre la possibilità di finire nel team campione del mondo. Sarà una scelta difficile, ci sono contratti firmati e contratti da sciogliere, rivoluzioni in corso e novità a breve. Si aspettava la fine del 2017 per i contratti in scadenza di tutti i top driver, da Vettel e Raikkonen a Ricciardo e Alonso, invece il ritiro di Rosberg ha accelerato il tutto. Ancora qualche ora e salterà fuori il nome a sorpresa. E il conseguente terremoto che aprirà la sarabanda al mercato più pazzo degli ultimi anni.