Formula 1. Charles Leclerc e Lando Norris, se una parolaccia pesa più di una partenza pasticciata

Formula 1. Charles Leclerc e Lando Norris, se una parolaccia pesa più di una partenza pasticciata
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Può una parolaccia costare una multa più salata di un errore in caso di partenza abortita? Visti i casi di Charles Leclerc e Lando Norris in Formula 1, sembra proprio di sì
4 novembre 2024

Può una parolaccia avere un peso maggiore rispetto a una procedura di partenza errata in Formula 1? Secondo la Federazione, evidentemente, sì. Lascia perplessi la decisione di comminare a Charles Leclerc una multa da 10.000 dollari per aver imprecato in conferenza stampa in Messico e di assegnare invece una sanzione da 5.000 dollari a Lando Norris per aver preso la via della prima curva quando la partenza del GP del Brasile è stata abortita.

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Tutto è nato dall’incidente che ha visto protagonista Lance Stroll nel giro di formazione. Il canadese, con scarsissima lungimiranza, ha ben pensato dopo essere finito fuori pista di cercare di riguadagnare la dritta via lanciandosi nella ghiaia e insabbiandosi. Il suo insano gesto ha fatto sì che la partenza fosse abortita. Da prassi, salvo indicazioni dirette da parte della direzione gara, i piloti devono restare fermi sullo schieramento. Norris, invece, è partito per un giro di formazione extra non autorizzato.

Un gesto, quello di Norris, che ha scatenato un caos. I piloti che lo seguivano, da George Russell a Liam Lawson, si sono a loro volta mossi, ma non sono stati penalizzati perché, a giudizio dei commissari, la scelta di Norris ha precipitato la reazione degli altri. Trattandosi di un episodio sostanzialmente senza precedenti, non è facile giudicare la decisione dei commissari. Ma la decisione di occuparsene dopo la gara lascia perplessi.

Se da un lato è comprensibile che i commissari volessero ascoltare i piloti coinvolti per capire le motivazioni del loro gesto, dall’altra si tratta di un’infrazione che, a ben vedere, è bianca o nera, senza sfumature di mezzo. Ma a generare sgomento, più che altro, è il paragone con l’assurdo giro di vite sulle parolacce, grande cavallo di battaglia del presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem.

Che Ben Sulayem non gradisse certe esternazioni da parte dei piloti si era capito da un’intervista in cui sosteneva che i piloti, non essendo rapper, non avrebbero dovuto dare il cattivo esempio con volgarità varie. Ma dalle parole si è passati rapidamente ai fatti, con la condanna di Max Verstappen ai lavori socialmente utili per aver detto in modo colorito che la sua macchina non era il massimo.

Leclerc in Messico si era preso una lavata di capo dal responsabile comunicazione della FIA subito dopo la conferenza in cui aveva detto una parolaccia. Ma la reprimenda, evidentemente, non era sufficiente, visto che in Brasile Charles si è visto comminare una multa salata. A fare la differenza rispetto al caso di Verstappen è stato il pentimento mostrato dal pilota della Ferrari subito dopo l’accaduto.

Qualcuno dirà che paragonare due episodi diversi tra loro come quelli che hanno visto protagonisti Charles Leclerc e Lando Norris sia un esercizio malposto. Ma davvero vogliamo una Formula 1 in cui una parolaccia ha un peso maggiore di un errore da parte di un pilota in gara? Non siamo dei nostalgici della F1 dura e pura di una volta – anzi, ne apprezziamo l’evoluzione nel tempo – ma d’altro canto crediamo che il Circus non sarà mai un ambiente non sanguigno. E certe sanzioni non servono a nulla.

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