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Si ricomincia, con la solita domanda e le solite premesse: ce la farà la Ferrari a vincere il mondiale 2013? In fondo, cambia l’anno non il quesito. Solo che stavolta c’è un che di stanchezza nell’aria, di già visto che toglie l’entusiasmo e raffredda le passioni.
Sembra ieri, e lo era (25 novembre 2012) e ora siamo di nuovo in pista. Pochi mesi di sosta, nemmeno il tempo di respirare che si rimette in moto. Forse c’è qualcosa di sbagliato nel calendario mondiale. Troppe 20 gare o giù di lì in una stagione. Non fai in tempo a metabolizzare un risultato che passi subito all’evento seguente.
«La gente non vive con passione il tempo fra una gara e l’altra – diceva Jacky Ickx, campionissimo di F.1 e prototipi – non ha modo di parlare discutere e sperare in un qualcosa di nuovo per la corsa successiva. Sono troppe 12 corse in una stagione».
Lo disse nel 1976, roba di secoli fa. Ma il suo ragionamento non fa una grinza nemmeno oggi che i GP sono 20. Le gare attuali sono più belle, combattute, ci sono più sorpassi, più vincitori. Non è la solita litania del tutti in fila per uno e sai già che vince.
Eppure questo calendario folle, le prove in officina col simulatore invece che in pista a macinare chilometri, i piloti tutti freddi e perfettini che parlano solo su indicazioni degli addetti stampa, il regolamento che se da un lato avvicina tutti (oltre un certo limite non si va, quindi inutile sperare in colpi di scena clamorosi) dall’altro non ti permette di inventare nulla.
E così, se a novembre la Ferrari aveva 6 decimi dalla Red Bull, a parità di regolamento è impensabile che li abbia recuperati. E se parte col piede sbagliato, con i ritmi attuali non recupera più. Avremo corse fino a novembre, ma basteranno le prime due o tre per stabilire come finirà. E questo uccide la fantasia e la passione. Dai, vabbè, domenica si ricomincia, poi vediamo come va…