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In due gare Hamilton ha riaperto un Mondiale che sembrava già compromesso, rispolverando le doti di sempre: una velocità assoluta e una feroce determinazione, anche e soprattutto nei confronti del compagno di squadra. A proposito, al via il confronto tra i due è duro, ma tutto sommato corretto: semplicemente in quel punto se l'altro non ti lascia spazio non si passa in due e l'inglese non è esattamente famoso per la galanteria quando si tratta di negoziare la traiettoria. Ma i campioni sono così. E allora voto 10, perché Hamilton in Canada ha dominato, e non solo grazie alle potenzialità della sua monoposto. Ritrovato.
Come a Montecarlo, in casa Mercedes alla grandezza di Hamilton corrisponde una gara quasi imbarazzante per Rosberg: certo il contatto al via compromette irrimediabilmente le sue possibilità di vittoria, ma a quel punto era lecito attendersi una rimonta ben più incisiva, invece il tedesco resta a lungo dietro vetture che viaggiano anche un secondo al giro più lente e nel finale perde il confronto con Verstappen. Il pilota determinato e velocissimo di inizio campionato sembra già un ricordo sbiadito, senza un vero perché. Voto 5, crisi d'identità.
Di ben altra intensità la prova di Vettel: in qualifica contiene il distacco dalle Mercedes e in gara si invola in testa dopo una bellissima partenza, guadagnando subito un secondo di vantaggio. Dopo il cambio gomme - sul quale torneremo - la sua gara diventa una lunghissima e un po' disperata rincorsa, condita con qualche errore di troppo tipico di chi sente forse di dovere e potere compiere l'impresa, ma vede anche che "quello là" non accenna a rallentare. E allora voto 9 per la grinta, e anche per come protegge la squadra dalle polemiche del dopo-gara. Campione in pista e ai box.
L'altra faccia della Ferrari in Canada aveva l'espressione stralunata di Raikkonen: lento in qualifica, inconsistente in gara dove è incapace di recuperare posizioni rispetto a monoposto più lente della sua Ferrari, lontanissimo dal ritmo del compagno di squadra. Si parla di una riconferma del finlandese per il prossimo anno, ma forse in Ferrari devono interrogarsi se vogliono continuare a correre con una sola monoposto. Voto 3, svogliato.
Uno bello sveglio in Canada era Verstappen, che prende sei decimi da Ricciardo in qualifica ma al via è lesto ad approfittare del caos per sopravanzare il compagno di squadra e non mollare più la posizione, anche se a tratti sembrerebbe che l'australiano ne avesse di più. La sua resistenza a Rosberg nel finale però è da applausi e stavolta l'olandese sta sempre ben lontano dai muretti, che viste le velocità in gioco in Canada possono fare assai più male che a Montecarlo. Voto 8, talentuoso.
Ricciardo, in compenso, aveva probabilmente ben altre ambizioni alla vigilia, ma su questa pista la Red Bull non era al top - si è capito presto - e lui si complica la vita spiattellando una gomma e costringendosi così ad un secondo pit stop, tattica suicida (chiedere in Ferrari dopo la gara per conferma). E allora voto 6 sulla fiducia, ancora con l'amaro in bocca per le occasioni perse nelle gare precedenti che quest'anno - l'australiano lo sa benissimo - non possono ripetersi ad ogni gran premio.
Così, accade che sul podio ci salga Bottas, autore di una gara regolare e lineare, senza particolari acuti ma con la tattica "giusta". E siccome i risultati si fanno anche così, voto 7,5 e complimenti.
Un altro che si vede poco ma torna dal Canada con il massimo risultato possibile è Hulkenberg, che nel caso della Force India significa un bel 8° posto, davanti al compagno di squadra tra l'altro e forse questa è la sua soddisfazione più grande. Voto 7,5, concreto.
Più bravo, in proporzione, Sainz che giunge alle sue spalle ma recupera bene con una Toro Rosso non irresistibile su questa pista, stando sempre ben davanti al compagno Kvyat (al quale il cambio di casacca evidentemente pesa ancora: voto 5, traumatizzato). Lo spagnolo non sarà un fenomeno assoluto, però porta sempre a casa il miglior risultato possibile: voto 8, una garanzia.
Chiude a punti anche Perez, che a Montecarlo però ci aveva abituato a ben altre cose: voto 6, compitino.
Fuori dai punti invece Alonso, che ancora una volta a due terzi di gara si stufa di girare in tondo e chiede di poterla chiudere lì. Dai box gli fanno sapere che no, non può ritirarsi perché magari se qualcuno si ritira un punticino può comunque arrivare. E probabilmente avrebbero anche voluto aggiungere qualcosa sulla montagna di soldi che prende e sul fatto che hanno in naftalina un talento come Vandoorne che non va mica tanto più piano e che se qualcuno glielo desse con quel voltante ci andrebbe anche in bagno pur di non mollarlo mai. Voto 4, demotivato.
E voto 4 anche agli strateghi della Ferrari, che non hanno ancora capito che le simulazioni vanno benissimo, ma nemmeno il computer più potente del mondo è dotato di... buon senso. Quel buon senso in base al quale in genere chi è davanti segue la strategia più sicura, lasciando a chi deve recuperare l'onere di scelte più rischiose. Ma in Ferrari erano così sicuri della simulazione, evidentemente, da dimenticare questo principio. Arroganti.