Formula 1 Brasile 2013: le curiosità del GP di Interlagos

Formula 1 Brasile 2013: le curiosità del GP di Interlagos
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Tutte le curiosità del GP di Formula 1 del Brasile. Dalle favelas che circondano San Paolo allo straordinario apprezzamento per la vita dei brasiliani | <i>P. Ciccarone, Interlagos</i>
19 novembre 2013

Deborah è una ragazza brasiliana che vive a Torino da qualche decennio e come tutti i brasiliani è stata contagiata dalla passione per la F.1, grazie ad Ayrton Senna. E proprio per questa sua passione legge di tutto, riviste e siti specializzati. L’anno scorso ci rimase male quando descrivemmo San Paolo e il Brasile con toni forti: “E’ dura leggere certe cose anche se poi, analizzandole, scopri che è così. Ma il Brasile ha un’altra forza. Basta guardare la gente: non ha niente ma si comporta come se avesse tutto. In Italia avete tutto ma vi comportate come se non aveste niente. E’ questa la differenza, l’approccio mentale con la vita”.

Vero, basta analizzare con calma il tutto e allora, alla vigilia del GP di San Paolo, ci si rituffa nelle atmosfere locali. Con un distinguo: mai parlare del Brasile davanti agli amici. Quando dici che stai preparando la valigia perché domenica c’è la corsa a Interlagos, e magari ti lamenti pure del fatto che San Paolo non è il massimo della vita, vieni accolto da una bordata di fischi che sfociano nella pernacchia bella e buona.

Vai in Brasile? Beato te! O no?

“Ipanema, il Corcovado, le spiagge di Rio e ti lamenti?” è il coro degli amici. Appunto, fosse Rio De Janeiro con le spiagge e tutto quello che ne segue, uno farebbe anche fatica a lamentarsi, ma siccome dal 1990 il GP del Brasile si disputa sulla pista di Interlagos, estrema periferia sud di San Paolo, solo chi non è mai stato da quelle parti può confondere il bello del Brasile con una pista circondata da acquitrini e favelas. I colori e i sapori del Paese sudamericano, le feste del carnevale, il mare, le spiagge, il clima vacanziero stridono decisamente quando l’aereo atterra a Guarhulos, periferia nord di San Paolo.

Quando dietro a una collina, subito dopo l’ultima virata prima dell’atterraggio, spuntano case grigie e disordinate sparse sulle colline, con fiumiciattoli limacciosi di un marrone che degrada nel beige, l’impatto con la realtà brasiliana è tutt’altro che festante e colorato. San Paolo è una enorme città con quasi 23 milioni di abitanti, sparsi qua e là senza una vera e propria distinzione sociale. Attorno ai grattacieli, ai centri commerciali modernissimi e alle sedi delle più grandi aziende multinazionali, sorgono le favelas dove la povertà non è un concetto astratto ma qualcosa di reale e visibile.

La prima volta è uno choc, vivi in una sorta di apnea dove appena apri bocca ti manca il fiato. La seconda volta sei un sopravvissuto, la terza volta che torni a San Paolo scopri e apprezzi un nuovo modo di vivere. E’ tutto un mondo da scoprire con regole, meccanismi e modi di fare da imparare al volo altrimenti si rischia di essere stritolati

Colori e sapori non esattamente da cartolina

Gli odori, poi, non sono quelli del mare o del cocco, ma la polvere e il tanfo di un traffico impazzito dove camion vecchissimi sputano gas di scarico neri e pestilenziali mentre le auto, quelle vecchie specialmente, lasciano un misto di odore di gas e alcol denaturato, frutto di una miscela di benzina e altro usato per carburante. No, il primo impatto con San Paolo è devastante se hai nella mente i colori di Rio e tutto quello che l’iconografia solita ha tramandato del Brasile.

La prima volta è uno choc, vivi in una sorta di apnea dove appena apri bocca ti manca il fiato. La seconda volta sei un sopravvissuto, la terza volta che torni a San Paolo scopri e apprezzi un nuovo modo di vivere. E’ tutto un mondo da scoprire con regole, meccanismi e modi di fare da imparare al volo altrimenti si rischia di essere stritolati. E’ stato questo il primo momento in cui il Brasile ha mostrato un altro aspetto della propria personalità.

Arrivare all'autodromo non è semplice

Basta presentarsi allo sportello della Hertz per noleggiare un’automobile. Non chiedono solo la patente e la carta di credito, ma anche il passaporto, una volta hanno chiesto pure il reddito e alla risposta “guardi che la macchina la devo affittare  non la voglio comprare” l’addetta si era pure offesa. Attraversare San Paolo dall’aeroporto internazionale fino al centro, senza mai esserci stati prima, è una impresa vera e propria. Bisogna costeggiare due fiumiciattoli, il Teitè e il Pinheiros, che tutto sono tranne che corsi d’acqua. Sono scarichi a cielo aperto.

Appena lasciato l’aeroporto ci si avventura in questa selva di verde marcio e traffico, costeggiando palazzoni grigi, favelas, gente che cammina a piedi, a volte senza scarpe, altre con una maglietta lercia indosso, ma sempre con una voglia di vivere e cantare che contrasta con la realtà. Da noi, per molto meno, avremmo dei musi lunghi così. Qui invece c’è anche un senso dell’ironia incredibile. Costeggiando la marginal Teitè, la superstrada a tre corsie, che diventa anche a cinque, ma sempre piene di buche come al safari rally, si incontrano favelas di cartone con insegne del tipo: “Vendem-se, tutti i confort: acqua corrente, quando piove, bagno di fronte (leggi il fiume) ideale per quattro persone. Se sei solo ci guadagni, affarone”.

Appena lasciato l’aeroporto ci si avventura in questa selva di verde marcio e traffico, costeggiando palazzoni grigi, favelas, gente che cammina a piedi, a volte senza scarpe, altre con una maglietta lercia indosso, ma sempre con una voglia di vivere e cantare che contrasta con la realtà


Il cartello era affisso su una scatola di cartone dietro al guard rail della marginal. E parlando del senso dell’umorismo, per tutti basta il cartellone apposto su un taxi scalcinato che se ne andava a zig zag lungo la marginal, fra camion e motorette: “ Se Dio è con me, figurati chi ho contro…”. E’ la filosofia di vita del paulista, di colui che esce la mattina da casa per andare a lavorare o a cercare un lavoro, e magari non torna a casa la sera perché vittima del traffico, della delinquenza o perché ha trovato di meglio da fare.

La sicurezza? Inesistente, ma ti fa apprezzare la vita. Parola di Vivianne Senna

Diceva Vivianne Senna, sorella di Ayrton, una volta che ci aveva ospitati a casa sua per parlare della fondazione dedicata al fratello morto a Imola: “A San Paolo ci sono 23 milioni di abitanti, ogni giorno muoiono 60 persone in incidenti stradali, altri vengono uccisi per rapine o da delinquenza comune. Sei sicuro di uscire la mattina da casa, non lo sei di tornarci la sera. Questa insicurezza fa sì che si viva ogni istante nel modo migliore”. Pochi mesi dopo il marito di Vivianne, uscendo con la moto di Ayrton per farla controllare dal meccanico all’angolo della strada, fu investito da un camionista ubriaco e rimase ucciso sul colpo. Era una delle 60 vittime quotidiane del traffico di San Paolo.

Districarsi non è facile ma neanche impossibile. Basta non rispettare tutte le regole del traffico, capire da che parte andare e seguire il flusso di auto e camion. Solo che dopo 30 km di strada in queste condizioni, uno è anche convinto di essere arrivato a destinazione e invece scopre che ce ne vogliono altri 30 per trovare l’albergo dove si è prenotato un posto per dormire. In mezzo ci sono solo strade, palazzi, favelas e ancora strade e palazzi. Di solito il mondo della F.1 si stabilisce nella zona sud di San Paolo.

La F.1, piloti e team, sta al Transamerica, gli altri in hotel vicini, magari nel quartiere di Moroumbi, dove c’è anche il cimitero che accoglie le spoglie di Ayrton Senna. Dal Novotel Moroumbi, preferito dalle squadre francesi, al Blue Tree Tower o ai residence, la maggior parte del mondo della F.1 preferisce questa zona di San Paolo


La F.1, piloti e team, sta al Transamerica, gli altri in hotel vicini, magari nel quartiere di Moroumbi, dove c’è anche il cimitero che accoglie le spoglie di Ayrton Senna. Dal Novotel Moroumbi, preferito dalle squadre francesi, al Blue Tree Tower o ai residence, la maggior parte del mondo della F.1 preferisce questa zona di San Paolo. Andare in centro, oltre che scomodo, lungo e difficoltoso, può essere anche pericoloso se si va al ristorante più vicino.

Ecco perché, per evitare problemi e code chilometriche, si sta in questa parte di San Paolo. Consigliata anche la zona di Villa Olimpia, gradevole e abbastanza disciplinata nel traffico con un teatro dove vengono ospitate le grandi star della musica e della recitazione. Da queste zone, infatti, fino a Interlagos, dove sorge l’autodromo, ci sono una quindicina di chilometri. Comodissimo per lavorare, meno se si vuole andare in centro a scoprire un po’ di divertimento.

Uscire per strada? Praticamente una sfida con il destino

Se non si è addentro nella vita paulista, meglio evitare situazioni pericolose che si presentano all’improvviso, senza saperlo. Un esempio? Una volta un collega di Bologna venne aggredito appena uscito dall’albergo. Stava per comprare un giornale all’edicola posta a dieci metri dall’ingresso, quando due energumeni lo malmenarono e gli portarono via duecento dollari che aveva nella tasca dei pantaloni. Per niente intimorito, ma anzi arrabbiato, il collega bolognese prese a pugni uno dei due e si riprese i soldi.

Il tutto accadde alle 9 di mattina, in una giornata trafficata di un giorno qualsiasi in avenida Ipiranga, una delle strade del centro più pericolose di San Paolo. Un’altra volta due colleghi romani, mentre passeggiavano per strada, vennero spintonati e uno dei due, prima firma di un prestigioso e importante quotidiano nazionale, finì lungo disteso per terra. Quando si rialzò scoprì che la tasca posteriore del pantalone era stata recisa con un colpo secco di pugnale e il portafogli con il passaporto erano stati rubati.

Chiamata la reception e urlato in diverse lingue quello che stava accadendo, la risposta fu di una calma sorprendente: “Tranquillo, senor, staranno facendo una rapina, non si preoccupi. Entro una decina di minuti manderemo qualcuno a controllare”

In prima persona

Questione di attimi e quella che sembra una normale passeggiata, una tranquilla giornata, diventa uno dei ricordi più brutti della propria vita. Qualcosa di simile accadde anche a chi scrive nel 1991. L’agenzia aveva prenotato una stanza all’hotel Hilton, in pieno centro e in piena avenida Ipiranga. Un posto scomodissimo per raggiungere Interlagos, a volte occorrono anche due ore di auto per andare e altre due per tornare dall’autodromo.

In piena notte si illuminarono gli infissi della porta comunicante con la stanza adiacente. Accesa la luce del comodino e rimessa a fuoco la vista, la lama di un coltello continuava a salire e scendere dalla fessura cercando di far saltare la serratura. Chiamata la reception e urlato in diverse lingue quello che stava accadendo, la risposta fu di una calma sorprendente: “Tranquillo, senor, staranno facendo una rapina, non si preoccupi. Entro una decina di minuti manderemo qualcuno a controllare”.

Rumore di passi, porte sbattute e gente in corsa: dopo pochi minuti arrivò un cameriere per rassicurarsi che tutto fosse in ordine: “Ah, tranquillo, hanno rapinato il vicino di stanza, per stanotte ormai non succede più niente”. Riuscire a dormire, in quella e nelle notti seguenti, non fu facile. In compenso, sempre nello stesso albergo, una volta ebbe problemi anche Frank Williams. Era alloggiato all’ultimo piano dell’hotel quando suonò l’allarme antincendio.

Mangiare a San Paolo non è un problema: ci sono ristoranti e churrascherie di altissimo livello che aprono a tutte le ore. Quando poi i camerieri scoprono che si è lì per la F.1, allora scatta anche qualche bonus: una caipirinha gratis, un omaggio, e la richiesta di biglietti o pass per la gara


Williams rimase bloccato al piano e da quella volta non volle più stanze poste in alto, ma sempre ai piani bassi. Sempre quell’anno vale la pena raccontare cosa accadde a due fotografi bolognesi: uno dell’agenzia Studio 83, l’altro di Photo 4. Stefano Orlandini e Romano Poli decisero di partire un giorno prima perché rientrando la domenica sera, avevano il numero di notti minimo per avere una tariffa scontata. Arrivarono a San Paolo la sera del lunedì. Si misero in macchina e mentre costeggiavano la marginal Teitè, furono colpiti da una pioggia torrenziale che fece straripare il fiume e bloccò il traffico in buona parte di San Paolo. Restarono prigionieri sul tetto della loro auto, con tutta l’attrezzatura fotografica e le valigie, per oltre 24 ore con l’acqua che saliva sempre più. Furono salvati la sera del martedì da un camionista che riuscì a rompere l’accerchiamento dell’acqua e li portò in un punto dove riuscirono a prendere un taxi per farsi portare in albergo.

Ma il cibo almeno è buono...

Mangiare a San Paolo non è un problema: ci sono ristoranti e churrascherie di altissimo livello che aprono a tutte le ore. Quando poi i camerieri scoprono che si è lì per la F.1, allora scatta anche qualche bonus: una caipirinha gratis, un omaggio, e la richiesta di biglietti o pass per la gara. Di solito la churrascheria più frequentata, dopo la corsa domenica sera, è la South Place, di fronte al Moroumbi Shopping Center, un centro commerciale che non ha niente da invidiare ai più grandi Mall americani, figurarsi quelli italiani.

...Se non paga Briatore!

Altissimo livello anche per la Jardineira, churrascheria dove qualche anno fa Flavio Briatore invitò un gruppo di giornalisti italiani a una cena informale. Prima di entrare e sedersi al tavolo, il buon Flavio si accertò che la sua carta di credito fosse accettata, onde evitare la figuraccia dell’anno prima. Era accaduto, infatti, che nel consueto incontro con i giornalisti italiani, dopo aver bevuto (tantissimo) mangiato (moltissimo e buonissimo) al momento del conto Briatore scoprì che le sue carte di credito non venivano accettate dalla direzione del ristorante.

Per evitare problemi, tutti i giornalisti italiani si tassarono e decisero di offrire la cena a Briatore, alla sua addetta stampa e allo staff Benetton-Renault presente alla cena. Il conto, facile a dirsi, fu piuttosto salato, ma il giorno dopo (anno di grazia 1999) tutti i giornali riportarono la notizia del mancato pagamento di Flavio Briatore. Infatti, nelle note spese consegnate ai giornali, nessun amministratore avrebbe creduto alla voce: “Cena offerta a Briatore”. Per questa ragione all’episodio fu data molta pubblicità: per pararsi da conseguenze amministrative di fronte al conto decisamente sostanzioso anche per gli standard brasiliani, non ancora colpiti dall’inflazione del 2003 che fece precipitare i prezzi. Solo che Briatore non offrì più le cene e non avemmo molto da scrivere…

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