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Nuova Delhi - E con questo fanno 82 ma non li dimostra. Bernie Ecclestone ha festeggiato il compleanno in India durante il GP, ma a dispetto dell’età è ancora l’unico che ha una visione completa di tutto il sistema. Se una volta si poteva dire che aveva inventato la F1 moderna, ora si può dire che la F.1 è lui: Bernie Ecclestone.
Ha capito per primo l’importanza di consorziarsi e discutere con gli organizzatori (anni '70), ha capito per primo che la TV era un mezzo eccezionale per promuovere le gare, specie con la TV a colori (anni '70 in Inghilterra, Francia e Svizzera), ha capito per primo che ci voleva lo show e non i cadaveri lungo le piste.
Lo spettacolo andava "addomesticato"
La gente vuol vedere lo spettacolo, avere il brivido dell’incidente (o andarci vicino) ma non vedere morti, perché la reazione, in questo caso, è devastante per chi investe, gli sponsor, e chi trasmette gli eventi in TV. Ha capito per primo che lo spettacolo andava “addomesticato” e ha inventato la FOM TV, la prima piattaforma televisiva che con studi da fantascienza, trasmissione digitale e altro ancora, ha curato le riprese negli autodromi, ha messo telecamere dappertutto e lo ha riproposto al meglio nelle case degli spettatori, rendendo appetibile agli sponsor il prodotto F.1, tanto da venderlo alle TV, a caro prezzo, e a distribuire i dividendi con le scuderie.
“Se una volta si poteva dire che aveva inventato la F1 moderna, ora si può dire che la F.1 è lui: Bernie Ecclestone”
Bernie Ecclestone vuol dire questo e tanto altro ancora, dai cargo della FOM che trasportano in giro per il mondo le auto e le attrezzature, dalla FOCA Travel, agenzia di viaggi che blocca hotel e aerei in giro per il mondo garantendo una copertura unica, ha capito che gli sponsor e gli ospiti vanno coccolati, ed ecco il paddock club, esclusivo e ricco con servizi da prima classe per gente a cui non gliene frega niente della F.1 ma è bello esserci e farsi viziare.
I nuovi circuito di Tilke...
Da tutto questo Ecclestone ha tirato fuori quattrini ed è stato bravo, intelligente perché sapeva dove poteva arrivare, cosa si poteva fare e come. Mancava un dettaglio, i circuiti naturali erano belli ma poveri, non c’era nulla attorno. Lui ne ha fatti costruire a decine, d’accordo coi governi, e li ha gestiti tramite Hermann Tilke, uno che passerà alla storia come lo fu l’architetto di Hitler, perché è l’unico che interviene.
Piste come la Malesia, Shangai, Turchia, Corea, India, Austin, Abu Dhabi, Bahrain, o ritocchi ai circuiti come Nurbugring, Imola, Silverstone e tanti altri ancora, portano la sua firma.
Che poi è la firma di Ecclestone: piste asettiche ma sicure, difficoltà artificiali ma ottime per le riprese televisive, un paddock che pare disegnato dal computer con spazi delimitati al millimetro (mica la confusione della MotoGP), accessi con pass dedicati, servizi adeguati, aree vietate e altro ancora.
“Insomma, Bernie Ecclestone è la F.1, e a 82 anni merita ancora rispetto e un che Dio lo conservi a lungo in salute. Se scompare lui non ci sono figure adeguate alle sue spalle per continuarne l’opera. Se ne facciano una ragione tutti quanti”
Ecclestone è la F1
Insomma, Bernie Ecclestone è la F.1, e a 82 anni merita ancora rispetto e un che Dio lo conservi a lungo in salute. Se scompare lui non ci sono figure adeguate alle sue spalle per continuarne l’opera. Se ne facciano una ragione tutti quanti. E anche se Bernie rappresenta il bene e il male, il certo e l’incerto, il buono e il cattivo del mondo a motore, senza di lui non saremmo arrivati a questo punto.
«La F.1 è come il sesso – disse una volta – non è tanto quello che succede, ma quello che tu pensi possa succedere quando stai facendo una conquista.» Insomma, è l’attesa il momento migliore. E lui ci ha visto giusto. Tanti auguri, Bernie. E tanta salute!