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E con questo fanno 25 anni. Un quarto di secolo è trascorso da quel drammatico week end di Imola del 1994 quando la F.1 cambio pelle. Anno dopo anno le celebrazioni sulla morte di Senna, di Ratzenberger, dei feriti in tribuna, nei box, in pista, ha animato la retorica. Ogni anno sempre la stessa storia, le stesse frasi. In questo periodo si ricorda la cifra tonda, ovvero 25 anni, ma siamo certi che anche con i 30, 40 e 50 anni sarà la stessa cosa. Un episodio come quello entra nella pelle e non si dimentica, fa parte dell'immaginario collettivo che non si cancella. In chi lo ha vissuto, e probabilmente verremo portati in giro come si faceva con gli ultimi garibaldini, e in chi ne ha solo sentito parlare, magari ci scriverà un altro libro oltre a quelli già in circolazione.
Di sicuro la morte di Senna ha colpito. Fosse stato solo per Ratzenberger sarebbe stata archiviata come incidente sul lavoro. E se oggi qualcuno parla di Roland lo fa solo perché gli sembra ingiusto che di Ayrton ci si strappa le vesti e di lui poco o niente. La livella di Totò, la famosa poesia, vuole che tutti i morti siano uguali e che proprio la morte livella allo stesso piano bravi, famosi o sfortunati. E' quello che è accaduto a Imola 25 anni fa. Tutto chiaro, tutto limpido. Non direi. Qualche zona grigia c'è rimasta. Senza voler fare dietrologia, un processo ha stabilito cause, non del tutto chiaramente a leggere gli incartamenti. Ha assolto imputati, come Newey progettista, o mandato in prescrizione altri, come Head, che pure si era rivolto alla Cassazione per avere giustizia.
L'errore? Trattare un incidente di corsa come se fosse stato uno stradale. Dimenticandosi di alcune cose. I tempi di reazione di Senna di fronte all'imprevisto. Nelle pagine del libro Precario Perpetuo, dell'ingegner Giorgio Stirano, consulente di parte Williams, si elencano i tempi di correzione di Ayrton quando ha perso aderenza. Siamo al limite della fantascienza. Meno di 2 decimi in un caso, non più di 2,8 decimi in un altro. Se si considera che un tempo di reazione normale è considerato di 1 secondo, vuol dire che Senna ha reagito 5 volte più veloce che un normale essere umano. Eppure la giustizia ha preso come riferimento la casistica dell'uomo qualunque. Altro mistero le immagini della camera car.
L'avvocato Bendinelli, che difendeva l'autodromo di Imola, ne venne in possesso mesi dopo grazie a Bernie Ecclestone che gli consegnò la cassetta. Le immagini si interrompono proprio poco prima della perdita di aderenza. Bendinelli chiese ad Ecclestone se fossero tutte, Bernie disse di sì. Ma personalmente ho visto il camion della FOCA TV uscire prima del solito, attraversare il paddock dall'ingresso principale verso la Rivazza. Ovvero dalla parte opposta dove sarebbe stato più logico uscire. Lo ricordo benissimo perché il primo box era quello della Williams, quasi a ridosso del cancello e coi mezzi in subbuglio, quel grosso TIR creava disagio, dovemmo spostarci per dare spazio. Perché uscì prima e dal senso opposto del paddock? Mistero irrisolto. Almeno per chi scrive.
Altro mistero, l'omologazione della pista. In un documento stipato in un cassetto c'è il report del direttore di gara, Roland Bruynserade, che sottolinea la curva del Tamburello come punto da sistemare per il 1995. Modificare la via di fuga, l'asfalto, la pendenza e spostare, per quanto possibile, il muretto. Gli incidenti del 1994 hanno portato a una completa modifica della pista in quel punto. Ma la domanda è: la deroga al GP, discussa anche in ambito processuale come ha confermato lo stesso avvocato Bendinelli, potrebbe essere stata una concausa? Non lo sapremo mai.
E poi il piantone. Secondo la perizia Williams la rottura era del 35 per cento della circonferenza il restante era integro e consentiva di manovrare la vettura. La rottura, secondo la Williams, avvenne dopo l'urto, anzi nel momento in cui Senna prese la via di fuga e nel tentativo di correggere si ritrovò con un volante spezzato. La sentenza dice che il piantone si ruppe. Quindi incidente meccanico. Dove e quando resta ancora avvolto in un alone che la verità processuale non ha ancora chiarito a chi nutre dei dubbi e che forse resterà tale nel tempo. Di questo e tanto altro ancora si è parlato, se ne parlerà, ma si ricorderà un pilota capace di imprese, pieno di spiritualità e dedizione per i più poveri.
A Bologna, al Motor Show, chiese ed ottenne 50 milioni dal mio editore dell'epoca per presenziare alla inaugurazione. Lo fece solo dopo che vide il bonifico versato sul conto di una associazione benefica scelta da lui. Una associazione che aiutava bambini sfortunati. Ma dovemmo mantenere il segreto, non voleva si sapesse in giro. Se ne parla oggi perché si deve far sapere anche questo piccolo dettaglio. Dopo 25 anni la F.1 ha perso molto, ma anche guadagnato molto. La sicurezza, i cambi regolamentari. Le nuove piste, i commissari addestrati. Sono il frutto della sua scomparsa.
A Bologna, al Motor Show, chiese ed ottenne 50 milioni dal mio editore dell'epoca per presenziare alla inaugurazione. Lo fece solo dopo che vide il bonifico versato sul conto di una associazione benefica scelta da lui
Lo conoscevo abbastanza bene. Ho avuto incontri nei box e aneddoti da raccontare. Ma non dirò che era mio amico. Come qualcuno che oggi millanta. Me ne vergognerei. Ero amico del padre, della famiglia. Ho condiviso iniziative e divulgato sulla Fondazione Senna. Abbiamo parlato di tante cose. Ma oggi voglio ricordarlo nei box di Monza, durante le prove libere di un caldo agosto, che col the in mano viene verso di me e mi chiede serio serio: "Ma chi è quella bionda con le tette grandi con cui parlavi prima? Mica male davvero...". Ecco, a volte aveva questi sprazzi. Rari, ma da ragazzo normale come tanti giovani della sua età.