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Ogni storia che si rispetti ha il suo cattivo, e questo vale anche per il motorsport. Se non ci fosse stato Alain Prost, Ayrton Senna non avrebbe potuto diventare ciò che è stato per la Formula 1. La loro incredibile rivalità, giocata non solo in pista, ma anche a parole, rivive nel racconto di chi ha vissuto in prima persona quell’epoca irripetibile del Circus. In “Senna e Prost – La sfida infinita”, edito da 66thand2nd, Umberto Zapelloni, oggi opinionista di Sky, ieri inviato sui campi di gara della Formula 1, ci apre le porte di un passato ormai lontano.
Nel suo nuovo libro in uscita il 19 gennaio, Zapelloni ripercorre la parabola del rapporto tra Senna e Prost, da quel Gran Premio di Montecarlo 1984 in cui per la prima volta i loro destini si contrapposero davvero, fino all’ultimo atto della vita di Ayrton, il Gran Premio di San Marino 1994, con quel saluto al vecchio rivale dal significato profondissimo. Ci erano voluti anni prima che Senna lo capisse, ma in quel momento, con Alain fuori dai giochi, si era reso conto che la rivalità con Prost aveva definito la sua carriera.
Quello tracciato da Zapelloni è il ritratto di una Formula 1 che non c’è più. Chi ha – giustamente – eccepito sul comportamento di Michael Masi ad Abu Dhabi 2021 trasalirà leggendo quanto combinò ai tempi Jean-Marie Balestre, il vero cattivo di questa storia. Presidente della FISA fino al 1991, Balestre cercò di tirare acqua al mulino del suo connazionale Prost, non solo con i fatti, ma pure con le parole al vetriolo riservate a Senna. Così facendo, faceva però un grosso disservizio allo stesso Alain.
Sarebbe anche un disservizio ridurre Prost al ruolo di semplice antagonista. Zapelloni ammette di essere stato dalla parte di Senna ai tempi, ma di aver rivalutato anche Prost con il passare degli anni. È la stessa sensazione che abbiamo avuto scorrendo le pagine di un libro che ha il merito di rendere tridimensionali figure appiattite dagli anni e dalle circostanze, che hanno reso una delle due parti in causa una leggenda proprio nel momento in cui il rapporto tra i due stava prendendo una piega diversa.
In “Senna e Prost – La sfida infinita” c’è il Senna santone, che sente Dio parlargli nei momenti più importanti della sua carriera. Il Senna generoso, per attitudine e non per fare bella mostra della sua munificenza. Ma c’è anche l’Ayrton accentratore, aggressivo, a volte persino scellerato. Troviamo il Prost calcolatore, da buon Professore, che nel contempo ferisce però con la lingua tagliente come una lama. Ma troviamo anche l’Alain che, nella maturità della sua carriera, decide che la vita è troppo preziosa per essere sprecata con una manovra azzardata in pista.
La verità è Senna e Prost sono stati entrambi sia buoni che cattivi, mostrando all’occasione una faccia diversa della propria medaglia. Due personaggi così diversi tra loro non avrebbero potuto nascere nemmeno dalla fantasia dello scrittore più abile. Ma una penna come quella di Zapelloni riesce a restituire loro l’umanità che spesso manca nelle narrazioni didascaliche di chi a quell’epoca non c’era. Perché è vero che ogni storia ha il suo cattivo. Ma nella vita, così come nelle corse, non è tutto bianco o nero. La sostanza sta nelle sfumature.