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Zeltweg – La frase è passata alla storia ed è entrata nel lessico generale quando qualcosa va male: “Houston, abbiamo un problema”. Il riferimento ad Apollo 13 è chiaro, ma qua siamo in F.1 e forse sarebbe il caso di modificarla in “Kimi, abbiamo un problema”. Nel senso che la presenza di Raikkonen alla Ferrari sta diventando un problema. E bello grosso anche. Era arrivato a Maranello con la certezza di rompere le ossa ad Alonso.
Dopo 8 gare si traccia un bilancio
Adesso, dopo otto gare, il bilancio dice che Fernando ha 79 punti, Kimi 19. Alonso ha finito tutte le gare, Kimi ha beccato un paio di dodicesimi posti e rotto un paio di vetture fra prove e gara, si è preso una reprimenda e quando via radio gli ingegneri gli dicono che servono due decimi al giro per andare a prendere Button, lui risponde... “E allora datemi più potenza”. Ovvero senza cavalli non vado da nessuna parte.
Ma la colpa non è di Kimi, lo sapevano da prima chi era, come si comportava e quale era il suo carattere. Raikkonen doveva essere la seconda punta per dare fastidio ad Alonso, stimolarlo e fare in modo che la Ferrari non fosse dipendente dallo spagnolo. E lo hanno pure pagato molto, 20 milioni di euro all’anno (si dice...) con un contratto anche per il prossimo anno.
Raikkonen ancora fuori dalla squadra
Risultato: Kimi non si è inserito in squadra, gli hanno messo un secondo ingegnere al fianco per farlo dialogare col primo visto che con l’ingegner Spagnolo c’è incomprensione linguistica e stilistica. Nulla di che, Alonso ci dà dentro, per quanto rassegnato, tira fuori le unghie e si sbatte. Kimi se ne sbatte. Fa parte del suo carattere mercenario.
Se anche la Ferrari decidesse di lasciarlo a piedi il prossimo anno, farebbe il bis del 2010, quando lo appiedarono e lo pagarono lo stesso. Avessero investito su uno come Hulkenberg, ad esempio, sarebbe costato cinque volte meno e avrebbe reso cinque volte di più. E’ anche vero, onestamente, che Raikkonen ha avuto molti problemi tecnici durante la stagione.
“Se la Ferrari decidesse di lasciarlo a piedi il prossimo anno, farebbe il bis del 2010, quando lo appiedarono e lo pagarono lo stesso. Avessero investito su uno come Hulkenberg, ad esempio, sarebbe costato cinque volte meno e avrebbe reso cinque volte di più”
In Austria non ha funzionato bene il DRS e ha pagato dazio in velocità massima, in altre occasioni il motore ha fatto le bizze oppure il sistema di gestione elettronico l’ha spedito in testacoda (Canada) oppure è stato tamponato durante la safety car (Montecarlo) facendogli perdere punti e podi. Quello che è imbarazzante è che Raikkonen non riesca a mettere a punto la macchina. Mentre Alonso guida fluido e sistema l’assetto, la rossa di Kimi pare una cavalletta.
Ma qual'è il problema?
Ora, visto che lo staff tecnico è lo stesso e che la macchina è la stessa, significa che la strada scelta da Raikkonen è quella sbagliata. O non sa adeguarsi al nuovo stile di guida o non sa sistemarsi l’assetto, unica cosa rimasta al pilota per fare la differenza. E con una Ferrari che ha un bisogno disperato di avere indicazioni dai due piloti (come fanno a capire se una scelta tecnica funziona o no se uno vola e l’altro no?).
Come si fa a costruire un ambiente sano, dove tutti lavorano insieme se uno alle otto di sera (Alonso) è ancora nei box e l’altro alle cinque e mezzo è già in piscina? Certo non cambia la sostanza, quando Schumacher restava in pista fino alle 23 non è che la macchina andasse più forte, ma rendeva l’idea di un gruppo unito che tirava nella stessa direzione.
Oggi ognuno tira nella propria e spesso non è il massimo visto il risultato globale. Quindi, arrivati quasi a metà stagione, quell’”Houston abbiamo un problema” dovrebbe trovare una soluzione. Che Raikkonen molli, da scordarselo. Vuole soldi e
basta. Lasciarlo a piedi ancora vorrebbe dire avere sbagliato due volte. E allora bisogna tenerselo così come è, sperando che in mondo visione non mandi a quel paese il suo ingegnere di pista che lo incita a darsi da fare.