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C’è una mente italiana dietro alla McLaren, si chiama Andrea Stella, è di Orvieto, dove è nato il 22 gennaio 1971 e dal 2015 è parte del team inglese col quale ha scalato le varie posizioni. Dopo aver lavorato per 15 anni alla Ferrari, dove era giunto come ingegnere veicolista dopo la laurea in ingegneria aerospaziale alla Sapienza di Roma con dottorato in ingegneria meccanica, Andrea Stella ha seguito Fernando Alonso alla McLaren nel 2015 dopo aver lavorato con lo spagnolo dal 2010 al 2014 in un ruolo che in precedenza aveva ricoperto con Michael Schumacher e Kimi Raikkonen.
Insomma, uno che ha lavorato e vinto mondiali con piloti di altissimo livello, non uno qualunque. E infatti alla McLaren, dopo gli inizi come ingegnere di pista (e di fiducia di Alonso) è diventato responsabile performance della squadra fino a quando è stato promosso team principal. Insieme ad Alessandro Alunni Bravi e Guenther Steiner, rappresenta la punta di un tridente che dirige un team in F.1.
Come è lavorare in Inghilterra rispetto all’Italia e alla Ferrari in particolare? “Una enorme differenza – ci disse poco tempo fa – qui appena finisci il lavoro vai al bar e diventi uno dei tanti, in Italia vai al ristorante o prendi un caffè al bar e la domanda è sempre la stessa: ma questa Ferrari? Lo vinciamo il mondiale? Cosa non funziona? In pratica sei in servizio permanente 24 ore al giorno, non stacchi mai. In Inghilterra lavorare in F.1 è un lavoro come un altro e al massimo, al pub, incontri altri tecnici o gente che fa il tuo stesso lavoro. Questo da un lato ti toglie pressione, dall’altro ti permette di stare a contatto con realtà di altre squadre e avere scambi continui di idee, informazioni e via così che in Italia non hai”.
Essere italiani in un team inglese è forse problematico? “no, affatto. Io sono team principal in McLaren ma vi assicuro che abbiamo altri tecnici italiani in vari settori chiave, non c’è nessuna preclusione, siamo apprezzati e valorizzati, non ci sono discriminazioni, si viene valorizzati per quello che uno sa fare”. Diventare team principal di una squadra importante come McLaren è una grossa responsabilità, anche perché la stagione non è partita al meglio e le aspettative sono sempre alte…”Vero, abbiamo sbagliato l’approccio aerodinamico, pensavamo fosse la strada giusta e invece non lo era. Per rimediare, abbiamo messo in atto un piano di sviluppo, compatibile con il budget cap, e progredire per gradi. Non tutte le gare saranno rose e fiori, in Spagna abbiamo fatto una bella qualifica ma sappiamo ad esempio, che la consistenza sarà importante e fondamentale in futuro”.
A Silverstone due auto in prima e seconda fila, una sul podio l’altra a un passo: più veloci delle Mercedes, Norris che ripete di essere contento delle sue gomme dure mentre altri, con le morbide, non riuscivano a tenere il suo passo. Un grosso risultato senza dubbio: “Abbiamo lavorato tanto ma in maniera efficiente, ma non saranno tutte così le prossime gare, fa parte del normale sviluppo programmato in sede”. Il futuro McLaren, però, è ancora ricco di ombre: “non abbiamo una nostra galleria del vento e dobbiamo rivolgerci a fornitori esterni e al momento non abbiamo ancora un motore ufficiale per il futuro, ma un motore clienti. Sono elementi che possono portare a un rallentamento nello sviluppo, ma questo non ci impedisce di fare un buon lavoro.
Responsabilità? Tanta e pressione giusta per fare bene. Con Zak Brown c’è un ottimo rapporto, lui è molto pragmatico, sa cosa vuole, cosa fare, è un uomo di motor sport che conosce l’ambiente. Sa che il clima di lavoro è importante e da noi si lavora bene, sereni. Abbiamo sbagliato? Ok, cerchiamo di capire dove e come possiamo rimediare. Ecco la filosofia che ci anima”.
Con Fernando Alonso c’è un rapporto di amicizia e stima, pensavamo potessi andare con lui in Aston Martin…”Sono molto contento per Fernando e per quello che sta facendo. Lui è un pilota vecchio stampo direi, ha corso in varie categorie, corre per divertirsi e lo fa bene”. In passato l’ingegner Stella ha fatto parte della squadra di Alonso che faceva le gare di durata col kart, come è andata l’esperienza lo ha raccontato lui fra una pausa e l’altra nel paddock…”Lasciamo perdere, correre davvero è altra cosa, meglio stendere un velo pietoso” dice ridendo.
Intanto ha avuto il grosso merito di aver riaperto il motor home McLaren alla stampa, dandole il benvenuto e mettendo a disposizione tutta la classe ed educazione che Andrea Stella ha sempre mostrato con tutti. Forse una rondine non fa primavera come a Silverstone, però il momento è stato bello per lui e il gran lavoro svolto in silenzio e umiltà come ha sempre fatto in questi anni in cui, a spizzichi e bocconi, siamo riusciti a scambiare qualche chiacchiera fugace nel paddock.