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Sono passate solo due gare dall’inizio della stagione 2025 di Formula 1, ma il sedile di Liam Lawson in Red Bull sta già scricchiolando. Le prestazioni disastrose offerte dal neozelandese in Australia e in Cina hanno scatenato una serie di speculazioni sul suo futuro. Le voci nel paddock di Shanghai si concentravano su un avvicendamento tra Lawson e Yuki Tsunoda addirittura già per il GP di Suzuka. Oggi l’edizione spagnola di Motorsport.com parla invece di un licenziamento in tronco di Lawson e del possibile ingaggio di Franco Colapinto in Racing Bulls.
Detto in tutta franchezza, il fallimento dell’operazione Lawson e le modalità con cui potrebbe essere sostituito dicono più della Red Bull di quanto non dicano di lui. Scegliere un pilota con soli 11 GP all’attivo per occupare il sedile più ostico dell’intero schieramento, accanto a quel tritacarne di Max Verstappen, rappresentava un azzardo. Lawson è stato gettato allo sbaraglio, adducendo come motivazioni al suo ingaggio lo stile di guida più simile a quello di Verstappen rispetto a Sergio Perez e il suo carattere determinato e motivato. Qualità, queste, che non sono bastate a evitargli un esordio da incubo.
Non è questione di carattere. Quando lo abbiamo intervistato lo scorso anno ad Abu Dhabi, Lawson ci ha dato l’impressione di essere un ragazzo fiero, determinato e con una grande fiducia nelle proprie capacità. Non c’è una fragilità di base che possa aver fatto crollare il castello di carte della sua sicurezza in sé. Che cosa voglia dire essere il compagno di squadra di Max Verstappen lo ha spiegato molto bene qualche tempo fa Alex Albon, ospite del podcast High Performance. Verstappen ama le monoposto con un anteriore puntatissimo, e si esalta nel controllare l’instabilità al posteriore che ne deriva.
È uno stile di guida decisamente peculiare, difficilmente replicabile. Albon ha sottolineato come ci si senta tesi al volante di una vettura che rispecchia le preferenze di Verstappen. “Cominci a restare leggermente indietro, e poi con il prosieguo della stagione Max esige un anteriore sempre più tagliente, e diventa sempre più veloce. A quel punto, per cercare di emularlo devi prenderti dei rischi maggiori”. Da questo arrivano gli errori, e una spirale negativa di tensione che non aiuta a prendere il giusto ritmo. Soprattutto se, come in Red Bull, l’ambiente turbolento e giudicante non aiuta per nulla.
Chi pensa che in Red Bull ci siano due vetture diverse si sbaglia. Il problema è che andando naturalmente a incontrare le preferenze di guida del pilota di punta si mette a disposizione dell’altro una monoposto di difficile interpretazione. Lawson, oltretutto, si trova in una condizione ancora più complessa, visto che la capricciosa RB21 risulta ostica persino per Verstappen, che riesce a prenderla per il verso giusto soprattutto sul giro secco. La mancanza di fiducia nel proprio mezzo e nelle sue risposte è micidiale per un pilota come Lawson, che non è tecnicamente un rookie, ma non ha ancora disputato una stagione intera.
Lo stesso Verstappen è stato parcheggiato oltre un anno all’allora Toro Rosso. Come potevano pensare in Red Bull che Lawson fosse pronto a questa sfida? A ben vedere, il vero problema della scuderia di Milton Keynes non è il compagno di squadra di Verstappen, chiunque egli sia. È Max stesso, croce e delizia del team che ha riportato alla vittoria. Se non fosse stato per la sua capacità di interpretare le ultime Red Bull compensandone le mancanze, il team non avrebbe proseguito su una strada sbagliata. Sergio Perez, novella Cassandra, li aveva avvertiti, ma non è stato ascoltato. Dopotutto, capitalizzare sulle straordinarie qualità di Verstappen rappresentava un’opportunità troppo ghiotta per farsela sfuggire.
Ogni epoca della F1 ha un pilota in grado di costituire una classe a parte, grazie alle nozze perfette tra il suo stile di guida e le caratteristiche delle monoposto di un determinato ciclo tecnico. È questa la ricetta vincente alla base dei successi di Verstappen e della Red Bull. Ma i mondiali Costruttori non si vincono con un pilota solo. E Max, per quanto eccezionale, difficilmente potrà compensare le storture della RB21 con la costanza necessaria a lottare per il mondiale piloti. L’ultimo compagno di squadra in grado di fronteggiare Verstappen è stato Daniel Ricciardo nei suoi primi anni in Red Bull. Poi una sequela di flop.
Mentre Max continuava a impressionare, l’impero della Red Bull cominciava a sgretolarsi silenziosamente, con delle crepe nascoste dai prodigi dell’olandese. Ora che le fondamenta dell’impero di Milton Keynes traballano apertamente, viene da chiedersi se non sia solo questione di tempo perché l’ingranaggio chiave del meccanismo del team decida di andarsene, provocando un terremoto devastante. Cosa farebbe la Red Bull se perdesse Verstappen, la sua stella polare? Viene da chiederselo vedendo il continuo avvicendamento di piloti accanto all’uomo che ha fatto la fortuna della Red Bull, ma in fondo potrebbe anche esserne la rovina.