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“Se Adrian Newey venisse in Aston Martin sarebbe fottutamente fantastico”: Lance Stroll tra gli attuali piloti di Formula 1 è forse il più difficile da intervistare. Ombroso, taciturno, negli incontri stampa si esprime a monosillabi. Ma quando in Austria gli era stato chiesto dell’uomo che oggi è diventato ufficialmente partner tecnico e azionista del suo team, aveva persino sorriso, con un entusiasmo difficile da vedere sul suo viso.
Newey, d’altronde, è capace di smuovere gli animi come se fosse un pilota di punta. Lo dimostra il teaser diffuso da Aston Martin a poche ore dall’ufficialità del suo ingaggio, un video in cui le mani della star dei tecnici della Formula 1 erano intente a tracciare le prime righe di un futuro che assume dei contorni quasi vertiginosi. Se Newey è celebrato come e forse più di un talento che si esprime in pista, c’è un motivo molto chiaro.
Se Newey fosse stato un pilota, ci si riferirebbe a lui come un talento generazionale. Il suo CV parla da solo, con una serie di successi iniziati ben prima dell’epopea di successo della Red Bull e un esordio in un team modesto, la Leyton House, in cui fece subito vedere le sue capacità. È passata una vita dagli albori della sua carriera, ma Newey, dopo un periodo di riflessione, ha capito di avere ancora qualcosa da dire in F1. E ha scelto di sposare la causa di Lawrence Stroll.
Si dica quello che si vuole di Stroll, ma non si può non riconoscere che il magnate canadese ha una visione molto chiara del futuro della scuderia che ha salvato dal fallimento nel 2019, e lo sta costruendo pezzo per pezzo. Convincere Newey è diventato un compito più semplice a fronte di una proposta difficile da rifiutare, che prevedeva per lui non solo un ruolo apicale dal punto di vista tecnico, ma pure delle quote che lo rendono azionista della scuderia.
E così Newey, pur dicendosi “lusingato” dell’interesse di altre scuderie – Ferrari compresa, anche se il diretto interessato non fa nomi – ha ritenuto “naturale” scegliere l’Aston Martin per il suo futuro, che lo vedrà in una posizione apicale all’interno del team. I primi contatti, hanno spiegato i diretti interessati oggi, risalgono a tre anni fa. Ad accelerare il tutto, però, è stata l’uscita dalla Red Bull di Newey, annunciata a inizio maggio.
La domanda, a questo punto, sorge spontanea. Adrian Newey riuscirà davvero a portare l’Aston Martin a lottare per il mondiale a medio termine? La storia della Formula 1 ci insegna che non sempre le strutture all’avanguardia e le risorse finanziarie bastano per il successo di un team: lo dimostrano casi come quello di Toyota a fine anni Duemila. Ma in Aston Martin sembra che a sostenere le ambizioni di Lawrence Stroll ci sia una pianificazione accurata, sia per quanto riguarda il quartier generale di Silverstone che per la campagna acquisti di tecnici, da Dan Fallows a Enrico Cardile, passando per Andy Cowell.
In Aston Martin Newey troverà una struttura tecnica in espansione, con alcuni uomini – si veda lo stesso Fallows – che conosce molto bene, e con cui condivide le proprie filosofie progettuali. Data la sua posizione, poi, Newey godrà di un margine di manovra di cui non avrebbe goduto in altre scuderie. Con Honda come partner tecnico per la power unit, sembra che tutti i tasselli si stiano posando nel punto giusto per creare qualcosa di davvero speciale.
Newey, tanto speciale da scalfire la corazza di indifferenza di un musone come Lance Stroll, in Aston Martin lavorerà con un altro fuoriclasse, Fernando Alonso. “Fummo vicini ad averlo in Red Bull per la stagione 2009, ma non se ne fece nulla”, ricorda oggi Newey. Forse era destino che entrambi chiudessero insieme il proprio cerchio in F1, con un ultimo ballo che, viste le premesse, ha tutte le carte in regola per dare ancora più pepe a una F1 sempre più avvincente.