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Se ne è andato in silenzio, dopo aver lottato fino alla fine. Da vero combattente come sempre è stato nella sua carriera agonistica. Carlos Reutemann non ce l'ha fatta a superare l'emorragia intestinale che negli ultimi tempi lo aveva colpito, postumo di un tumore al fegato del 2017 contro il quale l'ex pilota della Ferrari aveva sempre lottato. Tormentato e tormentoso, lo aveva definito Enzo Ferrari, eppure quel suo carattere in cui il dubbio era sempre al centro delle sue decisioni, gli ha permesso di scontrarsi contro i migliori piloti del mondiale F.1 della sua epoca. Nel 1976, dopo l'incidente di Niki Lauda, Reutemann fu assunto dalla Ferrari che a Monza schierò tre monoposto: la sua, quella del rientrante Niki e per Clay Regazzoni, il pilota che sostituì nella stagione 77.
Nel 78, con al fianco il giovane e irruento Gilles Villeneuve, Reutemann si trovò a dover fronteggiare uno spirito diverso dal suo. Sempre serio, corrucciato, ma con quel sorriso aperto delle rare occasioni, Reutemann fece squadra con Gilles, più piccolo, funambolo e idolo nascente delle folle. Poi il passaggio alla Lotus nel 79, proprio l'anno in cui la Ferrari tornò a vincere e la Lotus, mondiale 78, entrava in crisi. Fino all'approdo in Williams, in una squadra totalmente schierata a favore di Alan Jones che vinse il mondiale nel 1981 e Carlos costretto al secondo posto. Una serie di decisioni sbagliate, al posto giusto ma nel momento sbagliato. E il suo carattere dubbioso che prendeva sempre la piega di quello che avrebbe mollato la F.1 per fare altro.
Il soprannome Gaucho Triste si abbinava perfettamente alla persona. Eppure Carlos Reutemann non era triste, era un tipo che aveva stile, sapeva rallegrare la compagnia, fidata ovviamente, e dare le dritte agli amici giornalisti. Come quando Lauda lasciò la Ferrari. Lui era a dormire, o almeno fingeva, su una branda nel motor home e ascoltò la conversazione di Lauda, la riferì a un giornalista che la sparò subito e fece imbufalire Enzo Ferrari. Quando la F.1 tornò in Argentina, nel 1985, la rossa gli fece fare un giro di pista con la 412T col numero 12, il suo numero di quando era alla Ferrari. L'ovazione del pubblico fu enorme e lui davvero emozionato, tanto che nel paddock pure Carlos Menem rimase colpito da tanto affetto visto da vicino nel box della Ferrari.
Ma Reutemann è stato altro che un solo pilota di altissimo livello. Ha dato il suo contributo alla sua nazione dedicandosi all'altra sua grande passione. Ovvero la politica. Divenne senatore e col peso delle sue 12 vittorie in 146 GP, aveva una popolarità tale che fu eletto senza problemi nel Fronte per la Vittoria, formazione di centro sinistra argentina. Dopo di che si era ritirato nella sua fazenda a Santa Fè, dove era nato e lì si è spento dopo vari giorni in terapia intensiva. La figlia Cora, che per alcuni anni ha seguito la F.1 come foto-giornalista, ne ha dato l'annuncio su Twitter: "Papà se ne è andato in pace e con dignità dopo aver lottato come un campione con un cuore nobile e forte, che lo ha accompagnato fino alla fine". Parole più vere non potevano esserci per descrivere El Lole, come lo chiamavano gli amici in pista e fuori.