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Abu Dhabi, si pronuncia Abù con l’accento sulla u e Dhabì con l’accento sulla i. Abu vuol dire padre, fondatore, Dhabi è il nome di una gazzella che bazzicava da queste parti. Quindi a voler tradurre il nome è sinonimo di terra ricca di gazzelle. Guardi la costa e scopri insenature, baie, paludi e qualche alberello, pensi a come sarebbe stato bello qualche secolo fa, con tanto verde e poi vedi la sabbia ovunque. Per chilometri e chilometri.
Belle le spiagge... per cuocerci le bistecche!
Ci sarebbe da fare una battuta, con tutta quella sabbia e il mare in fondo come una strisciolina: “Bella spiaggia, vero?” potrebbe dire il beduino locale se non fosse che in spiaggia, anzi spesso in piscina, ci vanno i turisti perché i locali disdegnano il presentarsi sulla sabbia cocente (in estate con 50 gradi nell’aria ci abbrustolisci le cotolette in spiaggia senza metterle sulla griglia). Ad Abu Dhabi hanno molte zone desertiche e costruire qui non è poi complicato.
Tanto per rendere le cose più difficili, però hanno pensato di creare delle isole artificiali in una zona paludosa fra il centro città e l’isola di Yas, dove sette anni fa non c’era nulla. Principale finanziatore è il principe sceicco Al Khalifa Zayed, a cui sono dedicate una autostrada, una via, una strada, una moschea, un palazzo, una spiaggia etc… Insomma è come se da noi ci fosse una sola via dedicata al presidente del consiglio: autostrada, viale etc.
Ve la immaginate autostrada Enrico Letta? O viale Enrico Letta? Anche se ultimamente si sente spesso via Enrico Letta, ma più come invocazione che toponomastica… Per fortuna che da noi ogni sei mesi cambia il governo e il primo ministro per cui abbiamo più varietà di nomi rispetto a queste latitudini. A complicare le cose, poi, c’è il fatto che le vie hanno i numeri (5. via, 7. Via etc) e sono quelle parallele al mare, i numeri pari sono quelle perpendicolari al mare e quindi si incrociano, ma quando lo fanno cambia il nome della zona e visto che non ci sono numeri civici, cercare un indirizzo è come vincere al lotto, anche perché molti locali hanno le insegne solo in arabo… quindi il primo problema, se vai a dormire in città, è capire in che zona è l’albergo, poi ridurre il tutto a un cerchietto, azzeccare l’incrocio con il numero giusto e poi farsi avanti e indietro il viale per qualche chilometro sperando di vedere l’insegna dell’albergo.
“Le vie hanno i numeri e sono quelle parallele al mare, i numeri pari sono quelle perpendicolari al mare e quindi si incrociano, ma quando lo fanno cambia il nome della zona e visto che non ci sono numeri civici, cercare un indirizzo è come vincere al lotto”
Segua quella macchina (la mia!)
Che naturalmente spesso è in arabo per cui finisci per chiedere a un tassista, pachistano o indiano, che non ne sa mezza e comincia a sbiancare per timore che il richiedente sia persona importante (avere un pass F.1 al collo aiuta certe volte) e quindi, visto che c’è di mezzo il governo, il poverino si sbatte come un disperato per darti le indicazioni giuste. Poi, una volta che parti con la tua bella auto a nolo (normalmente di piccole dimensioni perché avranno pure il petrolio ma quando ti affittano una macchina pare che te la vendano a prezzo maggiorato) il tassista ti insegue e se per caso superi l’albergo, ti sorpassa, ti suona e ti corregge la strada.
Unici e davvero gentili. Poi, a un tratto, scopri che l’auto a nolo, pagata a peso d’oro (di solito una Toyota Yaris con 150 mila km e buchi nella carrozzeria) lampeggia perché il serbatoio è vuoto, parti alla caccia del distributore. Stranamente, ce ne sono molto pochi, difficili da trovare, ma quando lo vedi, tiri un sospiro di sollievo perché l’auto singhiozza, starnutisce e si ferma proprio davanti alla pompa. Fai il pieno, vai a pagare e credi che ci sia un errore.
50 litri di benzina? Sono 17 euro.
Per 50 litri di benzina super ultra high performance tiri fuori l’equivalente di 17 euro e mezzo. Fai una botta di conti e scopri che la paghi 35 centesimi al litro. Il gasolio costa anche meno di 20 centesimi e gli autisti di bus e taxi si lamentano. Specie quelli di Dubai, perché per fronteggiare la crisi economica (un povero sceicco ha dovuto vendere la sua Ferrari 599 per prenderne una più piccola, una 458 Italia) hanno aumentato la benzina.
A Dubai costa sui 43 centesimi al litro e non ci sono più i buoni gratis per gli autisti che ora se la devono pagare tutta. E quindi, visto che fra Dubai e Abu Dhabi ci sono 110 km, vanno in trasferta e fanno il pieno qua. Come facciamo noi andando in Svizzera o Slovenia o Austria…Poi, una volta trovato l’albergo, scopri che più o meno siamo tutti quanti qua, meccanici, giornalisti e pr. Infatti, certi hotel costano anche 1.500 euro a notte, trovarne uno stile topaia del medio oriente, invece delle tre stelle ha tre pantegane nello stemma, per 150 euro a notte fa accorrere tantissimi che devono tenere d’occhio il bilancio aziendale.
“Per 50 litri di benzina super ultra high performance tiri fuori l’equivalente di 17 euro e mezzo. Fai una botta di conti e scopri che la paghi 35 centesimi al litro. Il gasolio costa anche meno di 20 centesimi e gli autisti di bus e taxi si lamentano”
L'idea era anche dormire...
Prendi la stanza, scopri che non è nemmeno malaccio, vai in bagno e trovi tutto ossidato e arrugginito, semplicemente perché la sabbia corrode e l’acqua è quella desalinizzata del mare. Ti butti nel letto, chiudi gli occhi e BAMMM! Parte la musica a palla! Scopri poi che mentre tu sei al decimo piano, al secondo c’è la prima discoteca, al terzo c’è la seconda e al quarto il locale arabo con danzatrice (russa) del ventre che a vederla sembra una via di mezzo fra Giuliano Ferrara e il Gabibbo per come fa ondeggiare la panza con gli arabi che attaccati al narghilè e la musica assordante (sempre lo stesso ritmo) coprono la danzatrice di banconote fruscianti che l’assistente della ballerina raccoglie dopo l’esibizione.
E guai a entrare a osservare in giro, ti guardano male. Comunque poco male, alle tre e mezza di notte la musica finisce, ordine del governo, nel frattempo hai già dichiarato guerra a tutto il mondo e quando stai per prendere sonno, alle sei del mattino parte il casino del traffico urbano con gli automobilisti locali che usano solo il clacson a manetta. Scendi dal letto, provi a farti una doccia con un’acqua che ti si appiccica addosso e parti destinazione circuito.
Finalmente si arriva... a Paperopoli!
Fai la corniche, la nuova autostrada creata sul mare e che in 20 km ti porta all’isola di Yas, vedi il rosso Ferrari in distanza con tratti di strada a sette corsie per senso di marcia e acquitrini ai lati, con la sabbia che copre l’asfalto portata dal vento. Finalmente entri in autodromo e scopri Paperopoli con zio Paperone sparso qua e là. Tuniche bianche, oro e gioielli mostrati con noncuranza, rolex da mezzo chilo al polso, telefonini Vertu in platino da 67.000 euro (c’era il prezzo ancora attaccato…) e tu con la tua Yaris a noleggio che hai solo il pass al collo da mostrare.
“Finalmente entri in autodromo e scopri Paperopoli con zio Paperone sparso qua e là. Tuniche bianche, oro e gioielli mostrati con noncuranza, rolex da mezzo chilo al polso, telefonini Vertu in platino da 67.000 euro (c’era il prezzo ancora attaccato…) e tu con la tua Yaris a noleggio che hai solo il pass al collo da mostrare”
Entri in sala stampa e ti riempiono di datteri e dolcetti locali, la glicemia sale a 200, il fegato pompa e si lamenta e poi partono le prove. Gente che arriva direttamente dalla piscina degli hotel a fianco la pista, lo Yas Hotel che comincia a illuminarsi cambiando le luci del tetto e facendolo diventare come una enorme tartaruga colorata, le poche barche a fianco del paddock si animano di ricchi locali con ragazze copertissime fino al collo, salvo poi sbracare con le solite russe a noleggio che non mancano mai.
C'è anche la F1?
La F.1 gira in pista, le tribune sono deserte e va avanti così fino alla domenica, quando tutto si anima, centinaia di autobus portano i visitatori dal centro di Abu Dhabi fino al circuito. Finisce la gara e scopri che restano tutti là. Infatti, del GP non gliene frega niente, sono arrivati tutti per vedere dal vivo il concerto di Rhianna o di altri cantanti pop famosissimi e che qua si esibiscono a suon di cachet milionari.
Smonti il computer, prendi la valigia lasciata nel cofano della tua Yaris a nolo (farlo su una russa a nolo infatti sarebbe più complicato) tiri fuori camicia e maglioncino e ti cambi nel parcheggio, ti guardano come un marziano, ma la ragione è presto svelata. C’è l’aereo che aspetta e che parte nella notte, nemmeno il tempo di vedersi il concerto, godersi il mare o la piscina.
Ci si imbarca di notte, stanchi di una giornata di lavoro e all’alba del giorno dopo sei a casa. Immerso nella nebbia, nel freddo e umido clima italiano di novembre. Ripensi a paperopoli e al caldo della sera prima e ti dici che non è possibile, non è mai esistito. E appena entri al bar a prendere un cappuccino alle sette del mattino, ti guardano male e in dialetto senti il barista che fa: “T’el chi el fortunat, l’è riat adess dal cald degli arab e noter qui a ciccià la nebbia”. Eccolo qua il fortunato è arrivato adesso dal caldo degli arabi e noi qui a succhiare la nebbia. Beh, sì, siamo fortunati. Almeno sappiamo come funziona a paperopoli.