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La Formula 1 è tornata in pista in Bahrain per i test pre-stagionali. Solo tre giorni per saggiare la bontà delle monoposto in lizza, non solo a livello prestazionale, ma anche di affidabilità. Togliamoci di torno subito la formalità: a cogliere il miglior tempo, 1'30"674, nella prima giornata di collaudi è stato Max Verstappen, della Red Bull, che ha preceduto il francese dell'Alpine, Esteban Ocon, e Lando Norris, in forza alla McLaren. Quarto Lance Stroll, dell'Aston Martin, davanti a Carlos Sainz, della Ferrari; Antonio Giovinazzi, dell'Alfa Romeo; Daniel Ricciardo, della McLaren, e i due piloti dell'Alpha Tauri, Pierre Gasly e Yuki Tsunoda. Completa la top ten Lewis Hamilton, della Mercedes. Undicesimo è Charles Leclerc, della Ferrari, davanti a Kimi Raikkonen, dell'Alfa Romeo; Sebastian Vettel, dell'Aston Martin; Roy Nissany, della Williams; Nikita Mazepin e Mick Schumacher, della Haas; e Valtteri Bottas, della Mercedes. Ma la classifica, in questo frangente, dice poco. Le indicazioni più interessanti sono arrivate altrove. E allora, bando agli indugi. Quali sono le cinque cose che abbiamo imparato dalla prima giornata di test?
I tifosi della Ferrari si sono rovinati l'appetito subito prima di pranzo, vedendo la SF21 di Charles Leclerc ammutolirsi in pista per un apparente calo di potenza. Prima bandiera rossa dell'anno, e prime preoccupazioni. La Rossa non ha voluto specificare la natura dell'inconveniente occorso a Leclerc, ma poco importa, allo stato attuale delle cose. Il fatto che ci possa essere qualche singhiozzo a livello di affidabilità non è nulla di strano. Soprattutto quando si interviene, come nel caso della Ferrari, su parti della monoposto delicate. La Rossa ha lavorato all'aumento della potenza del motore, con il rischio di mettere a repentaglio l'equilibrio tra performance e affidabilità.
Capire quale sia il compromesso migliore tra la tenuta del motore e il suo spunto è un esercizio tutt'altro che banale, e la vera prova del nove è in pista. Lo stesso vale anche per la nuova trasmissione, frutto di un delicato intervento che potrebbe portare a qualche inconveniente. Meglio che certe debolezze si presentino nei test che in un weekend di gara. Perdere tempo ai box, con poco tempo a disposizione per i collaudi pre-stagionali, non è sicuramente il massimo. Ma incassare un ritiro più avanti sarebbe destino più pesante nell'economia di un mondiale costruttori. E la Ferrari, peraltro, è in buona compagnia.
Valtteri Bottas, infatti, stamattina ha inanellato solo sei giri per via della sostituzione della trasmissione sulla sua Mercedes W12. Un inconveniente che a Brackley non si aspettavano. E problemi al cambio li ha accusati pure la Haas VF-21 di Mick Schumacher, sempre in mattinata. Mal comune, mezzo gaudio? Lo sguardo, tra il luciferino e il rassegnato, di Toto Wolff ai box della Mercedes ci induce a pensare che non si faccia confortare dai proverbi. Ma ipotizzare che questi siano i prodromi della discesa dal trono della Mercedes, oltre che prematuro, sarebbe anche illogico. Anche la corazzata delle meraviglie di Brackley non è esente da problemi. Il segreto sta in come li risolve.
Certo, a Sakhir stamattina tirava un vento pauroso. Ma, ad inizio sessione, Max Verstappen ha accusato qualche difficoltà alle prese con la RB16B, girandosi. Ricerca eccessiva del limite, causa foga da primo giorno di scuola? Possibile. Necessità di prendere le misure con la sua nuova compagna di avventure? Ovvio. Ma vale la pena ricordare che nel 2020 la Red Bull ha penato con l'aerodinamica per via della mancata correlazione tra i dati del simulatore e della galleria in vento e il comportamento degli aggiornamenti in pista. Un problema non da poco, che a Milton Keynes hanno cercato di risolvere in tempo per la nuova stagione. Verstappen, nonostante la nebbia di sabbia del pomeriggio, si è però dimostrato molto competitivo.
Ma Max è un caso a parte, con lui sembra tutto facile. Lo scorso anno riuscì quasi sempre ad avere ragione sull'indomita bisbetica RB16, grazie al suo talento sconfinato. La prova del nove sul comportamento della RB16B arriverà nella giornata di domani, quando in pista scenderà Sergio Perez. Pilota dall'indubbia esperienza, ma al debutto ufficiale con la Red Bull. Solo così capiremo se la RB16B sia un toro scatenato nell'accezione più positiva del termine o se, come l'anno scorso, Max sia l'unico in grado di gestirla. L'affidabilità, in ogni caso, non è un problema, visto che Verstappen ha superato quota 100 giri. E, per restare in tema di nervosismi, la Mercedes W12 si è dimostrata una diva capricciosa, almeno al momento. Troppo per i gusti di Hamilton. C'è da lavorare, questo è sicuro.
Dopo anni decisamente difficili, la Williams del nuovo corso di Dorilton Capital potrebbe non essere destinata all'inglorioso ultimo posto nel mondiale costruttori. Oggi il team di Grove ha schierato il proprio collaudatore, Roy Nissany, che, con tutto il rispetto dovuto a chi scende in pista in Formula 1, non è certo George Russell. Eppure, già con Nissany, si è intravisto qualcosa di interessante. La sensazione, che deve essere confermata con l'arrivo dei piloti titolari, è che la Williams possa schiodarsi dalle ultimissime posizioni della classifica.
Un aiutino in questo senso arriverà dalla Haas, che non svilupperà ulteriormente la monoposto per la stagione 2021. La VF-21 con livrea di russa suggestione che abbiamo visto in pista oggi non cambierà per il resto dell'anno. A tutto vantaggio della Williams, che, peraltro, può contare su un pilota dal talento indiscusso come Russell. L'inglese farà di tutto per farsi vedere, anche se ormai, dopo il weekend da Cenerentola con la Mercedes a Sakhir, non ha bisogno di presentazioni per il grande pubblico. Con l'esperto uomo di corse, Jost Capito, come CEO e una partnership tecnica con Mercedes che si intensificherà nel 2022, la Williams guarda al futuro con maggiore ottimismo. E, per la prima volta da un po' di tempo a questa parte, anche il presente non sembra catastrofico.
Alle spalle di Mercedes e Red Bull, la lotta si preannuncia entusiasmante. C'è la McLaren, che con il motore Mercedes si è subito mostrata competitiva, con quel Daniel Ricciardo che, per il suo mix di talento ed esperienza, ha tutte le carte per candidarsi come prima guida e faro di un team che è cresciuto moltissimo negli ultimi anni e con Lando Norris, giovane dalle belle speranze. C'è l'Alpine, che desta curiosità con il suo retrotreno abbondante in controtendenza causa motore Renault, e con Fernando Alonso, che oggi starà scalpitando come un bambino capriccioso, impaziente di scendere in pista e dimostrare che la forza non gli manca, a dispetto dei quasi 40 anni. C'è Aston Martin, con Sebastian Vettel sorridente e desideroso di fare bene con una vettura che ha mutuato il mutuabile dalla Mercedes.
E c'è pure la Ferrari, ovviamente, per cui il terzo posto è obiettivo massimo, anche se paradossalmente minimo. Per il momento la McLaren sembra avere spunti interessanti, ma è presto per districare la matassa del centro classifica. Bisogna anche dire che pure l'Alpha Tauri sembra solida, con una vettura che sì attinge dalla Red Bull, ma che al retrotreno è rimasta fedele alla filosofia dello scorso anno. E Yuki Tsunoda, che ha girato parecchio durante l'inverno, si è mostrato sicuro. Così come Antonio Giovinazzi, particolarmente a suo agio guidando in mezzo alla sabbia nel pomeriggio. Il fatto che i valori in campo non siano di facile interpretazione accende la curiosità e la speranza di vedere un mondiale combattuto, quantomeno dietro i top team.
Non è certamente una sorpresa, ma vale la pena sottolinearlo. Rispetto alle foto delle presentazioni, si sono viste novità tecniche interessanti, che hanno dimostrato come in F1 si giochi sempre col vedo non vedo, lasciando debitamente nascoste fino all'ultimo soluzioni curiose. Come il fondo con ondulazioni della Mercedes, che aveva esplicitamente fatto sapere di non voler mostrare quella specifica parte della sua vettura, modificata alla ricerca del carico perduto per il taglio al fondo piatto voluto dal regolamento tecnico.
E pure in casa Aston Martin si sono viste novità nella stessa zona, con due rialzi piuttosto pronunciati sul fondo. Due interpretazioni diverse, insomma, di un concetto che può portare i suoi frutti. Incuriosisce il fatto che i tecnici di Brackley e di Silverstone siano giunti a conclusioni simili più nell'intenzione che nell'esecuzione. E tanto basterà perché di questo piccolo particolare si discuta a lungo. D'altronde, in Formula 1 le polemiche sono sempre dietro l'angolo.