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Ogni test prestagionale della Formula 1 che si rispetti ha una sorpresa. Lo scorso anno a sorprendere fu l’Aston Martin, che nei collaudi aveva mostrato il potenziale che avrebbe poi espresso nella prima parte della stagione, in cui fu la seconda forza dietro alla Red Bull. Anche quest’anno la sorpresa c’è, ma stavolta è negativa. Parliamo dell’Alpine, un team apparso davvero in affanno.
Nel novembre del 2021, l’allora CEO del marchio Alpine, Laurent Rossi, aveva indicato uno sfidante obiettivo a lungo termine, vincere il mondiale dopo 100 GP. Siamo oltre la metà di quell’unità di tempo, ma l’Alpine, anziché progredire, sta facendo il gambero. La scuderia di Enstone è passata dalla vittoria – fortunosa, ma tant’è – in Ungheria nel 2021 ad occupare il centro classifica. Il sorpasso prestazionale dell’Aston Martin l’ha addirittura portata a concludere il mondiale al sesto posto della classifica Costruttori.
Laurent Rossi non può rispondere delle aspettative disattese. O meglio, lo ha già fatto, visto che non è più il CEO del marchio. Non è l’unica defezione di peso degli ultimi anni. I nomi sono molteplici: Marcin Budkowski, Alain Prost, Otmar Szafnauer e Davide Brivio, figura clamorosamente poco utilizzata nel suo periodo in Alpine. Questa instabilità dell’organigramma sembra rispecchiarsi nelle bizze dell’Alpine A524, la monoposto di Pierre Gasly ed Esteban Ocon per il 2024.
Osservando le vetture in pista durante i test, non abbiamo potuto fare a meno di notare come, con il procedere dell’era dell’effetto suolo, le monoposto siano diventate molto meno scomposte. Con il tempo, i tecnici sono riusciti a domare le loro vetture, risolvendo in larga parte il problema dell’instabilità della deportanza che tanto aveva fatto penare i tecnici e pure i piloti. Quasi tutte le monoposto 2024 in azione mostrano una certa docilità, al netto di qualche bizza di gioventù. Tutte, tranne una, la A524.
La A524 è sembrata imprevedibile, spesso scomposta. E il fatto che il rodeo a cui sono sottoposti i piloti non dipende da chi guida lo dimostra il fatto che sia Gasly che Ocon non sono apparsi a proprio agio la loro compagna di viaggio. Una vettura che è nuova al 95%, stando al direttore tecnico del team, Matt Harman. E proprio questo potrebbe essere uno dei problemi. Probabilmente servirebbe più tempo per comprendere la vettura, e capire di conseguenza come lavorare al meglio sull’assetto. Ma ora è già il momento di fare sul serio.
Che ci sia qualcos’altro che non va lo si capisce da un dettaglio della monoposto che sembrerebbe solo estetico, ma ha una ragione ben precisa. La A524 presenta una livrea con molto nero, segnale che la nuda fibra di carbonio sia stata preferita per contenere il peso della vettura. Che, stando ai ben informati, sarebbe sopra il peso minimo che col tempo tutte le scuderie stanno raggiungendo. È un problema non da poco, anche perché scendere sotto i fatidici 798 kg consente di usare la zavorra per ottenere un guadagno prestazionale rendendo più efficiente la macchina. In Alpine hanno già parlato di aggiornamenti, ma non saranno radicali, almeno nella prima parte della stagione.
La sensazione, vedendo quanto espresso nei test prestagionali, è che l’Alpine possa essere molto più vicina al fondo dello schieramento di quanto desidererebbe. E per un costruttore parte di un gruppo chiave del settore automotive come Renault, sarebbe inaccettabile. Alla presentazione della monoposto, Pierre Gasly ed Esteban Ocon avevano l’espressione di chi è pronto per essere condotto al patibolo. Adesso abbiamo capito il perché. Quanto profondo sia il baratro in cui è caduta l’Alpine lo capiremo solo con il tempo. Ma i presagi non sono per nulla incoraggianti.