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Vedendo la Mercedes oggi, viene difficile pensare che si tratta dello stesso team protagonista di una lunghissima era di dominio in Formula 1. Passano gli anni, ma la comprensione delle auto a effetto suolo pare continuare a sfuggire alla scuderia di Brackley, ormai costretta a navigare a centro classifica, con la speranza di poter raccogliere solo qualche punticino con Lewis Hamilton e George Russell.
Il paradosso della Mercedes si evince chiaramente dalle parole del team principal Toto Wolff: “Rispetto allo scorso anno a parità di curva abbiamo 70 punti di carico aerodinamico in più, ma in termini di tempo sul giro non andiamo più veloci nemmeno di un chilometro”, ha spiegato a Motorsport Week. E il problema è che a Brackley non riescono a capire quale sia il fattore limitante che impedisce alla W15 di esprimere le prestazioni che dovrebbe ottenere sulla carta.
Sentire Toto Wolff parlare di ritmo da podio da parte della Mercedes nel corso della gara di Suzuka stride con la realtà di una scuderia che ha faticato moltissimo nella gestione delle gomme nel primo stint. Così come non sembra da lui lasciarsi andare a dichiarazioni piccate su Lewis Hamilton, che a suo dire dovrà abituarsi “a vedere la nostra ala posteriore” il prossimo anno. L’immagine che ne risulta è quella di un Wolff in affanno, ben lontano dal leader trascinatore di qualche anno fa.
C’è molto altro che lascia a desiderare in casa Mercedes, peraltro. A Brackley da un po’ di tempo a questa parte alle difficoltà della vettura si aggiungono strategie non particolarmente lungimiranti. Esemplificativa in questo senso è la scelta di far ripartire entrambi i piloti con le hard dopo la bandiera rossa, nel tentativo di effettuare un’unica sosta con la mescola più dura scelta da Pirelli a Suzuka.
Una decisione, questa, che da un lato ha messo in difficoltà alla ripartenza i due piloti, visto il chiaro svantaggio di mescola in quel frangente. E che dall’altro si è rivelata controproducente, dato il disastroso degrado riscontrato proprio nella prima parte di gara disputata con le hard ha imposto un cambio di rotta. Forse con l’incognita della gestione delle gomme sarebbe stato più prudente diversificare la strategia tra i due piloti. In ogni caso, non è la prima volta che in Mercedes si riscontra qualche difficoltà dal punto di vista tattico: anche lo scorso anno ci sono stati vari esempi in questo senso.
L’idea che ci si fa della Mercedes vedendola da fuori è quella di un team poco coeso, forse frammentato anche a livello tecnico, su cui pesa la mancanza di correlazione tra i dati del simulatore e il comportamento della vettura in pista. E come succedeva lo scorso anno con la Ferrari SF-23, quando la monoposto resta un enigma, diventa molto difficile lavorare non solo sull’assetto, ma anche sugli aggiornamenti. Se non si capisce fino in fondo la vettura, come è possibile che si individui una direzione chiara in cui procedere? In Ferrari sono riusciti a invertire la rotta, ma non è un processo banale, né immediato.
La verità è che oggi la Mercedes è un team di centro classifica. E questo dato di fatto rende il sedile lasciato vacante da Lewis Hamilton decisamente meno ambito di quanto non fosse qualche tempo fa. Perché Fernando Alonso e Carlos Sainz, tanto per fare due esempi, dovrebbero voler legare il proprio futuro alla Mercedes, viste le prospettive attuali? I piloti di spicco oggi guardano altrove. Anche perché riprendere la via giusta non sarà facile. Forse Toto Wolff potrebbe chiedere consiglio al suo amico Fred Vasseur, perché la Mercedes di oggi sembra la Ferrari di ieri.