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Fra le novità dell'ultimo Consiglio Mondiale della FIA è passato sotto silenzio una rivoluzione tecnica che nei prossimi anni avrà ripercussioni sul mondo dell'automobilismo sportivo. Il primo passo è l'adozione di un nuovo standard di sicurezza per l'abbigliamento dei piloti. Tute, guanti, scarpe e sotto caschi oltre che sotto tuta, dovranno rispondere a nuovi requisiti. La durata al fuoco è stata portata da 11 a 13 secondi a 850 gradi, e le cuciture delle spalline, per esempio, dovranno essere rinforzate per estrarre il pilota dall'abitacolo. Scarpe e guanti (rigorosamente con il microprocessore per i dati fisiologici) dovranno avere materiali diversi e, per la prima volta, viene imposta una data di scadenza sui materiali oltre la quale non potranno più essere usate in gara. Per ora la norma viene applicata ai mondiali di F.1, F2 e F3 mondiale rally e WEC, e i primi a utilizzarla sono stati i piloti della F.E che hanno corso a Riyad la settimana scorsa.
Per i costruttori c'è poi un ulteriore esborso, che finirà per gravare sull'utente finale, ovvero i piloti e i meccanici. Si tratta di un bollino sotto forma di ologramma che la FIA distribuirà e che dovrà essere applicato su ogni capo di abbigliamento e che ha un costo il cui ricavato finirà in una fondazione che ha come statuto la ricerca e lo sviluppo per la sicurezza stradale e nelle competizioni. Per i costruttori di tute e caschi, che per anni si sono inventati ricerche per alleggerire i materiali, adesso è una marcia indietro in quanto il peso tenderà ad aumentare per ragioni di sicurezza.
Come hanno reagito i costruttori? Ad Abu Dhabi c'era Daniela Vignale, responsabile Motorsport per Sparco, che fornisce McLaren e Alfa Romeo: "La FIA negli ultimi anni ha sempre più alzato l'asticella sulla sicurezza, imponendo degli standard elevati. Per noi è una sfida dover soddisfare certe richieste e i risultati ci dicono che siamo sulla buona strada. E' un lavoro continuo di confronto e sviluppo e gli standard della FIA, i più severi in circolazione, ci impongono di stare al passo e soddisfare queste esigenze. Oltre che una sfida è una soddisfazione sapere che i nostri piloti sono più sicuri e che i materiali scelti, poi, vengono usati per tutti gli altri piloti delle varie categorie. Direi che la collaborazione fra la FIA e noi costruttori ha portato a risultati incredibili solo qualche anno fa".
Oltre all'abbigliamento cambiano le norme anche per i circuiti. Attualmente si parla soltanto di omologazione del tracciato, ma specialmente dopo l'incidente di Hubert a Spa, la FIA ha introdotto nuove norme anche per gli impianti che dovranno dotarsi di strutture omologate e certificate dalla federazione. Ovvero reti di protezione, barriere di assorbimento d'urto, bandiere elettroniche, sistemi di verifica e analisi e telemetria e altro ancora, tutto dovrà essere omologato, avere una scadenza e il solito bollino della federazione. Il problema nasce in impianti, ad esempio Monza, in cui per fare certi lavori bisogna fare una gara di appalto ma se le società partecipanti non hanno lo standard della FIA non possono partecipare, per cui il rischio di contenziosi è molto forte. Al momento non si sa quanto possa costare a un autodromo l'adeguamento federale e che sarà diverso dai circuiti di serie A, leggi F.1 oppure da quelli B, ovvero altre categorie. Di sicuro la FIA vuole avere uno standard internazionale che sia di riferimento per tutti ed evitare di trovarsi barriere di un tipo, muri di un altro, reti diverse. Una unificazione, anche questa, che porterà gli introiti in una fondazione per la sicurezza che in collaborazione con i governi nazionali, studia i modi per ridurre il numero dei morti sulle strade e l'introduzione di sistemi di sicurezza sulle vetture di tutti i giorni, oppure migliorare la segnaletica stradale, semafori e altro ancora visto che, purtroppo, ci sono ancora molti morti sulle strade di tutti i giorni.
Un altro capitolo, che però è ancora da definire, riguarda le omologazioni relative alle vetture. Già oggi le F.1 hanno tutte un codice a barre su ogni singolo pezzo e che viene verificato con un lettore scanner. L'ipotesi è di estendere questi codici a tutti i pezzi di una vettura da corsa o derivata di serie. Visto che si tratta di almeno 5 mila pezzi per ogni vetture, l'impresa appare piuttosto onerosa e difficile da attuare, ma se viene fatto su una F.1 (già da qualche anno tutte hanno un codice, comprese le gomme e i freni) non è improbabile che venga esteso ad altre categorie oltre a quelle già in uso. Non si sa se ci sarà da pagare una royalties su ogni pezzo o meno, di sicuro il potenziale è molto ampio e in questo modo la FIA, e le federazioni nazionali, avranno la certezza che in corsa ci siano solo auto completamente omologate secondo standard di sicurezza accertati e certificati.