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L'aria in queste ore è carica dell'elettricità dell'attesa. Tra poche ore, il mondiale 2024 di Formula 1 prenderà il via con le prove libere del Gran Premio del Bahrain, la prima occasione per cominciare a comprendere davvero i valori in campo. Oggi, insomma, è ancora presto per certe valutazioni. Ma è il momento giusto per pensare alle cose che, a nostro avviso, meritano di essere tenute d'occhio quest'anno. Qui non parleremo delle sensazioni della vigilia dal punto di vista tecnico, ma degli uomini che, insieme alle loro monoposto, daranno vita all'intreccio che oggi è ancora tutto da scrivere.
C'è un ingranaggio che si inceppa nel meccanismo oliato della Red Bull, e si chiama Sergio Perez. È bastato vedere la sua palese insicurezza in pista al volante della sua Red Bull RB20 durante i test per intuire che il 2024 del messicano è cominciato con gli stessi auspici della stagione precedente. Nonostante il passare del tempo, Perez non riesce a prendere per il verso giusto le monoposto della scuderia di Milton Keynes, con l'anteriore pungente e il posteriore sul filo dell'instabilità come piace a Max Verstappen. È un problema che hanno avuto diversi piloti prima di lui: l'ansia dovuta al comportamento imprevedibile del retrotreno li porta ad andare in confusione, incappando in errori costosi nel momento in cui cercano in qualche modo di replicare lo stile di guida di Verstappen. E il confronto risulta avvilente. Se Perez non dovesse trovare un buon feeling nemmeno con la RB20, per lui la stagione potrebbe essere molto travagliata. Sopratttutto nel caso in cui qualche rivale della Red Bull fosse particolarmente agguerrita. Perez si gioca la permanenza in F1, ma la strada pare già in salita ancora prima che il mondiale cominci.
Come Sebastian Vettel prima di lui, anche Carlos Sainz vivrà la sua ultima stagione vestito dei colori della Ferrari da separato in casa. Corsi e ricorsi storici che si differenziano però sotto diversi punti di vista. Il primo è la personalità dei piloti in questione. Vettel era devastato dal suo amore per la Rossa, che l'aveva mangiato e sputato. Sainz, invece, ha la determinazione di chi, non avendo ancora vinto nulla, vuole assicurarsi l'occasione di poterlo fare brillando nel momento in cui serve un convincente biglietto da visita. Così come la Ferrari ha fatto i suoi interessi scegliendo Lewis Hamilton dal 2025, anche Sainz si metterà al primo posto nelle priorità. Al netto delle dichiarazioni di circostanza, scopriremo solo all'atto pratico come si comporterà Sainz nel caso in cui abbia la possibilità di togliersi qualche soddisfazione, anche se dovesse avvenire a discapito del bene comune. C'è però un'altra differenza sostanziale rispetto al caso di Vettel, l'uomo al comando in Ferrari. Mattia Binotto non era un vero leader, Fred Vasseur sì. La sua rivoluzione silenziosa, senza grandi proclami, è già iniziata. E Vasseur, dietro alle sue risate da vecchio lupo di mare nelle conversazioni con la stampa, nasconde la mano ferma di chi sa agire lavando i panni sporchi in casa.
George Russell è il futuro della Mercedes, ha detto Toto Wolff nell'incontro con la stampa in cui ha commentato l'addio di Lewis Hamilton a fine anno. Peccato che, pochi minuti dopo, si sia lasciato scappare un dettaglio che contraddice la sua affermazione. Parlando delle tempistiche dell'annuncio di Hamilton, Wolff si è lamentato del fatto di aver ricevuto la notizia dopo la firma di un paio di contratti di due piloti a cui la Mercedes poteva essere interessata. Leggi: Lando Norris e Charles Leclerc. Se Russell è davvero il futuro della Mercedes, perché puntare a due potenziali prime guide? La verità, anche se Wolff non lo dice apertamente per non mettergli troppa pressione, è che l'avvenire della Stella a tre punte è rappresentato da Kimi Antonelli, il Max Verstappen della Mercedes. Se vuole davvero guadagnarsi il ruolo della prima guida, Russell deve dimostrare di meritarlo con i fatti quest'anno, superando quei limiti visti finora. Anche perché è tutto da vedere che il sedile lasciato vacante da Hamilton vada a una seconda guida...
Fernando Alonso, l'uomo che ha creato un museo dedicato al suo culto ben prima che potesse anche solo pensare di appendere il casco al chiodo, non manca certo di autostima, né di cazzimma. Non stupisce, quindi, che il nostro, una volta diventata di dominio pubblico la notizia del passaggio di Lewis Hamilton in Ferrari nel 2025, abbia cominciato a proporsi al miglior offerente. Dirottando su di sé l'attenzione dell'incontro stampa a margine della presentazione della Aston Martin AMR24, Fernando ha prima alluso a un potenziale ritiro, adducendo motivazioni personali come la voglia di farsi una famiglia, per poi passare al contrattacco. Sornione, ha raccontato del cambio di regime alimentare e degli esami che avrebbero attestato che possa correre fino a 50 anni. E ha aggiunto di essere l'unico campione del mondo sulla griglia a non avere un contratto per il 2025. Signore e signori, è cominciato il Gran Bazaar Alonso, e siamo solo all'inizio. Forte del suo indubbio talento, rimasto invariato con il passare del tempo, Fernando quest'anno lavorerà su due fronti. In pista, per aver il miglior biglietto da visita da offrire in giro. E dietro le quinte, per puntare a una scuderia che possa fargli toccare il brivido di lottare per qualcosa di importante prima che sia davvero troppo tardi.
Arrivato in Formula 1 nel 2019, Lando Norris fa parte di quella nidiata di talenti venuti al mondo sul finire degli anni Novanta di cui fanno parte anche Max Verstappen, Charles Leclerc e George Russell. Loro hanno già vinto. Moltissimo, nel caso di Verstappen. Poco, per gli altri. Ma l'hanno fatto. Con il passare del tempo, questa mancanza di successi sembra cominciare a pesare su Norris. Che, peraltro, lo scorso anno si è visto affiancare da un giovanissimo talento come Oscar Piastri, capace di vincere da rookie. Certo, si trattava di una Sprint e non di un GP, ma è una prova di forza. Oscar ha una virtù rara, e quindi molto preziosa: vive la sua avventura in F1 con la calma di chi sa usare il proprio talento come ancora in mari turbolenti. Lando, invece, sembra più tormentato. Con una McLaren in crescita, le sue speranze di vincere con il team che per primo ha creduto in lui ancora prima che arrivasse in F1 aumentano. Ma deve prima imporsi nella prima lotta che conta, quella con il proprio compagno di squadra.
Se lo scorso anno i due nemici amici dell'Alpine, Pierre Gasly ed Esteban Ocon, si contendevano il ruolo di prima guida nel team, quest'anno potrebbero avere tutt'altro obiettivo. La bomba di mercato del passaggio di Lewis Hamilton in Ferrari per la stagione 2025 scatenerà un effetto domino di cui dietro le quinte si staranno già facendo sentire gli effetti. Sia Gasly che Ocon sono in scadenza di contratto a fine 2024, e non ci stupiremmo di vederli particolarmente interessati a farsi vedere per ottenere un posto in un altro team. Le premesse, d'altronde, sono tutt'altro che rosee. La A524 non solo è risultata scomposta in pista, ma è altamente probabile che sia pure sovrappeso, come fa intuire l'abbondante uso del nero nella livrea per contenere l'impatto sulla bilancia. Se a questo aggiungiamo il clima da porte girevoli, con continui cambi dirigenziali, viene fuori il quadro di un ambiente da cui scappare. Che riescano a farlo, però, è un altro paio di maniche.
Se la Williams ha concluso il 2023 al settimo posto del mondiale Costruttori, il merito è tutto di Alexander Albon. È stato in grado di sfruttare appieno le occasioni in cui la FW45 era in grado di poter lottare per i punti, cogliendo la maggior parte delle lunghezze portate a casa dalla scuderia di Grove. E ha dimostrato di poter essere un ottimo secondo pilota per un top team, con la sua solidità e la costanza di rendimento. Lontano dal tossico ambiente di casa Red Bull, Albon è riuscito a ritrovare smalto, portandosi sulle spalle una scuderia che negli ultimi anni ha faticato parecchio. Grazie al lavoro metodico e preciso del team principal James Vowles, un uomo che bada più ai dati che ai fronzoli, la Williams ha lavorato a una monoposto, la FW46, che sulla carta dovrebbe essere efficace su un ventaglio più ampio di piste. Se dovesse essere così, non dubitiamo del fatto che Albon possa lasciare di nuovo il segno.
Se in Red Bull Sergio Perez sente traballare il proprio sedile, nell'omologa RB Daniel Ricciardo è consapevole che per lui la stagione 2024 di Formula 1 sarà un provino per tentare di chiudere un cerchio aperto anni fa. Correva il 2018 quando Ricciardo, una volta resosi conto che Verstappen si era ormai preso il ruolo di prima guida in Red Bull, decise di pancia di andarsene. Iniziò così una peregrinazione che ha visto Daniel faticare moltissimo nel suo periodo in McLaren, prima di approdare da buon figliol prodigo all'allora Alpha Tauri. Non è un mistero che Ricciardo dai tempi del convincente test con la RB19 a Silverstone lo scorso anno sia l'indiziato numero uno per poter affiancare Verstappen in Red Bull. Dovrà però dimostrare di meritarsi una chance con i fatti, aiutato da una vettura, la VCARB-01, che può dire la sua a centro classifica.
Se c'è una scuderia in trasformazione, questa è la Stake, fu Alfa Romeo, futura Audi. La Sauber - chiamiamola così, per chiarezza - sta attraversando una laboriosa fase di transizione che la porterà a diventare il team ufficiale di Audi in F1 nel 2026. Una situazione tutta in divenire, in cui, oltre al team representative Alessandro Alunni Bravi, c'è solo un altro fattore stabile, i piloti. Valtteri Bottas e Guanyu Zhou continuano la loro avventura nella scuderia di Hinwil, senza però una sicurezza a medio termine. Anzi, è probabile che nel 2025 in Sauber vadano già ad accomodarsi i piloti che inizieranno il percorso di Audi in F1. Così come per tanti altri piloti sullo schieramento, insomma, il 2024 per Bottas e Zhou sarà un anno in cui mettersi in vetrina. Offrendo, si spera, prestazioni più ragguardevoli rispetto a quelle della stagione passata. Anche perché fare male potrebbe causare un addio alla F1.
Re Gene Haas, ora, è nudo. Con il licenziamento di Günther Steiner, la scuderia di Kannapolis ha perso l'uomo che nel bene e nel male l'ha rappresentata sin dall'inizio della sua avventura in Formula 1. Dopo aver erogato di tasca propria qualche milioncino per l'aggiornamento portato l'anno scorso ad Austin senza vedere dei risultati immediati, Haas si è convinto che serva semplicemente un'organizzazione più efficace per fare meglio. Le premesse del primo anno sotto la guida del nuovo team principal Ayao Komatsu, però, non sono delle migliori. La Haas sa già di dover cominciare la stagione come sostanziale fanalino di coda. La sensazione della vigilia è che il 2024 possa essere l'anno della resa dei conti per una scuderia che, per tenere i ritmi della Formula 1 di oggi, probabilmente ha bisogno di cambiare proprietà.