Formula 1: 10 cose da tenere d’occhio nella stagione 2023

Formula 1: 10 cose da tenere d’occhio nella stagione 2023
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La stagione 2023 di Formula 1 si appresta a cominciare. Alla vigilia del Gran Premio del Bahrain ecco le 10 cose che vanno tenute d'occhio in questo campionato
2 marzo 2023

In queste ore è ancora tutto possibile. La calma prima della tempesta della stagione 2023 di Formula 1 sta per essere squarciata dal rombo dei motori nella prima sessione di prove libere di un campionato lunghissimo. E questo è il momento perfetto per pensare alle cose che, a nostro avviso, meritano di essere tenute d'occhio quest'anno. Qui non si parlerà di valori in campo - ne abbiamo discusso ampiamente dopo i test - ma vi racconteremo quello che bolle sotto la superficie. Perché sono gli uomini, e non solo le monoposto, a scrivere la storia di un mondiale. 

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Perez, il lato più umano della Red Bull

Come ci si sente quando si ha la consapevolezza di doversi misurare con un termine di paragone impossibile? È questa la condizione che ben conoscono alcune ex seconde guide di casa Red Bull e che in questo momento deve affrontare Sergio Perez. La scuderia di Milton Keynes, una volta completata la cura dimagrante cui aveva sottoposto la RB18 dello scorso anno, ha reso l'anteriore della vettura preciso, come piace a Max Verstappen, capace di sfruttare al meglio un posteriore da lasciare quasi scivolare. E lo ha fatto perché il miglior Perez non arriverebbe nemmeno con una macchina sottosterzante come preferisce ai risultati del miglior Max. Cosa si provi davvero quando ci si rende conto di avere di fronte un avversario semplicemente più veloce di te lo sanno anche altri in F1, come Valtteri Bottas. Ma Perez è un pilota e un uomo fiero. Fin troppo aggressivo, ha smussato gli angoli della sua personalità con l'età, ma lo scorso anno ha mostrato qualche piccolo segnale di insubordinazione che non è piaciuto per nulla a Verstappen. In una scuderia che sembra una corazzata imbattibile, Perez rappresenta il lato imperfetto, più umano. Ma anche più debole. E in una potenziale lotta con altri team, serve anche un gregario impeccabile. 

Vasseur, uomo nuovo al comando in Ferrari

Mentre la SF-23 comincia a mostrare timidamente la sua natura, che parrebbe portarla ad essere più efficace sul dritto e meno in curva rispetto alla F1-75 dello scorso anno, la vera novità della Ferrari resta il nuovo uomo al comando. Frédéric Vasseur è subentrato ad inizio gennaio a Mattia Binotto, portando con sé una dote di non poco conto, la sua esperienza di lunga data nel ruolo che ricopre a Maranello. E se nulla può preparare alla pressione mediatica e interna legata all'essere il numero uno della Ferrari in F1, Vasseur potrà indubbiamente contare sulle lezioni apprese nel passato per plasmare l'organigramma in modo efficace e gestire al meglio eventuali frizioni, che se non arginate vengono inevitabilmente ingigantite, oltre a comunicare in maniera efficace. La Ferrari in Italia è una religione, e i suoi fedeli sperano finalmente di vedere esaudite le loro preghiere di vittoria. Non dipende solo da Vasseur, che di fatto ha ereditato un progetto su cui non ha avuto nessun influsso a livello di supervisione. Ma i successi si colgono grazie all'apporto del fattore umano. E qui Vasseur ha ampio spazio di manovra. 

Hamilton, la forza nel digiuno

Lewis Hamilton, alla vigilia della stagione 2022 di Formula 1, aveva sostenuto che non si fosse ancora visto il meglio di lui. Non poteva sapere che il campionato alle porte lo avrebbe relegato come un leone in gabbia nelle posizioni di rincalzo, per colpa di una monoposto capricciosa, difficile da domare e capace di imbizzarrirsi al minor cambio di set-up. Forse non abbiamo visto un Hamilton migliore rispetto al passato, ma sicuramente abbiamo osservato un Lewis diverso. Si è messo al servizio del team, rendendo la sua monoposto un laboratorio ambulante nella prima parte dell'anno e ritrovando paradossalmente quella forza che aveva perso con il finale di Abu Dhabi. Non fatevi ingannare dalla classifica piloti del 2022: Hamilton ha ancora qualcosa in più del talentuoso George Russell. E quell'extra non è solo la forza dell'esperienza, ma anche la fame di successo, inalterata nonostante ne abbia fatto una scorpacciata per anni. Alla vigilia di un altro mondiale che si prospetta in salita, ci viene da pensare che Hamilton abbia ancora voglia di prolungare la sua carriera proprio perché non è sazio. E ce la metterà tutta per riportare la Mercedes in vetta. 

Alonso, l'uomo che corre più veloce del tempo

Dopo aver iniziato nel peggiore dei modi la nuova era dell'effetto suolo, l'Aston Martin sembra aver imboccato la direzione giusta. La scuderia di Silverstone è stata la vera sorpresa dei test pre-stagionali in Bahrain, ma la verità è che in F1 le voci corrono, e la AMR23 era già sulla bocca di tutti per via dei dati delle simulazioni. Ma un conto sono le prove, un altro un vero weekend di gara. E tenendo i piedi per terra, l'obiettivo più verosimile per l'Aston Martin resta quello di diventare la migliore della classe B. Lawrence Stroll, però, ha un asso nella manica che le concorrenti di centro classifica non hanno. Fernando Alonso, a dispetto dei suoi 41 anni, ha ancora voglia di vincere. E finché sarà alimentato dalla più piccola speranza di poterci riuscire, continuerà a correre contro il tempo. Se c'è qualcuno che nella sua carriera in F1 ha dimostrato di poter estrarre molto di più di quanto supposto in via teorica da un pacchetto, quello è Fernando. Lo sa bene lui, che già nei test si è divertito a prodursi nel solito rodeo per tirare fuori il meglio da monoposto recalcitranti, rendendosi però presto conto che la AMR23 nelle sue mani diventa docile. Una cosa è certa: anche se ci fosse solo l'1% di possibilità di portarsi a casa un successo, Alonso ci farà divertire. 

Norris, la paura di restare un passo indietro

Sentirsi un passo indietro nella vita non è mai semplice, anche se succede a un ragazzo di 23 anni. Lando Norris è parte di quella generazione di talenti precoci che hanno debuttato in Formula 1 alla fine dello scorso decennio, arrivando ben presto a dare del filo da torcere ai vecchi leoni della categoria. Ma il talento non basta, se ci si trova nella scuderia sbagliata. Il pugno al muro che Norris avrebbe sferrato nei box in Bahrain durante i test - riportato da Will Buxton, per poi tornare parzialmente sui suoi passi - sarà anche stato ingigantito, ma non facciamo fatica a pensare che Lando possa essere in difficoltà. Arrivato alla quinta stagione in McLaren, si è ritrovato per le mani una vettura che non ha raggiunto i target di efficienza aerodinamica che la scuderia di Woking si era prefissata. E così il team sarà costretto ad inseguire, così come lo stesso Norris cerca di aggrapparsi al treno dei giovani vincenti, consapevole del fatto che in F1 per fare davvero la differenza bisogna essere al posto giusto nel momento giusto. E Lando, ad oggi, non lo è. 

Ocon-Gasly, nemici amici

Esteban Ocon e Pierre Gasly sono nati nello stesso anno - il 1996 - a pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro, in Normandia. Era inevitabile che le loro strade nel motorsport si incrociassero, tra una gara di kart e una cena con le rispettive famiglie. Era invece decisamente improbabile che entrambi arrivassero in F1. E invece, eccoli qui. Ieri nemici, visto che nella loro scalata verso il successo non è mancata qualche frizione. Oggi compagni di squadra, che giurano di andare d'amore e d'accordo. Ma la sfida interna all'Alpine merita di essere osservata con grande attenzione, perché in palio c'è il ruolo di prima guida di una scuderia che nei test si è nascosta, e che ambisce al ruolo di migliore degli altri. Entrambi scaricati da una superpotenza della F1 - Red Bull nel caso di Gasly, Mercedes per Ocon - hanno saputo reinventarsi. Ma non hanno ancora dimostrato di avere le qualità per diventare i leader di un team. Un ricco passato condiviso insieme e un presente sfidante: i presupposti, per una lotta carica di significati, ci sono tutti. E noi, nel dubbio, prepariamo i pop corn. 

Il vero Bottas 2.0 è quello di oggi

Ai vecchi tempi in Mercedes, Valtteri Bottas veniva ciclicamente definito un uomo nuovo quando, come solitamente accadeva, cominciava la stagione con il piede giusto. Ma il vero Bottas 2.0 è quello che vediamo oggi in Alfa Romeo. Dopo una vita da gregario, oggi Valtteri è il frontman di Alfa, e non ha paura di esprimere una personalità che, da bravo finlandese, ha tenuto nascosta per anni. Bottas con il mullet anni Ottanta, Bottas che si lascia fotografare mentre nuota nudo in un fiume, Bottas con il casco che riproduce le sue fattezze nei test: questo è il Valtteri di oggi. Ma oltre a tanta sfrontatezza nella forma, Bottas ha avuto il coraggio di esporsi anche nella sostanza, raccontando con grande schiettezza i disturbi alimentari di cui ha sofferto all'epoca in cui era costretto a restare sottopeso. Per un atleta e un uomo, non è per nulla facile. Questa sicurezza in sé traspare anche dal suo atteggiamento in pista, e dal clima di collaborazione che ha instaurato con il suo compagno di squadra, Guanyu Zhou. Con una C43 veloce, potrebbe dimostrare ai vertici di Audi che varrebbe la pena prenderlo in considerazione per il futuro. Dopotutto, è già nel posto giusto. 

Hulkenberg e Magnussen, una nuova prospettiva

Chissà se Nico Hulkenberg e Kevin Magnussen, in quella lontana estate nel 2017 in cui litigarono davanti alla stampa, avrebbero potuto immaginarsi che un giorno i loro destini si sarebbero incontrati nella stessa scuderia. A quasi sei anni dal "suck my balls, mate" che fece il giro dei social, Nico e Kevin sono due piloti e due uomini diversi. Entrambi sono diventati padri, e hanno dovuto affrontare un periodo sabbatico dalla F1 in cui hanno capito che c'è vita oltre al Circus, ma che la F1 è una sirena tentatrice, che ti riporta molto in fretta sulla retta via. Il fatto di essere stati lontani, però, rende Hulkenberg e Magnussen grati della loro nuova chance, e molto meno vulnerabili alla pressione autoindotta. Sicuri di sé e consapevoli di non poter ambire che a picchi sporadici - come la pole di Magnussen a Interlagos - lo scorso anno - Nico e Kevin sono la coppia ideale per una Haas che ha bisogno di piloti solidi, capaci di fornire feedback precisi per lo sviluppo della monoposto e di non commettere errori costosi. 

Nyck De Vries, il potenziale numero uno di casa Alpha Tauri

Non fatevi ingannare dal sorriso contagioso e dalla simpatia di Nyck De Vries. Il nuovo pilota di casa Alpha Tauri, dietro all'aspetto da eterno ragazzino a dispetto dei suoi 28 anni, nasconde una determinazione d'acciaio. Sa cosa vuole e come ottenerlo, e non ha paura di offrire il proprio feedback alla scuderia per cui corre, con un'assertività invidiabile. Un atteggiamento, questo, da potenziale leader. Se a questo si aggiunge una spiccata capacità di analisi del comportamento della sua vettura, si capisce come De Vries sia un rookie non convenzionale, in una F1 in cui si punta sempre di più su talenti giovani, ma ancora acerbi. E ancora da sgrezzare è il suo nuovo compagno di squadra, Yuki Tsunoda. Velocissimo, ma ancora troppo imprevedibile e impulsivo in pista. Nel contesto di un team che cerca un punto di riferimento per risalire la china dopo una stagione difficile, De Vries ha un'occasione d'oro per ritagliarsi un ruolo da protagonista. E chissà, forse anche convincere la Red Bull a dargli il sedile accanto a quel Max Verstappen che, con un trasporto insolito per un uomo di ghiaccio come lui, lo definisce entusiasticamente "un grande amico".

Williams in cerca di autore

Ex superpotenza della F1 a cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta, da anni la Williams vive grandi difficoltà. Spogliata delle ultime vestigie di team privato con la vendita da parte della famiglia Williams a un fondo di investimento americano, la scuderia di Grove sta cercando di togliersi i panni del fanalino di coda. Ma non è un compito semplice. Il salto è grande, anche se la FW45, che ha girato moltissimo nei test, sembra un passo in avanti rispetto alla monoposto che l'ha preceduta. E diventa ancora più arduo se si pensa che, ad oggi, la Williams non ha né un direttore tecnico né tantomeno un responsabile dell'aerodinamica. Un buco nell'organigramma, questo, che pesa enormemente sulla gestione del nuovo team principal, James Wowles. Guru della strategia - e molto altro - in casa Mercedes per anni, punta a instillare una cultura e una mentalità vincenti. Ma la verità è che c'è molto su cui lavorare anche solo per colmare il gap con le scuderie di centro classifica. 

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