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Mai come quest'anno, è difficile scegliere gli episodi più scottanti del campionato che ci siamo messi da poco alle spalle, non senza una coda lunga di polemiche. Ma ci sono alcune immagini destinate ad essere ricordate a lungo. Ecco le dieci cose accadute nel 2021 che resteranno nella storia della F1.
Una griglia di partenza con un unico pilota sullo schieramento è qualcosa a cui non avremmo mai pensato di assistere in una gara in F1. E invece, in Ungheria, Lewis Hamilton si è ritrovato solo sulla griglia, per lo sgomento suo e di chi osservava la scena da casa. Il fattaccio è occorso alla ripartenza dopo le carambole al via innescate da Valtteri Bottas e Lance Stroll, con una pletora di ritiri. Al momento del secondo start, la pista, da bagnata, si era asciugata abbastanza da consentire l'uso delle slick. Hamilton si è portato sulla prima piazzola della griglia, mentre il resto della ciurma è rientrato ai box per montare le slick, e si è accodato all'inglese dopo che quest'ultimo aveva oltrepassato la linea della pitlane. Ne è conseguita una scena grottesca, con la medical car a fare compagnia ad Hamilton, successivamente costretto a una rimonta fino al secondo posto.
Nelle qualifiche della sua gara di casa, Charles Leclerc le ha vissute tutte, le emozioni di Montecarlo. Dalla pole position al bacio velenoso con le barriere, a dimostrare quanto sia sottile il filo che lega il trionfo alla sconfitta. Charles era riuscito a dipanare quelle stradine tortuose che conosce tanto bene, facendole diventare un rettilineo immaginario. Ma l'ebbrezza di essere riuscito a mettere a segno un'impresa lo ha indotto all'errore, facendolo finire contro quei muretti che aveva solo accarezzato poco prima. La Ferrari ha deciso di giocare d'azzardo, scegliendo di non sostituire il cambio sulla SF21 del monegasco. E questa decisione lo ha lasciato con un pugno di mosche, visto che Leclerc non ha nemmeno preso il via della corsa. È la fotografia di una stagione difficile per Charles, un pilota capace di portarsi al di là del limite della vettura che guida, costi quel che costi. Nel caso della sua gara di casa, il prezzo da pagare è stato altissimo. Non solo per lui, ma anche per i tifosi della Rossa, ancora in attesa di una vittoria che manca da più di due anni.
Che a Spa, domenica 29 agosto, ci fosse un tempo da lupi, era evidente. Che non ci fossero le condizioni per correre, checché ne dicano i nostalgici dei cavalieri del rischio non necessario, pure. Ma la necessità di mantenere fede al calendario record da 22 gare da usare come leva per far schizzare in alto le quotazioni in borsa del titolo della F1 ha prevalso. Ne è conseguita una vera e propria farsa, con due miseri giri inanellati alle spalle della Safety Car e un podio grottesco. E, soprattutto, con l'assegnazione scandalosa della metà dei punti. Non hanno inciso nella lotta mondiale tra Hamilton e Verstappen, ma sono stati cruciali per la Williams, che in quel del Belgio ha ottenuto i 10 punti che la separavano dall'Alfa Romeo nella classifica costruttori finale. Verrebbe da invocare l'ironia della sorte, ma qui il destino non c'entra nulla. Era da Indianapolis 2005 che non si vedeva una commedia dell'assurdo del genere. E speriamo che sia l'ultima.
Lewis Hamilton e Max Verstappen, come tutti i campioni che si rispettano, non amano perdere. Anzi, sono disposti a tutto per vincere. E più di una volta, nella stagione che li consegna alla leggenda, hanno deciso di non alzare il piede, senza curarsi delle conseguenze dei loro gesti. E il rischio, a Silverstone e a Monza, è stato alto. Alla Copse ha avuto la peggio Verstappen, spedito da Hamilton contro le protezioni, innescando un botto da 51G che ancora non va giù alla famiglia Verstapen tutta, soprattutto per i festeggiamenti di Hamilton sul podio. Ma pure Verstappen non si è risparmiato con i convenevoli a Monza, toccando con la ruota il casco dell'inglese. Senza l'halo, sarebbero stati guai seri. In entrambi i casi, è stata onta, polemica, penalità. E se ancora si discute di quelle che sono sanzioni coerenti con il metro di giudizio attuale, una cosa è certa: questi episodi sono destinati a passare alla storia.
Si diceva che Lewis Hamilton e Max Verstappen non si sono risparmiati, nel 2021. E il compito di contenere le loro esuberanze spettava alla direzione gara, guidata dal tentennante Michael Masi, schiacciato dal potere politico e dal savoir faire di quei due volponi di Toto Wolff e Chris Horner, molto più prime donne dei loro piloti. Masi era terrorizzato all'idea di condizionare il risultato del mondiale. E lo ha fatto, lavandosi le mani della difesa al limite di Verstappen in Brasile e dando implicitamente via libera alle esuberanze di Max, che a Jeddah ha perso la trebisonda. A quel punto, la direzione gara, già reduce da una bandiera rossa discutibile e da una trattativa con la Red Bull per le posizioni alla ripartenza che ha lasciato perplessi per i termini usati, aveva totalmente perso il controllo della situazione. Il risultato è stato un Gran Premio dell'Arabia Saudita straniante, che ricorderemo per la sensazione di incredulità che ha lasciato.
L'ultimo giro del GP di Abu Dhabi 2021 sembrava uscito da un libro scritto male. Il vecchio leone Hamilton, con le gomme hard a fine vita, si trovava zoppicante e inerme a cercare di contenere l'esuberanza del giovane irriverente Verstappen, che, con le sue performanti soft nuove, ha sentito odore di sangue e si è mangiato in un sol boccone l'avversario. Peccato che questo spettacolare finale al sapore di cliché sia la diretta conseguenza della scelta della direzione gara di interpretare a sentimento il regolamento, inventandosi precedenze di alcuni articoli su altri di cui non c'è evidenza nelle normative. La decisione di concedere solo ai doppiati tra i due rivali per il titolo la possibilità di tornare a pieni giri ha inquinato una vittoria mondiale meritatissima da parte di Verstappen. Avremmo dovuto celebrarlo, e invece, nei giorni successivi alla fine del campionato, si è parlato solo dei ricorsi della Mercedes. Non è questo il finale che meritavano Max e Lewis.
All'estero, in molti non hanno prestato grande attenzione alle prestazioni di Antonio Giovinazzi, abbonato suo malgrado all'undicesima posizione nel 2021. D'altronde, sono i risultati a contare, non il modo o i motivi per cui arrivano. Ed è proprio questo l'assunto che aveva in mente la Sauber vestita Alfa Romeo per mettere in ombra le qualità di Antonio. La serie di inconvenienti occorsi a Giovinazzi, tra problemi tecnici assurdi e strategie senza capo né coda, sembra fantozziana. E invece era semplicemente il frutto della volontà dei dirigenti della Sauber di giustificare a tutti i costi il divorzio da Antonio. Che sarebbe anche una decisione legittima, visto che Antonio non è il primo e non sarà l'ultimo pilota a perdere il posto per ragioni che vanno al di là della condotta in pista. Ma sono le modalità dell'addio alla F1 di Giovinazzi a fare rabbia. Viene da pensare che qualcuno dovesse per forza far perdere il posto a Giovinazzi per salvare la propria, di posizione. Antonio ha subito fino alla fine. E a farci una brutta figura è stata soprattutto l'italianissima Alfa Romeo.
Lewis Hamilton, di fatto, ha perso il mondiale 2021 all'ultimo secondo, così come era accaduto, con l'inglese parte offesa e non lesa, nel 2008, con Felipe Massa campione per pochi secondi prima del sorpasso di Lewis su Timo Glock. Ma riavvolgendo il nastro della stagione, il nodo cruciale delle sorti iridate di Hamilton pare un altro. Così come Massa, a ben vedere, il mondiale 2008 lo perse girandosi più volte sul bagnato a Silverstone, potremmo dire che Lewis si è fatto sfuggire il titolo per un errore clamoroso commesso in quel di Baku. Il tocco accidentale al famigerato bottone magico e il conseguente lungo alla ripartenza del GP dell'Azerbaijan hanno fatto perdere punti pesantissimi ad Hamilton, che avrebbe potuto allungare molto, considerando la crudele foratura occorsa a Max Verstappen sul circuito cittadino azero. E così, a zero sono finiti entrambi. Se dovessimo identificare il vero crocevia di questo mondiale, sarebbe senza dubbio Baku.
A meno di 24 ore dall'inizio del weekend di gara del Gran Premio del Brasile 2021, i box a Interlagos erano vuoti. Nessuna traccia delle monoposto, né tantomeno dei motori. Complici la nebbia e la mancanza di piloti che non avessero superato le ore di volo consentite, i cargo della carovana itinerante della Formula 1 erano rimasti bloccati prima in Messico, e poi a Miami, generando un caos logistico senza precedenti. La scelta di disputare tre GP di fila - Messico, Brasile e Qatar - ha aperto il fianco a dei ritardi sulla tabella di marcia pesantissimi per i meccanici, che sono stati costretti a una nottata di superlavoro per preparare le vetture in tempo per le FP1 del venerdì mattina. Tutto è bene quel che finisce bene, tranne per i membri dei team già arrivati al sovraccarico dopo una stagione estenuante.
Non si fosse scatenato il putiferio cui abbiamo assistito dopo il GP di Abu Dhabi, a tenere banco sarebbe stato un bel gesto di sportività e di rispetto. Al termine di una stagione senza esclusione di colpi, Max Verstappen e Lewis Hamilton, splendido vincente e onorevole perdente, si sono guardati negli occhi e si sono sciolti in un abbraccio sincero. Una dimostrazione di tregua dopo un campionato estenuante, e, soprattutto, di grande stima reciproca. Se le sono date di santa ragione, a volte esagerando, ma sanno di aver lottato contro un fuoriclasse. Anzi, si sono spesi in questo modo proprio per via della consapevolezza di avere a che fare con un rivale speciale. Così come fuori dal comune è stata la loro stagione, destinata a entrare nella leggenda.