Ferrari: un'analisi dell'azienda tra chi entra e chi esce

Ferrari: un'analisi dell'azienda tra chi entra e chi esce
Pubblicità
Il punto sulla Ferrari tra chi entra e chi esce. In cosa l'azienda di Maranello guadagna e in cosa perde? | <b>P. Ciccarone</b>
28 ottobre 2014

Via Montezemolo, dentro Marchionne, via Domenicali dentro Mattiacci, e poi ancora Marmorini, Alonso e altri ancora. Nella nuova Ferrari c’è in corso un via vai di proporzioni enormi. Di solito quando si sostituiscono certe posizioni lo si fa per rinforzarsi, ma davvero la Ferrari attuale è più forte di quella di ieri? Proviamo a vedere posizione per posizione tenendo conto però di una cosa importante: per vedere i risultati della gestione attuale ci vorrà del tempo, per cui l’analisi è solo parziale e incompleta, ma basata solo sulla teoria.

Montezemolo out Marchionne in

Luca di Montezemolo non lavorava alla Ferrari, “era” la Ferrari moderna. Con i suoi 23 anni in azienda con i titoli mondiali a ripetizione, Montezemolo ha ottenuto più successi dello stesso Enzo Ferrari, traghettando l’azienda da una dimensione artigianale a quella industriale di classe che tutti conosciamo. Era un ottimo PR, rappresentava al meglio lo charme, la classe e il saper trattare coi media, parlava coi principi, ministri e attrici in giro per il mondo. Era il miglior ambasciatore che la Ferrari potesse avere e in questo, il confronto con Marchionne, è impietoso. Come immagine, savoir fair e diplomazia nonché conoscenze mondiali Montezemolo batte Marchionne senza appello. Lo stesso dicasi con la conoscenza del mondo della F.1 e nei rapporti con Ecclestone e coi team manager, Marchionne non gode dello stesso status e confidenza, per cui sarà un inizio difficile. Il manager abruzzese, infatti, è un abile uomo fabbrica, un comandante in capo che conosce bene i segreti delle aziende e su questo il confronto con Montezemolo pende dalla parte di Marchionne, ma i risultati economici della Ferrari di Montezemolo sono uno scomodo metro di paragone, basterà fare un poco peggio e il confronto è fatto. Diciamo che nel cambio di manager la Ferrari ci perde per la parte glamour e sportiva, ci guadagna in quella manageriale.

marchionne montezemolo ferrari
Marchionne segue Montezemolo al vertice della Rossa: un compito non facile. Montezemolo era la Ferrari dell'era moderna

Voto: indebolita con tendenza al miglioramento

Domenicali out Matticci in

Qui il confronto è impietoso. Domenicali ha lavorato 23 anni in Ferrari, è cresciuto in vari settori, ha una ampia conoscenza dell’azienda e dei vari percorsi, dapprima come direttore di gara al Mugello, quindi conoscenza dei regolamenti sportivi e relazione coi marshal, poi come responsabile sportivo della GES Ferrari e infine come AD della stessa. Conosce tutti gli uomini, ha creato un buon clima e ottimi rapporti con tutti. Mattiacci arriva dal mondo della produzione, ottimo elemento con risultati importanti nei mercati in cui ha operato, ma non ha la competenza e le conoscenze aziendali che aveva Domenicali. Mentre questi quando parlava veniva subito seguito, Mattiacci sconta la mancanza di esperienza e un carattere diverso, per cui in questa fase cerca di imporsi, con modi anche duri, che in realtà ottengono l’effetto contrario perché imporre certe cose, senza avere il carisma per farlo, mette i subalterni nella situazione di scarsa affezione verso il capo. Mattiacci è persona intelligente e lo capisce e reagisce inasprendo ancor più le cose. Ha capito che l’anima della squadra sono i meccanici e con questi ha cercato di mantenere buoni rapporti, ma è ancora visto come un corpo estraneo di cui non si sa ancora la durata. Cioè se sarà un manager che resterà a Maranello oppure se è solo uno di passaggio. Sfumatura, ma essenziale nei rapporti che sta costruendo. A Mattiacci vanno tutte le attenuanti del caso: buttato nella mischia all’improvviso, in una stagione difficile, con cambi al vertice e situazioni non facili da gestire, con l’esperienza da maturare sul campo e sulla propria pelle. Davvero non si sa se gli hanno fatto un favore o meno…

Voto: indebolita

alonso vettel
Alonso lascia Maranello per far posto a Vettel. Il tedesco è più giovane, ma lo spagnolo è fortissimo e mediaticamente preparato

Alonso out Vettel in

E’ parere di tutti che Alonso sia il miglior pilota in circolazione, i meccanici lo adorano, i dirigenti un po’ meno. Ha una visione completa e ampia della squadra e in pista dà sempre il massimo. Vettel deve scoprire la Ferrari, non parla l’italiano e nei primi tempi sarà dura districarsi, non ha l’intelligenza di Schumacher che in un periodo peggiore si trovò a Maranello a dover imparare come muoversi, soprattutto dal punto di vista politico. Alonso invece è un ottimo politico, sa cosa fare e come, da che parte girarsi e come trattare la stampa, Vettel non ha idea di come fare, è sempre stato un pilota semplice e senza tanti grilli. Il vantaggio di Vettel è che ha sette anni in meno di Alonso, può aspettare una macchina competitiva mentre Alonso no, ha già perso troppo tempo. Inoltre aver vinto 4 mondiali mette Vettel nella situazione di non dover dimostrare nulla a nessuno, per cui potrebbe anche prenderla sotto gamba nel caso qualcosa non funzioni a dovere, vedi Raikkonen e la Ferrari con due così non è che faccia tanta strada…In pista si tratta di uno dei top driver, uno veloce che però senza una macchina competitiva ha mostrato di prenderle anche dal compagno di squadra. Non sembra un affare averlo preso a Maranello, ma perdendo Alonso non c’erano molte alternative.

Voto: indebolita per carisma, migliorata per età

allison ferrari
Allison aveva già lavorato alla Ferrari

Marmorini out Binotto in

Non c’è derby, nel senso che dire Marmorini o Binotto è quasi la stessa cosa. Per il motorista che ha lasciato, il suo sostituto è in pratica l’alter ego, visto che i due hanno sempre lavorato al fianco e quindi, almeno in questo settore, l’avvicendamento è stato il meno traumatico possibile. Il problema è che alla Ferrari manca la tradizione e la conoscenza dei motori ibridi che i tedeschi hanno da tempo e che la rossa ha dovuto scoprire sulla propria pelle. I problemi del motore dipendono anche dalle richieste dell’aerodinamico che ha imposto scelte estreme, che poi non hanno pagato nella pratica. Il problema di Binotto è che fino al passato, qualsiasi cose andasse storto, aveva l’alibi di Marmorini, ora non più e quindi, anche se ha partecipato alle scelte di ieri, oggi si ritrova con altri problemi, vedi la fabbrica da gestire, che in precedenza toccava a Marmorini.

Voto: alla pari col passato

Allison in Pat Fry... Semi out

Non c’è stato un avvicendamento vero e proprio in quanto il ruolo di Allison è nuovo e non comprende nessuna sostituzione al vertice progettistico. Di sicuro Allison aveva lavorato alla Ferrari e fu accompagnato alla porta come tecnico di secondo piano, ora a distanza di anni gli hanno dato la responsabilità totale del progetto. O si sono sbagliati all’epoca o si stanno sbagliando ora. Di certo metterà mano in maniera massiccia al progetto della vettura, farà passare le proprie idee sperando che siano quelle giuste. In attesa di giudizio anche se finora l’aver fatto diventare sempre più inglese la Ferrari non è che abbia migliorato il clima, anzi…

Voto: non tutto da verificare

E adesso, a margine di questa analisi, provate a conservarla e a rileggerla fra 12 mesi. Se davvero andrà così, vuol dire che siamo stati facili profeti, se invece verrà clamorosamente smentita, vorrà dire che la Ferrari ha indovinato i cambi e le sostituzioni tornando a vincere!

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese
Pubblicità