Ferrari: si resta o no in Formula 1?

Ferrari: si resta o no in Formula 1?
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La Ferrari resta o no in F1? Dato il ritorno d'immagine che si percepisce decisamente sì, ma serve una regolamento che piaccia a tutti i costruttori | <i>P. Ciccarone, Austria</i>
21 giugno 2014

Zeltweg – Vado, vengo, resto no me ne vado. Ma allora cosa farà la Ferrari? Lascia la F.1 come aveva fatto intuire il Presidente Montezemolo al Wall Street Journal, oppure qualcuno ha capito male e senza F.1 la Ferrari non ha ragione di esistere? E a questo punto, visti gli interrogativi sulla presenza o meno della rossa nel mondiale, corroborato dall’arrivo di Alonso a Le Mans, con tanto di show al volante di una vecchia 512 del 1971, vale la pena distinguere la realtà dalle mosse politiche.

Il Cavallino corre da sempre in F1

La Ferrari non se ne va dalla F.1 perché oltre ad averci sempre corso dal 1950, percepisce tanti di quei soldi di diritti TV, di immagine e di presenza nel mondiale che nessun altro campionato le può garantire. Sono oltre 120 milioni di euro all’anno, ai quali bisogna aggiungere i 60 di fatturato marketing che con le vendite delle super sportive non hanno nulla a che fare. E’ vero che la Ferrari spende 220 milioni di euro per la F.1, ma è anche vero che sono coperti dagli sponsor, seppure alcuni, come Santander da 70 milioni all’anno sono passati a 30 o giù di lì.

In ogni caso il gioco vale la candela e quindi quando il Presidente Montezemolo lancia l’amo, lo fa per distrarre l’attenzione dalle prestazioni scadenti della Rossa in F.1 e per creare nuovi motivi di interesse. La mossa politica ha la sua ragione di essere perché, se l’andazzo rimane questo, i 120 milioni all’anno e il resto potrebbero diventare un puro ricordo. Meno soldi dagli sponsor, meno audience TV, meno investimenti e meno spettacolo in pista. Bisogna correre ai ripari altrimenti certe cifre sono solo un ricordo.

Il gioco vale la candela e quindi quando Montezemolo lacia l'amo lo fa per distrarre l'attenzione dalle prestazioni attualmente sottotono della Rossa

Una F1 che ha bisogno di una sistemata

Che questa F.1 abbia bisogno di una messa a punto, lo dicono tutti. Non attira i giovani, ma è anche vero che i piloti attuali, anche i campionissimi, hanno la stessa personalità di una sogliola. Piatta. Prendi Vettel, ad esempio, non vuole parlare della nascita della figlia: «E’ una questione di privacy» non vuole dire che musica ascolta e per chi tifa a pallone. Ha vinto 4 mondiali, ma se fosse un giocatore di bocce della domenica forse avrebbe più seguito. Tutti perfettini, tutti puliti. E in pista, con queste norme, appena superi uno e lo tocchi, scatta la sanzione. Tanto che anche i commissari della FIA sono stati allertati nell’allentare le maglie e lasciarli fare.

Senza una botta ogni tanto (vedi Massa e Perez in Canada con relative polemiche) scema l’attenzione. Non diciamo che debba essere un rodeo tutte le volte, però potrebbe aiutare… Il Presidente Montezemolo ha chiesto un tavolo con sponsor, organizzatori e media per trovare una soluzione. La prima dovrebbe passare per nuove regole meno idiote delle attuali. Che per inciso sono state approvate dalle squadre e la Ferrari, che ha potere di veto, non lo ha fatto: «Abbiamo pensato all’interesse generale e non al nostro» dice il Presidente Montezemolo.

Repubblica delle banane a chi?

Vero, ma certe nefandezze andavano contestate subito, non ora che, con una macchina scadente, ci si fa dire da Jean Todt che «La F.1 non è la repubblica delle banane dove si cambia quando non si vince». Quindi il peso e il potere specifico che la Ferrari potrebbe avere, in questo momento, viene meno proprio perché non avendo una macchina competitiva, ogni cosa detta dalla Ferrari potrebbe essere scambiata per un alibi.

E non è così. «Se avete delle idee voi ditele pure – dice Bernie Ecclestone – sono pronto a ricevere tutte le indicazioni possibili, io non so dove mettere le mani». A livello tecnico sono le squadre, ma per ridurre i costi hanno voluto togliere le prove libere del prossimo anno. Una idiozia totale, come dire che l’Italia scende in campo per il mondiale senza fare il minimo allenamento. E a livello tecnico ci vuole tempo per cambiare le cose. Mentre le Mercedes si avviano a vincere il primo titolo dopo il 1955, Montezemolo cerca di dare una scossa, ipotizzando ritiri e sfracelli. Non lo farà mai. Di sicuro ha il dovere e il potere per richiamare l’attenzione di chi conta. La F.1 non sarà una repubblica delle banane, ma è anche vero che senza Ferrari non sarebbe più F.1 e questo lo sa anche Jean Todt. 

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