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Mette benzina sul vecchio fuoco quasi spento degli appassionati F1 meno giovani, il figlio di Schumacher. Lo fa quando guida a manetta la Ferrari in pista durante un GP, la Ferrari con il motore da F1 vero. Mette anche le cose al posto giusto con la sua monoposto però, dato che il pilota tedesco ha poi gestito molto bene una delle sue gare F2: arriva il primo successo in Ungheria. In questa sua prima stagione desta curiosità per il nome, ma anche interesse per i risultati, Mick.
È l’ennesima è vero, di stagione per lui, ma è ancora giovane, da decifrare per molti pur se palesemente meno “tosto” del papà, nei modi e nell’impatto. Ma in pista, negli anni, è gradualmente migliorato. Quanto lo farà ancora? Non si dimenticano le batoste prese da alcuni coetanei a parità di mezzo, ma non si dimentica anche che lui è sempre sotto pressione, non solo in gara. Di gare alcune gli riescono proprio bene, come a papà.
Ecco, il clamore di certe fasi “calde” borderline ma vincenti come papà Michael, con il volante in mano ancora non lo ha mostrato al mondo Schumi Jr. Però frangenti di guida fredda per davvero, senza errori quando dietro spingono forte, forse anche più forte di te, quello sì. Dopo F4 e F3, ora ha messo il piede sul primo gradino del podio anche in F2. Chi ha sempre detto che non è fenomeno, a ragione, potrà forse ricredersi in futuro? Diciamo che a oggi potrebbe in prospettiva infastidire la posizione negli annali F1 dello zio, non certo di papà. Lui, Mick, si tiene con un profilo basso e si definisce uno che vuole imparare, intanto in qualche maniera Michael apprende dei suoi passi, che non sono più così pochi.