Ferrari, Leclerc più freddo di Schumi? Spodesta Vettel e schiva la storia, ma ammette la “libération” monzese

Ferrari, Leclerc più freddo di Schumi? Spodesta Vettel e schiva la storia, ma ammette la “libération” monzese
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Il giovane francese formato e indottrinato dalla Academy, ammette che Monza per lui è la liberazione, lo sblocco. Quasi un lancio verso l’olimpo di chi arriva in pista con un casco e una Rossa, pensando solo a vincere. Ma il paradiso rosso si trova volto vicino anche al purgatorio, come sanno in tanti: servono doti che Charles deve ancora far crescere, pur se sembra includerle tutte
10 settembre 2019

Una conferenza post-gara mai vista, quella dell’ultimo GP Italia F1. Sarà che ci manca il vecchio responsabile FIA di lingua italiana (Bonciani) sarà che quando vince la Ferrari a Monza è un gran casino ma… Di norma i tre piloti del podio scendono di macchina, procedure nei box e cerimonia, poi si siedono ai loro posti di fronte alla stampa. Questa volta no, ne manca uno in mezzo ai due vestiti Mercedes. E diciamo vestiti perché solo Bottas è in tenuta da pilota, Hamilton come solito si cambia meglio di una grid-girl arrivando in T-shirt larga, bermuda colorati, scarpe da tennis e calzettoni. Ma il vincitore? Quello vestito di rosso (tuta si ma sopra una bella polo Ferrari) è quello che farà attendere tutti. Per almeno 10 minuti, tanti, tanto che la conferenza apre con il buco rosso in mezzo. Ma questa volta ci sta, perché la vittoria Ferrari a Monza è speciale, perché tutti lo cercano ovunque e lui, può anche rigare un millimetro meno dritto oggi: si è “liberato”.

Lo dice in francese, non trova la traduzione britannica o italiana, ma in sostanza si è liberato da quello che aveva dentro, un gradino importante per un pilota, quasi una rampa di scale se vesti quella tuta rossa che non ti togli di dosso mentre ti abbraccia chiunque (vedremo se un domani Lewis dovesse vestirla e toglierla sempre di fretta).

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Monza mi ha dato la libération come pilota Ferrari. Prima volta che arrivo in pista con la F1 pensando solo a vincere

E adesso? Due vittorie di fila su piste mitiche come Spa e Monza con la Ferrari, portano su quel piano degli eletti potenziali campioni con il Cavallino. Almeno per i tifosi è questo, per la stampa un’occasione di pressarlo. Lui che invece grazie a indole, capacità, sicurezza e formazione (Academy Ferrari) in pista la gestisce molto bene. Parla sereno e a cuore aperto davanti a chi lo incalza, facendo domande di ogni tipo. Ma rimbalza tutte quelle storiche.

Modelli, date e nomi della gloria passata, in rosso come la sua di oggi: “Io non ho tanta memoria, mi chiedono di Schumi e della storia, ma l'unico vecchio ricordo Ferrari serio che ho, è di quando visto per la prima volta il GP di Montecarlo: quella figura rossa che sfreccia!”.

Poi un ricordo più intenso, quando parla del suo amico Bianchi (deceduto in pista) che l'ha portato per la prima volta a mettere i piedi in quel di Maranello. “Mi ricordo ancora che voleva portarmi dentro, in azienda, ma non mi hanno fatto entrare. Adesso ho qualche agevolazione in più, per visitare la fabbrica”.

Con chi chiede cosa ne sarà del futuro non si sbilancia, pur avendo le basi e la formazione per “dover vincere”. Circa la relazione difficile o presunta tale con Vettel, gira bene intorno, perché lui è formato dall'Academy anche mentalmente, psicologicamente oltre che fisicamente. “Seb è un gran pilota, esperto. È velocissimo e imparo molto da lui, in continuazione”.

Certo, intanto però in campionato gli si mette davanti e chissà quando mai vorrà rivederselo, nella riga sopra al suo posto. Anche mai. Le prossime gare non sono tutte come Spa e Monza, favorite per la Ferrari, vedremo le prime fasi altalenanti, dopo la gloria.

Io qui mi sono liberato da una cosa che avevo dentro, vincere a Monza è sogno di una vita, tante emozioni. Tutta quella gente che grida per me”.

Continuavo a guadare i tifosi sulle tribune e alle reti, temevo entrassero a festeggiare prima del traguardo!

Come è stato l'ultimo giro? “Pazzesco e non solo l'ultimo. Mi accorgevo che non ero concentrato perchè guardavo la gente, sulle tribune. Ma guardavo troppo e poi mi dicevo no, devi guidare. Però temevo che che sarebbero saltati in pista per fare festa prima ancora del traguardo. È una cosa incredibile ed è quello che volevo: la prima volta in vita mia che in un weekend di gara di Formula 1 arrivo e penso solo ed esclusivamente a vincere. Vincere davanti ai tifosi della Ferrari”.

A questo punto la gente già stravede per lui, persino quelli che non seguono più molto la F1 guardano con piacere i risultati e le dirette, spiegando ai figli cosa è la Ferrari e chi tifare. Farà dimenticare Schumi? Può darsi e forse non solo lui, se continua così spingendo fuori con successo i campioni del mondo su auto tedesche. Perché quei tempi sono troppo lontani per i giovani e qualcuno, forse sacrilego, tra i meno giovani, comincia a dire che gli ricorda un altro pilota con una pronuncia simile: un certo Gilles...

 

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