F1. Yuki Tsunoda: “Se rinascessi vorrei fare lo chef. Ma desidero diventare campione del mondo”

F1. Yuki Tsunoda: “Se rinascessi vorrei fare lo chef. Ma desidero diventare campione del mondo”
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La passione per l'Italia e per il cibo, il sogno di vincere il mondiale di Formula 1 e la potenziale promozione in Red Bull: Yuki Tsunoda si racconta in un'intervista esclusiva rilasciata ad Automoto.it
6 settembre 2024

“Amo l’Italia. Penso che ci siano tante cose in comune con il Giappone, a partire dalla passione per il cibo”: Yuki Tsunoda, aspetto da ragazzino che nasconde una tempra d'acciaio, ormai è un italiano d’adozione. E che il nostro paese sia entrato nel suo cuore lo si capisce dalla naturalezza con cui, quando lo incontriamo nell’hospitality della RB a Monza, racconta un suo gesto molto apprezzato, l’aiuto prestato a Faenza per spalare il fango dopo la devastante alluvione dello scorso anno.

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“Vivevo lì da tempo, e mi è sembrato naturale farlo. Sono parte della comunità locale”, riflette Yuki, prima di farsi serio ricordando il suo timore in quei giorni. “Era la prima volta che vivevo un’esperienza del genere. Ricordo ancora la notte, quando gli elicotteri continuavano a volare sopra casa mia, e non smetteva di piovere. Naturalmente non potevo uscire, ma vedevo dalla finestra i campi di fronte riempirsi d’acqua minuto dopo minuto. E sui social media c’erano immagini di fiumi esondati vicino a me. Speravo che l’acqua non mi raggiungesse, ma mi sentivo impotente. Mi chiedevo che cosa avrei potuto fare se fosse successo”.

Quei giorni difficili non hanno fatto che alimentare il suo affetto nei confronti del nostro paese, tenuto vivo anche da una delle sue passioni più grandi, quella per il cibo, che, come sottolinea lui stesso, fa da fil rouge tra le due culture in cui è immerso, quella d’origine e la nostra. Sul piatto italiano preferito non ha dubbi. Dopo una breve riflessione sceglie le penne all’arrabbiata, “semplici ma buone. Molto buone”.

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Ma Tsunoda come fa a trovare un equilibrio tra il suo amore per il cibo e la forma fisica che deve mantenere come pilota? “Fortunatamente – dice con uno sguardo monello - siccome sono piuttosto minuto, non devo preoccuparmi del peso, e posso mangiare quello che voglio. Nessuno ci mette bocca, per fortuna. Ma avendo lavorato con dei nutrizionisti sin dai tempi della Formula 2, so come mangiare bene, quali vitamine devo assumere. Venire dal Giappone aiuta, perché la nostra dieta è piuttosto sana. Sono abituato naturalmente a non esagerare con il cibo pesante”.

La domanda, a questo punto, sorge spontanea. Yuki preferirebbe laurearsi campione del mondo di Formula 1 o essere proprietario di un ristorante stellato? “Facile, la prima. Ma se dovessi rinascere e scegliere qualcosa al di fuori del motorsport, farei lo chef. Stellato Michelin, perché no?”. Ma nell’esistenza che sta vivendo oggi lo vorrebbe possedere un ristorante? “Assolutamente sì. Ma questo non è il momento giusto. Sto ancora crescendo come pilota, per arrivare al top e, spero, vincere il mondiale un giorno”.

È stata una progressione rapida la sua verso la Formula 1, raggiunta quando non aveva ancora compiuto 21 anni. Con il senno del poi, c’è qualcosa che avrebbe fatto diversamente nella sua carriera, qualcosa che avrebbe voluto sapere e che invece non conosceva? “È una bella domanda – osserva -. Credo che avrei dovuto trasferirmi in Italia prima del debutto. Sono molto contento di essere venuto qui. Per il resto, sicuramente avrei beneficiato di una maggiore conoscenza tecnica, e ho attraversato dei momenti difficili, soprattutto i primi due anni. Ma sono felice di averli affrontati, perché mi hanno reso un pilota più efficace”. Ma c’è ancora margine di miglioramento, “da tanti punti di vista. E ci sto lavorando”.

E se Yuki è cambiato, lo stesso vale anche per la RB, una scuderia che ha vissuto una metamorfosi che va al di là della semplice modifica al nome, con ambizioni più sfidanti. Ma nonostante questo, secondo Tsunoda l’humus è lo stesso: “Da un certo punto di vista, la visione di Franz (Tost, ndr) e quella di Laurent (Mekies) sono simili. E poi ci sono ancora meccanici e ingegneri italiani, anche se ci sono stati molti nuovi acquisti nel tempo. C’è energia pura nel nostro DNA, il sangue italiano è ancora lì, sotto forma di una cultura allegra e amichevole. L’ambiente è lo stesso, pur essendo cambiato”.

La RB punta in alto rispetto al passato, ma è inevitabile per Tsunoda guardare al posto traballante di Sergio Perez in Red Bull e pensare di potercisi accomodare un giorno. Si sentirebbe pronto per una promozione così? “Me lo merito quel sedile, sì – dice con determinazione -. Sono pronto. Ma non è una decisione che dipende da me. L’unica cosa che posso fare è continuare a ottenere risultati che provino che sia meritevole di questa opportunità. Posso solo concentrarmi su quello che sono in grado di controllare”.

Che le sue ambizioni si realizzino o meno, una cosa è certa. Tsunoda in Formula 1 non ha trovato solo terreno fertile per crescere come pilota e come uomo, ma anche un vero amico, il suo ex compagno di squadra, Pierre Gasly. “Per me Pierre non è solo un conoscente nell’ambito delle corse, è un vero amico. Ho intenzione di trasferirmi presto a Milano, e saremo più vicini. Era entusiasta all’idea che mi spostassi vicino a lui, sono sicuro che ci vedremo molto spesso. Non vedo l’ora”. Un nuovo capitolo ancora tutto da scrivere, per Yuki Tsunoda, il giapponese d’Italia.

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