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“L’Italia è la mia seconda casa, amo questo paese, i suoi abitanti. Non riesco a immaginare di vivere in un altro posto”: Yuki Tsunoda non ha esitazioni quando, in un incontro stampa organizzato a margine del weekend di gara della Formula 1 a Imola, gli chiediamo della sua affinità con il paese che è diventato la sua casa da qualche anno. Ma che Yuki fosse molto legato alla terra di motori che lo ha accolto con calore lo si è capito da un gesto che vale molto più di mille parole, l’aiuto prestato nel ripulire le strade di Faenza subito dopo l’alluvione che proprio di questi tempi lo scorso anno ha colpito l’Emilia-Romagna.
Quei momenti sono scolpiti nella mente di Yuki, che si fa serio raccontando di giorni molto difficili. “Gli elicotteri continuavano a sorvolare la zona – ricorda - rendendo difficile persino dormire la notte. Al mattino, quando sono uscito, mi sono reso conto che le strade erano piene d’acqua. Per fortuna la mia casa era a posto, ma la situazione in città andava peggiorando sempre di più. C’era odore di benzina, era piena di fango. La velocità con cui queste zone si sono riprese è stata incredibile. Pensavo ci volesse un mese per risolvere, e invece ci hanno messo tre o quattro giorni. È stato un momento molto difficile”.
“Essendo cresciuto in Giappone – riflette Tsunoda - sono abituato ai terremoti, ma un’inondazione del genere mi ha molto spaventato. Non smetteva di piovere, e vedevo delle immagini tremende di pericolo vicino a casa mia”. Poi è arrivata la decisione di spendersi in prima persona per aiutare. “Vivevo a Faenza già da un paio d’anni, e mi sentivo a casa – spiega Tsunoda a chi gli chiede il perché di quel gesto -. Era la cosa naturale da fare. Sembra strano dirlo, ma è stato bello aiutarci reciprocamente, dividendoci i compiti. Anche se stavano soffrendo molto, ho visto tante persone sorridere aiutandosi a vicenda. È stato un momento speciale, anche se le circostanze erano dure”.
A 12 mesi da quei giorni bui, la Formula 1 è tornata a Imola, nel trentennale della morte di Ayrton Senna, amatissimo in Giappone. Tsunoda lo vede come un idolo? "Devo essere onesto – spiega con sincerità Yuki - non ero ancora nato quando Senna correva, quindi non lo conosco come persona. Ma so quanto Honda debba a Senna, ed è un Dio per noi giapponesi. La generazione di mio padre, in particolare, lo venera. Vedendo l’on-board del suo giro a Monaco, in cui guidava perfino con una mano sola a un certo punto, è incredibile. Io non ci riuscirei”.
Anche se non si sente in grado di replicare certe prodezze di Senna, Tsunoda è cresciuto molto negli ultimi tempi. Il pilota che non era nemmeno mai stato accostato alla promozione in Red Bull sta impressionando per la sua costanza e la sua velocità. “Non penso al prossimo anno in questo momento, ed è una buona cosa - riflette con arguzia Tsunoda -. Mi trovo in una situazione molto diversa rispetto agli anni scorsi. Non so come andranno a finire le cose, ma sento l’interesse anche da parte di altre scuderie. Questo dimostra che ho centrato l’obiettivo che mi ero prefissato, far capire il mio valore anche fuori dal mio team”.
Quanto a un possibile approdo in Red Bull, Tsunoda dice: “Non ne so nulla. Se dovessi andarci sarebbe fantastico, ma devo dire che la RB è in ottima forma. Se rimanessi qui non sarebbe un male, ma devo pensare al mio futuro. Sono parte della famiglia della Red Bull da quando ero molto giovane, e mi piacerebbe continuare a farne parte. Sento il loro supporto, e vorrei ripagarlo. Questa stagione sto andando bene, e devo continuare a farlo. Il resto verrà da sé”. Yuki Tsunoda, il giapponese d’Italia, non ha per nulla paura del futuro.