F1. Verstappen gigante da mondiale, Norris ridimensionato. Ferrari contiene i danni nel Costruttori: le sentenze del pazzo GP del Brasile

F1. Verstappen gigante da mondiale, Norris ridimensionato. Ferrari contiene i danni nel Costruttori: le sentenze del pazzo GP del Brasile
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Max Verstappen vincendo il Gran Premio del Brasile 2024 di Formula 1 dopo una rimonta incredibile ipoteca un titolo che in fondo è sempre stato suo, nel giorno in cui le fragilità di Lando Norris hanno avuto la meglio sulle sue speranze mondiali. La Ferrari tiene botta nel Costruttori, nonostante il botto di Carlos Sainz
3 novembre 2024

Max Verstappen ha preso la pista a morsi nelle fasi finali del Gran Premio del Brasile 2024 di Formula 1, come se volesse dimostrare a colpi di giri veloci che il mondiale è suo. Non aveva bisogno di farlo, nel giorno in cui ha colto la prima vittoria dal GP di Spagna a giugno. Sarebbe stata sufficiente la rimonta dal diciassettesimo posto galvanizzata da una partenza a razzo e perfezionata con dei sorpassi audaci ma allo stesso tempo misurati, segno del fatto che Max ha preso atto del giro di vite sulla sua condotta in pista e ha capito come sfruttare la profondità delle sue frenate senza fare il pirata.

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Verstappen ha un gran senso per la guida sul bagnato e l’ha sfruttato sapientemente. Si dirà che Max è stato fortunato ad aver potuto approfittare del cambio gomme gratuito regalato dalla bandiera rossa causata da Franco Colapinto. Ma la verità è che bisogna trovarsi nella posizione per cogliere delle occasioni, e Verstappen se l’è guadagnata risalendo la china. La Red Bull, dal canto suo, ha scelto correttamente di attendere per la sosta, a differenza di McLaren e Mercedes con Lando Norris e George Russell, rientrati mentre un precedente regime di Virtual Safety Car era agli sgoccioli.

Non c’è nulla da fare contro il pilota che sta definendo quest’era della Formula 1, e si sta involando verso un titolo sofferto, il più spettacolare della sua carriera. Ma Norris ci ha messo del suo per sprecare l’occasione d’oro costituita dalla sua pole position. Lando non è pronto per il mondiale, oggi è risultato evidente. Il suo viso tiratissimo prima della partenza non presagiva nulla di buono, e i guai sono cominciati ancora prima dello start vero e proprio, con la decisione di muoversi a partenza abortita. Ci sono tante imperfezioni nel modo in cui guida, segno di una lucidità che va e viene, diluita in un mare di pensieri ampio come le scie d’acqua che oggi affrontava in pista.

Con un Verstappen così, contendergli il mondiale sarebbe un compito difficile per tutti. Ma diventa un’impresa impossibile per Norris, pilota velocissimo sul giro secco le cui fragilità si espongono nel corso della gara. È lui a uscire con le ossa rotte da un weekend pazzo, con qualifiche e gara nello stesso giorno affrontate da piloti la cui giornata era cominciata prima dell’alba e un meteo isterico, che ha fatto mettere il piede in fallo a tanti piloti. A proposito delle condizioni proibitive, l’immagine dell’entrata in pista della Safety Car con una pioggia battente che avrebbe richiesto l’uso delle full wet illustra l’inefficacia di una mescola la cui tendenza a surriscaldarsi costituisce un vero e proprio deterrente all’uso. Di fronte ai muri d’acqua alzati dalle vetture, simili a un banco di nebbia visti dal casco dei piloti, la F1 sembra non trovare altra soluzione se non una neutralizzazione.

Al netto delle considerazioni sulle gomme da bagnato, un weekend pazzo non poteva che avere la sua Cenerentola. È l’Alpine, che sotto la pioggia incessante di Interlagos ha vestito l’abito perfetto per un ballo sul bagnato, levandosi gli stracci di monoposto da retrovie. Esteban Ocon e Pierre Gasly si sono lasciati almeno per un giorno alle spalle le frustrazioni di un anno iniziato con una vettura pesante, inefficace dal punto di vista aerodinamico e con il motore peggiore del lotto, rendendo il team di Enstone la scuderia a cogliere più punti oggi.

Le 33 lunghezze che consentono all’Alpine di compiere un balzo notevole nel mondiale costruttori, aggrappandosi a un sesto posto che a inizio anno pareva utopia, inducono a pensare che le modifiche all’organigramma perfezionate in un’estate infuocata possano aver portato i loro frutti. Ma a sentir parlare Ocon dopo la gara, sembra più che altro un caso di serendipità, per una monoposto evidentemente più efficace sul bagnato di quanto lo sia mai sull’asciutto, forse anche per una questione di gestione delle gomme intermedie.

A proposito di pneumatici, la Ferrari SF-24 ha mostrato qualche difficoltà nel mandare in temperatura le intermedie con Charles Leclerc all’atto delle varie ripartenze, in particolare quella successiva a un incidente pesante in ottica costruttori, quello di un Carlos Sainz certo non in stato di grazia. La Rossa sperava in una gara asciutta, ma Leclerc, anche se con qualche sbavatura, ha portato a casa punti importanti. Non è stato lo stesso per Sainz, che dopo lo schianto in qualifica ha pure baciato con passione le barriere in gara.

La Rossa deve ringraziare lo spunto troppo aggressivo di Oscar Piastri in una lotta corpo a corpo con Liam Lawson – costato al primo una penalità di dieci secondi - e la solita prestazione incolore di Sergio Perez, che non hanno incrinato la sua posizione nel mondiale Costruttori. Ma per vincere il titolo, come sottolinea sempre Fred Vasseur, bisogna massimizzare i risultati. E oggi la Rossa non l’ha fatto, su una pista dove, però, la McLaren con l’asciutto avrebbe molto probabilmente mostrato un vantaggio sulla concorrenza.

Se McLaren e Ferrari hanno raccolto meno di quanto avrebbero potuto, la Mercedes a Interlagos ha scontato ancora il nervosismo della W15 alle prese con le asperità del manto. La riasfaltatura della pista non ha tolto carattere a un tracciato bulboso, che ha messo in grande difficoltà una macchina molto sensibile, recalcitrante, in queste circostanze. A uscirne con le ossa rotte è stato Lewis Hamilton, i cui lamenti continui via radio sul comportamento della vettura facevano il paio con le imprecisioni del caso. È stato George Russell a saperla prendere, la sua W15, sfruttandola per accomodarsi ai margini del podio.

In una gara in cui è arrivata persino la prima bandiera nera dal 2007, con Nico Hulkenberg squalificato per l’assistenza avuta dai commissari nel suo fuori pista, c’è anche spazio per i dolori della Williams, con due monoposto totalmente sconquassate da Alexander Albon prima e Franco Colapinto poi. Errori che possono capitare in condizioni al limite, ma che hanno un peso devastante per una scuderia piccola come la Williams. E che dire del leone Fernando Alonso, piegato dai dolori alla schiena dovuti all’incessante bouncing della sua Aston Martin, ma non spezzato, anzi spinto dalla volontà di chiudere la corsa per onorare il lavoro dei meccanici che avevano curato la sua AMR24 ferita dopo lo schianto in qualifica. È la stessa fierezza di acciaio dell’uomo che, vincendo dopo un digiuno lunghissimo, ha artigliato un mondiale che in fondo è sempre rimasto suo.

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