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Max Verstappen e Lewis Hamilton sono molto diversi tra loro, lo si è capito benissimo nel corso della stagione 2021 di Formula 1. Max è senza peli sulla lingua, fino a spingersi al limite della sgradevolezza, mentre Lewis misura accuratamente le parole, nel timore di essere frainteso, ma risultando meno genuino rispetto al rivale. In pista, non fanno sconti a nessuno. Ma Max è meno sottile nella sua aggressività se paragonato a Lewis, capace di portarsi appena al di là del limite, tanto basta per infastidire la concorrenza senza troppi eccessi.
Ma pure lo stile di guida è differente. Verstappen predilige monoposto con il posteriore instabile, un’apparente imperfezione che, nelle sue mani, diventa uno strumento per curvare in maniera più efficiente. Hamilton, invece, preferisce vetture che gli permettano di frenare in modo perentorio e in ritardo rispetto ai rivali, curvando in maniera decisa. Due approcci molto diversi, che, se sposati alla macchina giusta, risultano entrambi efficaci.
Verstappen e Hamilton non potrebbero essere più diversi anche per quanto riguarda le loro origini. Figlio di un pilota di Formula 1 il primo, quasi concepito per diventare il campione che è oggi. Di origini umili il secondo, il cui padre svolgeva più lavori contemporaneamente per finanziargli la carriera nei kart. Questi due destini così differenti sono sfociati in un percorso simile, visto che entrambi sono entrati a far parte giovanissimi del vivaio di un team. La McLaren nel caso di Hamilton, la Red Bull in quello di Verstappen.
E che gli infiniti bivi di cui è composta una carriera in F1 possano portare sorprendentemente a risultati simili lo conferma un’interessante comparazione tra le prime sette stagioni di Hamilton e Verstappen. Al medesimo punto della carriera in cui si trova oggi Max, Lewis aveva colto un titolo mondiale e vinto 22 gare. Verstappen, invece, ha concluso il 2021 con un’iride e 20 successi. Meno di Michael Schumacher, che nel medesimo punto della carriera vantava due titoli mondiali e 28 corse vinte. Ma sono numeri simili tra loro, quelli di Hamilton e Verstappen, anche se frutto di percorsi diversi.
All’esordio in F1, infatti, Hamilton ebbe subito per le mani una monoposto competitiva. Tanto da consentirgli di arrivare a un passo da un clamoroso titolo mondiale all’esordio. Non avrebbe dovuto attendere molto, visto che la prima iride arrivò nel 2008, con l’adrenalinico finale di Interlagos. Poi, però, la McLaren perse smalto, e anche lo stesso Hamilton attraversò un periodo di forte crisi, nel 2011, anno in cui, distratto dalla sua vita privata, in alcune circostanze fu l’ombra di sé stesso.
Così come Hamilton, anche Verstappen fu subito in grado di mostrare le proprie qualità, sin dagli esordi precocissimi della sua carriera, pur con la tendenza alla foga tipica dell’adolescente che era. Per avere a disposizione una vettura in grado di lottare per il mondiale, Max, a differenza di Lewis, ha dovuto attendere parecchi anni. Ma quando si è ritrovato per le mani la monoposto giusta, aveva la maturità necessaria a non steccare, a differenza dell’Hamilton del 2007.
Al termine della sua settima stagione, Hamilton aveva già perfezionato il passaggio alla Mercedes, la mossa chiave della sua carriera. All’epoca, in molti pensavano che avesse compiuto una pazzia. E invece aveva ragione. Al termine del suo settimo campionato in F1, Verstappen è finalmente campione del mondo. E ha giurato fedeltà a quella Red Bull che lo ha accompagnato finora nel suo entusiasmante percorso. L’età – 24 anni contro i 28 di Hamilton all’epoca – lo favorisce. Ma solo il tempo ci potrà dire come si dipaneranno i bivi della sua carriera.