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“Se penso a com’ero qualche anno fa, credo di essermi aperto molto come persona”. Con il suo baffo volitivo e il capello ossigenato con mullet d’ordinanza, il Valtteri Bottas che incontriamo nell’hospitality della Mercedes in Bahrain non sembra nemmeno un lontano parente del Bottas che aveva lasciato Brackley alla fine del 2021. “Penso che dipenda dagli anni che passano, dalla capacità di sentirsi a proprio agio mostrando chi si è davvero. E non prendermi troppo sul serio è stato cruciale per me. Mi ha aiutato a divertirmi di più, a vivere la vita in modo più semplice”.
Dopo la fine della sua esperienza con la Sauber, Bottas ha fatto ritorno a casa. “Tornare a lavorare con il team dopo tre anni mi è venuto naturale – ci spiega -. Conoscevo già molte persone per via della mia esperienza passata, e ricominciare è stato semplice”. Trovarsi in panchina, però, “è sicuramente difficile. È stato strano guardare la gara, anziché parteciparvi. Ma ho avuto tempo per prepararmi ad affrontarlo, dopotutto lo sapevo dalla fine dello scorso anno che sarebbe andata così. È un ruolo diverso. Ovviamente vorrei guidare la macchina. D’altro canto, il fatto di far parte di un ottimo team e rappresentare un brand importante, continuando ad avere un ruolo utile, è positivo per me”.
Bottas era già stato pilota di riserva nella sua carriera, dal 2010 al 2012 per la Williams, scuderia con cui avrebbe debuttato l’anno seguente. Un ruolo che oggi per lui è inevitabilmente “molto diverso da quando si è dei novizi di questo sport. Quando si è riserve da ragazzini, si è in quel ruolo per imparare. Ora, però, ho accumulato esperienza con tre team diversi, affrontando tante situazioni diverse, compresi problemi al set-up e di guida. Spero di poter aiutare il team. E credo che per loro fosse importante avere un altro paio di occhi da pilota, per analizzare i dati e quant’altro”.
In Mercedes ha ritrovato Toto Wolff. Che rapporto ha con lui? “Molto professionale, ovviamente. Ma siamo anche amici da molto, molto tempo. È sempre motivatissimo. Odia perdere, il che è una buona notizia. Non ha perso questa attitudine. Penso che sia un grande leader per il team”. Una scuderia, la Mercedes, che ha perso Lewis Hamilton, passato in Ferrari per il 2025. Conoscendolo molto bene, cosa pensa Bottas di questa mossa? “Chiaramente è un grande cambiamento, dopo un’esperienza lunga come la sua con la Mercedes, lavorando con le stesse persone. E si tratta di una cultura diversa, quella italiana, rispetto a quella anglo-tedesca della Mercedes”.
“Credo stia facendo bene, anche se si sta ancora adattando e gli serve del tempo. Ma ha già dimostrato di avere ancora la velocità dalla sua, specialmente in Cina. Credo che un cambiamento del genere gli abbia dato nuova linfa, e non possa che essere positivo”. Hamilton in Ferrari sta sperimentando per la prima volta la power unit della Rossa, come era successo anche a Bottas in Alfa Romeo. Quanto è complesso adattarsi? “Non è poi così difficile, non trovo che le differenze siano così grandi, a parte qualcosa di minore riguardo alla guidabilità. La cosa più complessa è gestire le regolazioni, visto che le nomenclature sono diverse. Una volta imparate le basi, ce la si cava senza troppa fatica”.
Servono dei cambiamenti a livello di stile di guida? “Minimi, soprattutto per quanto riguarda la cambiata e il freno motore. Ma tutto è regolabile, e si può trovare una soluzione che fa sentire a proprio agio”. La cosa più dfficile cambiando team per Bottas, comunque, è un’altra. “Lavorare con persone diverse. Alla fine, questo sport dipende dalla performance umana, dal lavoro di squadra. Bisogna capire davvero le persone con cui si lavora. Come dare il massimo e tirare fuori lo stesso da loro. Questo, e imparare mille nomi nuovi”.
Sta affrontando un processo di adattamento, anche se diverso, il nostro Andrea Kimi Antonelli. Come lo sta aiutando Bottas? “Ha ancora tantissimo da imparare. È appena arrivato in F1, ha solo corso qualche gara. C’è tantissimo da assorbire, soprattutto sulle piste su cui non ha corso. Io posso mettere al suo servizio la mia esperienza per il set-up, per la guida. Cerco di aiutarlo. Sulle piste che conosce ha più chiaro quello che deve fare”. La conferma del contributo di Bottas arriva dallo stesso Kimi.
"Mi ha aiutato tanto a Suzuka, devo essere sincero - ci ha spiegato a Sakhir -. Soprattutto perché quando correva era molto bravo sui circuiti con l'asfalto nuovo, ed era molto efficace nello scaldare la gomma. Dopo le FP3 in Giappone ero un po' perso e mi ha dato una grande mano. Mi trovo molto bene con lui. Abbiamo un bel rapporto e non mi faccio mai scrupoli ad andare a chiedergli qualche consiglio, perché so che comunque in qualche modo cerca sempre di aiutarmi".
“Sono impressionato dal modo in cui ha iniziato la stagione - sottolinea Bottas di Kimi -. Non è mai facile cominciare la propria carriera con un team di prima fascia, hai subito i riflettori puntati addosso. E George (Russell, il suo compagno di squadra, ndr) è molto costante e veloce, un ottimo punto di riferimento. Certo, ha commesso degli sbagli. Ma direi meno della maggior parte di rookie. E sta mostrando una velocità sempre maggiore. Sta facendo esattamente ciò che serve al team, cogliere punti. C’è ancora tanto potenziale da sbloccare”.
E sul suo futuro, invece, che dice Bottas? “Spero di tornare sullo schieramento. Sento di non aver ancora concluso il mio percorso in questo sport. Ho ancora qualche anno davanti. Questo è l’obiettivo. Come centrarlo è la parte difficile. Il primo passo è essere qui, con un ottimo team. Mi tengo al corrente di quello che succede nell’ambiente, con i team che si preparano per il 2026”. Valuterebbe l’ingresso in altre categorie? “La F1 resta la mia priorità, ma contrattualmente anche nel corso di questa stagione posso partecipare a delle gare. Per ora sono stato troppo impegnato per farlo, ma sento che la mia carriera da pilota non è ancora finita. Se non dovesse essere in F1, correrei altrove”.
Valtteri compirà 36 anni ad agosto. Si vede in F1 a 40 anni? “Perché no? – ci dice con lo sguardo carico di determinazione -. Sento di essere al massimo della forma sia fisicamente che mentalmente”. E se ha trovato la forza di mostrare chi è davvero, liberandosi da vincoli che almeno in parte si era imposto da solo per svelare una personalità volitiva e autoironica, chissà che non sappia anche reinventarsi e trovare una nuova collocazione in una F1 in cui il mercato piloti, ora quiescente, è destinato ad accendersi.