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Un anno senza Niki Lauda. Da dove partire per ricordarlo? Difficile, visto lo spessore dell'uomo e del pilota, del manager e del campione. Da qualsiasi lato lo prendessi, rischieresti di saltare un lato importante della sua figura. Le parole di Berger, 12 mesi fa, furono eloquenti: "Niki ha vissuto in 70 anni di vita quello che 70 vite insieme non riusciranno mai a fare". Vero, impossibile scindere il campione della Ferrari, l'uomo del rogo del Nurburgring, il pilota della sua compagnia aerea, il trapianto di reni e la seconda vita e poi, l'ultimo, trapianto di polmoni che gli ha regalato sei mesi di vita, come disse lui stesso all'amico Arturo Merzario, che da quelle fiamme al Nurburgring lo aveva tirato fuori: "Ho avuto in regalo altri sei mesi, ho visto i miei figli e la mia famiglia, vivere attaccato a una macchina non fa per me, stavolta è finita". Pochi giorni prima si erano sentiti al telefono, voce affannata, ma mente lucida su quale fosse il destino da compiersi.
E allora, oggi, meglio ricordarlo con un sorriso, con tanti aneddoti personali. Partendo da quel 1986, box di Imola, in cui da giovane fotografo di F.1 avevo una sua immagine scattata a Montecarlo l'anno prima. Farsela firmare era l'obiettivo. Lui, fuori dal box McLaren, che parla con Ron Dennis. Io che mi avvicino e gli dico che ho quella fotografia: "Vai a prenderla, ti aspetto". Era in auto, parcheggio interno Rivazza, una quindicina di minuti minimo. Vado di corsa, mica posso beccare Lauda tutti i giorni, torno indietro col pennarello in mano e foto in un'altra, mi dico che se ne sarà andato via. Figurati se un tre volte campione del mondo mi aspetta. Invece no, è lì appoggiato al muretto che appena mi vede mi fa segno con la mano, vede la foto, gli piace e me la firma. E se ne va.
Anni dopo, ormai da inviato fisso in F.1, Lauda prova una Jaguar e dice che "le F.1 di oggi sono facili, anche una scimmia può guidarle". Mi capita l'occasione della vita, provare una Benetton F.1. Emozione a mille, istanti per istanti che restano nella mente. Faccio il breve test, torno felice e quando incontro Niki nei box gli racconto l'esperienza: "Visto? Io detto che anche una scimmia può guidare queste F.1, quindi anche tu puoi guidare". Set, partita, incontro. Risate e via a parlare di corse. Montecarlo, qualche anno dopo. Il film Rush ne ha fatto una leggenda anche per le giovani generazioni. Ne parlo con lui nel motor home della Mercedes, e lui ridendo dice: "Il film non era del tutto vero, infatti io avuto molte più donne di Hunt, solo che io sposato, se mia moglie vede film io uomo morto, meglio non far sapere" e giù risate e aneddoti nel motor home con Merzario e il suo grande amico Pino Allievi: "Niki, ricordi quella volta in Brasile?" e lui a ridere.
Che era accaduto? Aveva noleggiato un pulmino VW di quelli in voga negli anni 70 con un bel logo peace and love. Aveva raccolto Allievi e altri giornalisti, James Hunt, Regazzoni e altri piloti, tutti stipati nel pulmino guidato da lui. Destinazione, una discoteca dove aveva prenotato per mangiare bere...e tante ragazze per tutti. Tornarono alle 4 del mattino, mezzi ubriachi e stanchi. Al mattino in pista, per il warm up :"Ferrari saputo, io pensato lui ora si incazza, invece mi chiese come erano le ragazze del locale..." e via di risate ancora. Arriviamo al 2016. Mediaset compra le radio dove lavoravo e la redazione viene licenziata in tronco. Vedo Niki e gli dico che era forse l'ultima volta che ci vedevamo e gli spiego il perché: "Se tu mollare ora, loro ragione. Tu manda fanculo loro, tu restare e loro fanculo. Tu mollare e loro avere ragione. Io dico tu restare F.1 così loro fanculo". Semplice, diretto e conciso. E infatti sono rimasto in F.1 ancora e quando mi vide, mi disse: "Bravo, tu fatto bene, loro perso tu vinto perché rimasto" e poi un bel selfie con Berger sulla griglia del GP del Bahrain.
Perché in griglia Niki ci andava a fare i commenti per la TV tedesca, RTL, ma anche per guardare le auto dei rivali e, sopratutto, vedere le ragazze in griglia e con Berger scambiarsi opinioni e pareri su...curve diverse dal solito. "Io non capire perché tolto ragazze da griglia - disse dopo la rivoluzione di Liberty Media - non fare male nessuno, cosa bella da vedere. Io proprio non capire". Ecco, in tanti non lo hanno capito. Di sicuro mi resta impressa la tua ultima presenza in pista, Silverstone 2018. Non stavi bene, avevi un po' di tosse. Eravamo sulla terrazza del motor home Mercedes, stavamo parlando, poi arrivò una telefonata. "Miei bambini" disse. Si allontanò, si mise in un angolo e tornò il Niki Lauda papà affettuoso. Intorno, i motori accesi avevano ripreso a riempire il paddock, quello stesso paddock che oggi, pur nel silenzio, sente la tua mancanza ma avverte ancora la tua presenza.