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Dopo la fuga di notizie di ieri pomeriggio, era diventato l'ennesimo segreto di Pulcinella della Formula 1. Ma ora è arrivata l'ufficialità. Red Bull e Ford uniranno le forze a partire dalla stagione 2026 almeno fino al 2030, con un accordo che porterà sia il team di Milton Keynes che l'Alpha Tauri a schierarsi in pista con motori da Red Bull Powertrains in collaborazione con Ford. La casa dell'Ovale blu contribuirà fattivamente allo sviluppo del motore endotermico e di altri aspetti, dalle batterie, ai software. Questo a fronte di un investimento sia economico che tecnico da parte della casa dell'Ovale Blu, che farà così il suo ritorno nella categoria in cui vanta il primato per il maggior numero di vittorie colto da un singolo motore, il Cosworth DFV impiegato da varie scuderie dalla fine degli anni Sessanta alla metà degli anni Ottanta.
A ben vedere, l'accordo tra Red Bull e Ford rappresenta la chiusura di un cerchio. Alla fine del 2004, Dietrich Mateschitz diede vita a quella che sarebbe diventata una superpotenza della Formula 1 rilevando la Jaguar proprio dalla casa americana. Che, cinque anni prima, aveva deciso di rilevare la Stewart per dare vita a un team ufficiale che avrebbe, però, vestito l'effigie della Jaguar, all'epoca controllata dalla casa dell'Ovale blu. Dopo soli due podi all'attivo - nonostante l'ingaggio di Niki Lauda in un ruolo dirigenziale nel 2002 - la Ford decise di porre fine all'avventura del team Jaguar, visto che gli ingenti investimenti, oltre a non portare risultati in pista, non garantivano nemmeno visibilità al marchio principale.
E così, a fine 2004, scese in pista per dei collaudi una vettura vestita degli stessi colori delle lattine della Red Bull. Una livrea destinata ad evolversi ben presto in uno schema di colori più sofisticato, così come elaboratissimo sarebbe diventato l'impegno del colosso degli energy drink in F1, grazie all'acquisizione, perfezionata un anno più tardi, della Minardi, diventata prima Toro Rosso e poi Alpha Tauri. Dopo i travolgenti successi dell'epoca di Sebastian Vettel e il ritorno alla vittoria con Max Verstappen, la Red Bull ha deciso di alzare ulteriormente l'asticella, creando la divisione Powertrains e rubando forza lavoro agli acerrimi nemici della Mercedes. Poi il flirt mai consumato con Porsche, e le nozze con Ford.
Un'intesa, questa, che rappresenta un'ulteriore dimostrazione dell'aumento dell'interesse nei confronti della Formula 1 negli Stati Uniti. Chiamarlo effetto Drive to Survive è riduttivo, perché gli appassionati USA sembrano destinati a restare incollati sullo schermo, e a fidelizzarsi alla categoria. E le potenzialità del mercato statunitense sono evidenti per la proprietà local della F1, che ha fatto sì che nel 2023 ci siano tre GP a stelle e strisce. Dal 2026 alla festa parteciperà anche Ford, e c'è da aspettarsi che anche il duo Andretti-Cadillac riesca a fare breccia sulla Federazione. L'arrivo dei grandi costruttori - nel 2026 ci sarà anche Audi - in sé non è una novità, perché i grandi nomi dell'automotive vanno e vengono da decenni in F1. Fondamentale è invece che restino gli spettatori. E se queste new entry blasonate dovessero davvero aiutare a raggiungere questo scopo, sarebbe tutto guadagnato.