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La Haas sarà la prima monoposto 2019 a svelare le proprie forme, anche se in settimana vedremo un lay out di quella che potrebbe essere, anche perché far vedere con troppo anticipo alcune soluzioni scelte per la stagione che parte a marzo, potrebbe essere controproducente. L'anno scorso la Haas ha concluso al quinto posto un mondiale in crescendo perdendo la quarta posizione, a favore della Renault, soltanto sul finire. Un bilancio eccellente, ricco però di recriminazioni, perché il bottino di punti e piazzamenti poteva essere migliore. A capo della squadra americana che però nasce a Varano de Melegari c'è Gunther Steiner, altoatesino che parla italiano con un forte accento tedesco "veramente parlo anche il tedesco con accento italiano e l'inglese con accento tedesco, insomma non ne imbrocco una" dice ridendo. Per Steiner, che per un certo periodo di tempo era chiacchierato come il possibile sostituto di Maurizio Arrivabene alla Ferrari, proviamo a fare un bilancio della scorsa stagione in attesa della prossima che si preannuncia ricca di incognite.
"Siamo arrivati quinti l'anno scorso, potevamo concludere al quarto posto, ma dopo appena tre anni di F.1 direi che il bilancio è stato positivo, proprio una bella cosa per una squadra come la nostra. Se pensiamo che davanti abbiamo quattro case, Mercedes, Ferrari, Red Bull e Renault, potremmo quasi dire che siamo i primi dei normali..."
Si potrebbe dire che pollicino si è messo di mezzo fra i giganti del mondiale. Merito di cosa? Organizzazione della Hass? Mentalità agonistica?
"Direi che è stato un insieme di queste cose. Senza organizzazione non combini niente e spendi di più, la mentalità agonistica, da racer, ci ha aiutato senza dubbio e abbiamo sfruttato al meglio quello che avevamo in casa".
Il merito di tutto questo lavoro però è suo. Ci ha messo impegno e dedizione, capacità e pragmatismo eppure mantiene sempre un basso profilo e i suoi meriti non vengono evidenziati...
"A me non disturba affatto, non voglio passare per il campione assoluto di niente. La nostra mentalità è quella del meno spendiamo, meglio stiamo però spendiamo al meglio sennò è inutile. E' un equilibrio importante"
Diciamo che la differenza nella gestione della squadra sta nella mentalità da racer, agonistica, che lei ha portato mentre altri hanno un approccio più basato sugli aspetti economici?
"Sì è vero. Io arrivo dalle corse, nasco dalle corse e voglio fare le corse. Non è che quando arrivo in pista penso ad altro, mi concentro solo sulla gara che è il nostro obiettivo finale. E' questo l'approccio che ho portato alla squadra".
Si parla di budget cup, di riduzione delle spese, possiamo dire che la gestione della Haas potrebbe essere presa ad esempio per i prossimi regolamenti sportivi? In fondo avete ottenuto molto spendendo poco...
"Questo lo devono decidere gli altri, quelli che fanno i regolamenti. Non possiamo imporlo noi. Di sicuro se abbiamo ottenuto questi risultati lo dobbiamo anche alla Ferrari e al loro supporto, per cui noi ne abbiamo un beneficio, ma anche loro perché vendono i materiali prodotti e pensati dalla Ferrari. Noi siamo molto grati per l'aiuto che ci ha dato la Ferrari, senza non saremmo riusciti a fare quello che abbiamo fatto".
Avete una sede staccata a Varano, nella fabbrica Dallara, poi una Inghilterra e negli USA, è stato difficile coordinare tutto?
"Sicuramente sarebbe più facile avere una sola sede. Noi siamo cresciuti così e non conosciamo un altro modello di lavoro. Per noi, per come siamo strutturati, questa soluzione è la migliore e funziona bene così".
E' servito avere una antenna tecnologica a Varano con dei tecnici dedicati? Di solito in Italia importavamo tecnologia dall'Inghilterra, mentre stavolta sembra il contrario...
"Assolutamente sì. Lo sviluppo e la progettazione della macchina è fatto tutto a Varano, a Parma abbiamo la nostra mente pensante e attiva. Dallara è un grandissimo partner della Haas, come Ferrari è un grandissimo collaboratore. In Inghilterra non facciamo lo sviluppo della vettura, assembliamo e mettiamo a punto le vetture prima di andare alle gare, ma resta chiaro che nasce tutto in Italia. Anzi, lo ripeto: a Varano de Melegari".
Gunther Steiner ha ancora qualche sogno da realizzare in F.1?
"Ne ho ancora tanti da realizzare che non ce la farò mai, di sicuro come obiettivo mi sono posto quello di migliorare sempre più e lavorare al meglio. Questo è possibile farlo, per cui accontentiamoci di fare questo che è già difficile di suo"
Però la soddisfazione di essere i campioni del mondo dei "normali" resta nel cuore?
"Senza dubbio. Ci fosse pure un premio non sarebbe male, anzi quasi quasi lo propongo...".