F1: squalifica Leclerc-Hamilton, perché la FIA non ha controllato tutte le monoposto dopo il GP degli USA?

F1: squalifica Leclerc-Hamilton, perché la FIA non ha controllato tutte le monoposto dopo il GP degli USA?
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Perché la FIA ha controllato solo quattro vetture dopo il Gran Premio degli USA 2023 di Formula 1? Rispondiamo a questa e altre domande sulla squalifica comminata a Charles Leclerc e Lewis Hamilton ad Austin
23 ottobre 2023

Può un dettaglio nascosto agli occhi indiscreti avere un influsso devastante sull’andamento di una gara? La risposta è sì, e la dimostrazione è arrivata con la doppia squalifica ai danni di Charles Leclerc e Lewis Hamilton, le cui monoposto alla fine del Gran Premio degli Stati Uniti 2023 di Formula 1 presentavano un’usura eccessiva del plank. Il regolamento, tenendo conto dell’inevitabile consumo del componente nel corso del GP, stabilisce come spessore minimo 10 mm, con una tolleranza di un mm per l'usura rimediata durante la gara. Al di sotto di questo limite, scatta l’investigazione.

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Introdotto a partire dal GP di Germania 1994 all’interno di un ampio pacchetto di soluzioni per garantire maggiore sicurezza dopo la morte di Roland Ratzenberger e Ayrton Senna, il pattino del fondo costò a Michael Schumacher la squalifica nel GP del Belgio di quell’anno. Anche in quel caso, il problema fu l’eccessivo consumo. Quando nella notte italiana è arrivata la notizia dell’investigazione per Leclerc e Hamilton, si è subito capito che l’esito non avrebbe potuto essere altro che l’estromissione dalla classifica del GP.

Se c’è qualcosa su cui la FIA si è sempre dimostrata coerente, quello è il trattamento severissimo nei confronti delle infrazioni tecniche. Se la monoposto risulta non conforme a fine gara, scatta la squalifica. Ne sa qualcosa Sebastian Vettel, che in Ungheria nel 2021 perse il secondo gradino del podio perché sulla sua Aston Martin AMR21 non c’era la benzina sufficiente a permettere alla Federazione di effettuare i controlli del caso.

Nel caso di ieri, i controlli, che vengono effettuati a campione, oltre alle monoposto di Leclerc e Hamilton hanno interessato anche quelle di Max Verstappen e Lando Norris, risultate però conformi. Nel caso in cui una vettura sia invece illegale, non viene mai effettuata una verifica sulla sua gemella. La Federazione controlla a campione perché sarebbe impossibile verificare ogni aspetto di ciascuna vettura in tempi brevi. In questo caso, è stata scelta una monoposto per ciascun top team. Si tratta in ogni caso di un processo trasparente, visto che la lista dei componenti oggetto di ispezione è resa pubblica dalla Federazione.

Ciò detto, è possibile che l’usura sia frutto della volontà di spingersi al limite dell’irregolarità con l’altezza da terra per avere un vantaggio prestazionale? È un’eventualità da escludere. Tenendo conto che la squalifica sarebbe inevitabile nel caso in cui la monoposto risultasse non conforme a un controllo a fine gara, il gioco non varrebbe assolutamente la candela. È invece possibile, anzi probabile, che il format della Sprint abbia avuto un influsso su quanto successo.

Con una sola sessione di prove libere da 60 minuti per scegliere l’assetto migliore, non è semplice individuare l’altezza da terra ideale, soprattutto se, come successo alla Mercedes, il fondo presenta delle novità. Non avendo girato a serbatoio pieno nelle FP1, sia in Ferrari che in Mercedes devono essere stati commessi degli errori di valutazione. Il fatto che il parco chiuso sia scattato già nel pomeriggio di venerdì non ha indubbiamente aiutato. In passato qualcuno ha preferito scattare dalla pitlane per paura di un’eccessiva usura del plank. È successo all’Alpine a Baku. È chiaro che, partendo dalla pole position e dal terzo posto, rispettivamente, la scelta per Ferrari e Mercedes sarebbe stata più sofferta.

Chi ha avuto un approccio conservativo in termini di altezza da terra è stata sicuramente la Red Bull. Verstappen è sembrato più “umano” rispetto al solito proprio perché la RB19 è stata portata al di fuori della sua finestra di utilizzo ideale. Le costanti lamentele di Max nel corso del weekend fanno capire come ad Austin la vettura fosse troppo capricciosa per consentirgli di contenerne l’instabilità con efficacia come ama solitamente fare.

Non avrà apprezzato la sua RB19 ad Austin, a maggior ragione viste le difficoltà in frenata in gara, ma Verstappen deve ringraziare la Red Bull. Perché il motivo per cui ha rischiato di perdere la gara si basa sullo stesso elemento protetto dagli occhi del pubblico che è costato la squalifica a Leclerc ed Hamilton. Si vince e si perde anche così, in una Formula 1 in cui cambiano i format, ma non certe normative pensate per un weekend di gara standard.

Verrebbe da pensare che il regime di parco chiuso vada rivisto, visto che ben quattro monoposto sono partite dalla pitlane per cambi di set-up e non per problemi tecnici e che almeno altre due avrebbero dovuto farlo per non incappare in una squalifica. Ma pure le normative sull’usura dei componenti forse meriterebbero una revisione, dal momento che nel weekend della Sprint le macchine disputano una distanza di gara complessiva superiore del 30% rispetto al normale. Ma anche questo, come la squalifica di Leclerc e Hamilton, è a discrezione della Federazione.

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