Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Seduti davanti alla TV siamo un po’ come gli allenatori della nazionale di calcio, ovvero siamo sempre più bravi noi di chi, sul campo, deve gestire le cose. Il concetto vale anche per le telecronache e gli articoli dei giornali, dove chi sta a casa spesso ne sa, o pretende, di saperne più di chi sta sul posto. Alla regola non sfugge nemmeno chi fa le telecronache e spesso si trova al centro di critiche mentre da casa nessuno sa quali difficoltà bisogna superare sul campo. Un conto è la prima linea, un altro il divano. Per capire come funziona questo lavoro e cosa c’è dietro a quello che vediamo in TV, abbiamo incontrato Carlo Vanzini, la voce narrante della squadra di SkySport F.1 in pista e a lui, in rappresentanza del gruppo, abbiamo chiesto alcune cose. La prima:
«Se fai qualcosa di nuovo e diverso, i piloti lo apprezzano e poi sono più disponibili. Fare qualcosa di interessante per loro in primis, evitando il banale»
Visto che bisogna coprire tante ore di diretta occorre che le squadre e i piloti diano la massima collaborazione, ma avviene o qualcuno latita? E in quel caso come ci si comporta?
«Diciamo che col passare del tempo noi di Sky ci siamo guadagnati il rispetto e la stima di team e piloti, ma ciò non toglie che dobbiamo fare tutti i nostri lavori nei tempi utili dei team e dei piloti, che fra sponsor, pista e riunioni, non hanno molto tempo per le interviste e il contatto coi media. A casa facciamo il punto nelle riunioni di redazione, cerchiamo di fare qualcosa di non banale e diverso e, a volte come l’intervista di Zanardi ad Hamilton, vediamo che è talmente piaciuta che Lewis invece dei 10 minuti concessi è rimasto oltre mezzora a chiacchierare con noi. Quindi se fai qualcosa di nuovo e diverso, i piloti lo apprezzano e poi sono più disponibili. Fare qualcosa di interessante per loro in primis, evitando il banale. In pista abbiamo pochi spazi dedicati, visto che ci sono molte TV e il tempo disponibile è da coordinare e dividere fra tutti. La F.1 è uno spettacolo da far vivere, non possiamo fermarci alle poche risposte del giovedì, dobbiamo mettere insieme tutto, riassumendolo la domenica in una clip musicata che da un lato diverte, dall’altro consente a chi non ha seguito, per tutti i giorni dell’evento, quanto accaduto in pista. Cerchiamo di non fare domande scontate per avere risposte scontate. Metti tutto insieme e la considerazione verso il nostro gruppo aumenta e possiamo fare cose diverse e più interessanti raccontando meglio possibile questa F.1».
La gente, però, vuole sempre storie nuove sui protagonisti, in F.1 sono quattro o cinque i top ma i piloti sono 22, come fare a coniugare la passione di alcuni con la richiesta di tanti?
«Cerchiamo di seguire le regole non scritte dei grandi eventi. In questi giorni ci sono gli europei di calcio, quindi si parlerà sempre di un argomenti inerente. In F.1 c’è la Ferrari che è considerata la nazionale a motori, per cui si dovrà parlare di Ferrari cercando argomenti ad essa legati. L’obbligo di avere sempre una presenza tutti i giorni, quindi sappiamo che nelle nostre giornate lavorative dobbiamo parlare di Ferrari, ma anche di Hamilton, Rosberg, Alonso anche se ha un team McLaren in difficoltà, quindi i top vanno sempre seguiti. È un po’ più difficile raccontare storie sui team di retrovie, una volta magari era più facile, ce ne erano di più in pista magari arrivavano a punti, oggi diventa difficile esaltare un Werlhein, che pure seguiamo, se fa un 13.posto perché poi la gente potrebbe dirci ma di cosa state parlando. Quindi seguiamo tutti, ma obbligati a farlo con i top».
«Se si considera scarsa la nazionale, in molti sperano che venga eliminata, poi quando vince scendono in piazza a festeggiarla. Con la Ferrari accade lo stesso»
Capisco il problema ma il vostro ascoltatore medio è un appassionato che ha scelto SkySport F.1 proprio per le possibilità di approfondimento che voi potete e fate tutti i GP, quindi una metà sarà tifosa della Ferrari, ma l’altra metà no e questo porta alle critiche, cosa puoi rispondere a questi appassionati?
«La cosa più bella è quando la domenica, leggendo i messaggi che ci mandano, vedo che alcuni ce l’hanno con me perché ho esaltato Hamilton, poi leggo chi dice che esalto Vettel, poi altri mi criticano perché esalto Alonso… C’è di tutto, io credo che i non tifosi della Ferrari la odiano, non lo capisco, ma è un meccanismo tutto italiano, guarda col calcio. Se si considera scarsa la nazionale, in molti sperano che venga eliminata, poi quando vince scendono in piazza a festeggiarla. Con la Ferrari accade lo stesso, noi non abbiamo dubbi nel dare più spazio alla Ferrari, lo dicono Hamilton e Wolff quando parlando della Rossa. Sono i primi a rendersi conto che con un avversario come la Rossa viene esaltato tutto il resto. Non ci tiriamo indietro nella critica, però. Quando Vettel si è fermato prima del dovuto, non è che siamo stati teneri con loro, è questione di punti di vista…»
Ma la presenza di Genè fa pendere il commento dalla parte Ferrari…
«Lui indossando la divisa Ferrari fa propendere verso questa idea, ma pur avendo la divisa rossa, è sempre molto attento, è il primo ad essere perplesso quando qualcosa non è chiaro o ci sono scelte strane, è il primo però ad esaltare le qualità di guida dei vari piloti in pista. Lui segue molto la gara di Vettel e Raikkonen, ma sfido chiunque, risentendo le nostre cronache, a trovare delle critiche o trattare dei piloti da nemici, non abbiamo mai trattato i piloti in modo diverso. Ripeto, la Ferrari è la nazionale italiana, noi abbiamo in cabina un elemento di questa nazionale ed è un elemento bravo, professionale e sopra le parti, questo è assodato».
Da noi manca la cultura della TV a pagamento, nel senso che fin tanto che si vede tutto in chiaro, va bene, poi quando c’è da pagare per seguire uno sport, c’è la fuga. Nonostante la grossa copertura TV e la qualità del lavoro di Sky, la gente è ancora abituata alle due del pomeriggio a mettersi davanti alla tele e vedere la gara, oggi non è così e gli ascolti sono diminuiti…
«E’ vero ma adesso ogni week end è un orario diverso, dal Canada a Baku, dall’Austria poi si torna agli orari normali, quindi manca già nel calendario una certa abitudine all’evento. Noi di Sky siamo contenti degli ascolti, siamo la miglior televisione al mondo come pay tv per la F.1 e questo ci fa piacere, abbiamo creato uno zoccolo duro di ascoltatori che resta al di là di come va la Ferrari. E’ chiaro che non sono ascolti da grande pubblico, ma è anche vero che la Ferrari non vince il mondiale da anni, negli anni 2000 la rossa vinceva dominando più di quanto non faccia oggi la Mercedes. Eppure c’erano 15 milioni di ascoltatori. Il grande pubblico arriva anche su Sky quando c’è la necessità di seguire per il tifo, vedi i numeri fatti con Valentino Rossi, io credo che di F.1 non se ne parla più fra un GP e l’altro, una volta c’erano i test infrasettimanali, i piloti li segui sui social, è un mondo che ha castrato i piloti che non possono esprimersi, manca la possibilità di parlare di F.1 fra una gara e l’altra. I personaggi oggi ci sono, ma vivono di marketing, PR etc, se sbagli entrano tanti fattori in gioco che i comportamenti che possono creare interesse, avere un seguito, sono stati eliminati. E’ questa la difficoltà di raccontare questa F.1. Ci sono sempre ostacoli che impediscono di dare il massimo alla gente. Dovrebbero trovare regole semplici, non puoi stare lì a perdere più tempo a spiegare le cose che a viverle».
Cosa dici dei colleghi della tua squadra?
«La gente ti segue se sei il primo che ti diverti, vogliamo far sentire in pista con noi i tifosi. Con Valsecchi c’è la percezione di uno vero che è ancora lì a guidare per noi. Federica Masolin è cresciuta tantissimo, è una perfetta padrona di casa catapultata in F.1 dalle olimpiadi e lo fa benissimo in un mondo nuovo, è stata brava e svelta a capire l’ambiente. Mara Sangiorgio è nata con la benzina nel sangue, una vera appassionata che viene apprezzata da tutti nel paddock. E poi tutti gli altri, una bella squadra».
Quale critica non ti è piaciuta?
«Leggo le critiche e ne faccio una lettura attenta, cerco di capire quali gratuite e quali quelle vere e non c’è gara, telecronaca o giornata che non abbia dei dubbi da risolvere, non è facile stare seduti in cabina, forse a casa sul divano vedi più cose rispetto a noi, ci mettiamo sempre nella situazione di chiederci se abbiamo fatto il massimo. Io provo a stare sempre più attento per la volta seguente, apprezzo le critiche e ci lavoro molto, ma devono essere giustificate, un senso, non che siano umorali. A volte nell’ambiente vedo rivalità che non sentiamo, che non esistono, ma fa parte del nostro lavoro, sul resto si può sempre migliorare».