F1, Sergio Rinland: «La GR02 mi è rimasta nel cuore»

F1, Sergio Rinland: «La GR02 mi è rimasta nel cuore»
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Intervista a Sergio Rinland, geniale progettista di monoposto come la Fondmetal GR02 diventato oggi professore universitario
29 luglio 2016

Nome italiano, cognome tedesco, vive in Inghilterra ma è nato in Argentina, Sergio Rinland è la summa della globalizzazione 30 anni prima che questa prendesse il sopravvento. Il suo ruolo di geniale progettista è ben noto a tutti, ma da qualche tempo Rinland ha lasciato le collaborazioni coi team di F.1, anche se si dedica all’insegnamento universitario, occupandosi ovviamente di dinamica del veicolo e simulazioni al computer. Il tecnico argentino ogni tanto bazzica nei box e scambia volentieri quattro chiacchiere con chi gli ricorda il passato. Tanto da diventare una fonte inesauribile di aneddoti e analisi sulla situazione attuale.

Che ricordi ha dell’Italia ingegnere? “Bellissimi, ma ci vengo ancora, mica l’hanno spostata mi pare…Seguo ancora tutto quello che accade in pista, sia per passione sia per studio e insegnamento dei miei studenti”. Oggi si occupa di simulazioni e dinamica del veicolo, ci sono cose che si possono applicare alla F.1 di adesso? “Sì, di sicuro c’è che ai miei allievi dico di non prendere per oro colato i dati dei simulatori. Il computer ti dice quello che vuoi sapere ma la risposta dipende da cosa gli chiedi. Se fai una domanda, diciamo così, stupida ti darà una risposta stupida. Per cui l’errore oggi è quello di fare una domanda stupida al computer e pretendere che la risposta sia intelligente.

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"Questo si traduce in un concetto che spiego bene ai miei allievi: non fidatevi dei numeri, verificate in realtà come stanno le cose e poi apportate le correzioni che servono. Nel mio programma di studi, infatti, anche in contrasto col rettore, ho voluto che il primo anno si facessero le ossa in pista, lavorando in pratica sulle macchine, poi dal secondo anno si passa ai computer e ai simulatori. Faccio un esempio allegandomi alla Ferrari vista a Silverstone. La teoria dice che per andare forte ci vuole un assetto rigido, e la Ferrari lo era, rigidissima bastava vedere come saltava. Poi guardi Red Bull e Mercedes e vedi che pompano, che sono morbide. Ergo, l’esperienza di pista e la conoscenza ti porta a prendere decisioni diverse rispetto alla teoria, se insisti con la teoria e inserisci i dati in tuo possesso, avrai sempre domanda sbagliata e risposta sbagliata”.

La teoria dice che per andare forte ci vuole un assetto rigido, e la Ferrari lo era, rigidissima bastava vedere come saltava. Poi guardi Red Bull e Mercedes e vedi che pompano, che sono morbide. Ergo, l’esperienza di pista e la conoscenza ti porta a prendere decisioni diverse rispetto alla teoria, se insisti con la teoria e inserisci i dati in tuo possesso, avrai sempre domanda sbagliata e risposta sbagliata

Quindi vorrebbe dire che insistere con assetti rigidi cercando il miglior compromesso teorico non porta a nulla e ci vorrebbe fantasia, magari provare ad andare contro i numeri… “Sì, per me l’errore della Ferrari è questo. Ma non solo loro, guarda la Williams o la McLaren. Si insiste con la teoria, si portano tutte le variabili, si mette in un computer e lo si lascia lavorare. Poi al mattino vai, lo accendi e vedi la linea teorica dei dati, per cui prendi quella linea teorica che dai numeri dovrebbe essere il miglior compromesso, lo metti in pratica e poi scopri che la macchina non va o è lenta. Allora insisti perché i numeri dicono così e ti avviti in una spirale che non porta a niente. Se guardate negli ultimi anni le prestazioni della Ferrari, vedrete una uniformità di comportamento, non è colpa dei piloti ma della forma mentale. Uno come Alonso aveva il difetto di coprire gli errori di base, uno come Vettel li evidenzia perché non ci mette quello che metteva lo spagnolo e la dimostrazione arriva da Raikkonen, sempre uguale, sempre costante. Se va bene Kimi a volte va male Sebastian, altre va meglio Vettel e Kimi è dietro. La realtà è che Raikkonen è costante, Vettel no, con Alonso si sopperivano alle carenze ma ai tempi di oggi avere un pilota che ci mette del suo diventa negativo se si sbaglia la direzione dello sviluppo”.

Che ricordi ha del passato e quale è stata l’auto più bella che ha fatto? “Vi stupirò, per me la più bella è stata la Fondmetal GR02, una macchina fantastica, fatta in un team incredibile. Ricordo Gabriele Rumi come persona eccezionale, uno che aveva tolto tutti i fronzoli ed era essenziale. La GR02 è stata una gran macchina, una monoposto bella ed efficace, avessimo avuto meno problemi con le qualifiche o un motore decente, sarebbe stata da prime file. Ho un ottimo ricordo della Fondmetal e della famiglia Rumi”. Anche se pare ci sia stato qualche strascico economico? “in quella situazione succede ma posso dire alla famiglia che è tutto dimenticato, vorrei sentirli, salutarli, avere un contatto, è gente fantastica, davvero per bene e Rumi era un vero gentleman delle piste, un signore che ha lottato contro un mondo più grande di lui”.

Vi stupirò, per me la più bella è stata la Fondmetal GR02, una macchina fantastica, fatta in un team incredibile. Ricordo Gabriele Rumi come persona eccezionale, uno che aveva tolto tutti i fronzoli ed era essenziale. La GR02 è stata una gran macchina, una monoposto bella ed efficace, avessimo avuto meno problemi con le qualifiche o un motore decente, sarebbe stata da prime file

Invece che ricordi ha della sua GR02 distrutta in Francia… Non pare averla presa bene…”Facciamo fatica a costruire il secondo esemplare, lo abbiamo assemblato nella notte, per cui sulla griglia dico ad Andrea Chiesa, il nostro pilota, prendila calma, sei in ultima fila, stai lontano dai casini nei primi giri che poi hai il passo gara per recuperare bene. Ok, tranquillo, va tutto bene. Pronti, via, nemmeno il tempo di arrivare alla prima curva che finisce in un mucchio e distrugge la macchina! Non ci ho visto più, mi sono incazzato in un modo incredibile, non avevamo i soldi per farne un’altra e poi vedere una vettura che amavo, bella così ridotta a un rottame dopo notti insonni, beh mettetevi nei miei panni…” Anche questo dimenticato? “Ma sì, fa parte delle storie della vita che si raccontano, poi di GR02 ne abbiamo fatta un’altra, mi dicono che è in Inghilterra, vorrei recuperarla, mi farebbe piacere. Sì, è stata una gran macchina, non fu la Sauber o la Brabham quella preferita, la mia vera creatura fu quella GR02, forse perché piccola e sfortunata mi è rimasta nel cuore”.

 

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