F1. Sergio Perez, davvero vale la pena che resti in Red Bull per gli sponsor che porta?

F1. Sergio Perez, davvero vale la pena che resti in Red Bull per gli sponsor che porta?
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Sergio Perez potrebbe restare in Red Bull anche per la stagione 2025 di Formula 1, forte com'è del sostegno economico di tanti sponsor. Ma davvero alla Red Bull basta riempirsi le casse per dimenticarsi del mancato apporto di Perez alla causa del mondiale Costruttori?
12 novembre 2024

Nonostante le evidenti difficoltà riscontrate nella stagione 2024 di Formula 1, Sergio Perez potrebbe restare in Red Bull anche il prossimo anno. Secondo quanto riporta Marca, la scuderia di Milton Keynes sarebbe pronta a dare nuovamente fiducia a Perez – che, va detto, fino a prova contraria è sotto contratto fino al 2026 – per ragioni di carattere squisitamente economico. Secondo quanto riporta la testata spagnola, il mentore di Perez, Carlos Slim, uno degli uomini più ricchi del Messico, garantisce alla Red Bull circa 30 milioni di euro ripartiti tra tre delle aziende di sua proprietà a fronte della permanenza di Perez.

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Ma Carlos Slim non è l’unico sostenitore di Perez. Sergio gode di una grande popolarità nel suo nativo Messico e in Sudamerica, e sono molte le aziende che hanno sposato la causa della Red Bull proprio per la sua presenza. Oltretutto, un suo sponsor personale, Kit Kat, ha stretto un’intesa con la stessa Formula 1, diventando il fornitore ufficiale di barrette di cioccolato – sì, non stiamo scherzando – della categoria. Insomma, Perez porta con sé un portafoglio gonfio di denaro alla Red Bull. Ma davvero tutto questo vale di più del deficit nel mondiale Costruttori dovuto alla presenza di Sergio?

Dei 544 punti che al momento valgono alla Red Bull il terzo posto in classifica, 393 sono stati colti da Verstappen e 151 da Perez. Una sproporzione, questa, che si notava anche negli scorsi campionati. Ma finché Max vinceva quasi da solo il mondiale Costruttori, il problema non si poneva. Diverso è il discorso oggi, in una F1 in cui anche il minimo dettaglio può fare la differenza tra i team di testa. Se la Red Bull dovesse concludere il mondiale in terza posizione, si tratterebbe di una perdita di circa 20 milioni di euro rispetto allo scorso anno, secondo le indiscrezioni in merito alla ripartizione tra le scuderie dei premi in denaro previste dal Patto della Concordia, accordo i cui dettagli rimangono segreti.

Secondo le cifre che riporta Marca, i 20 milioni di euro di differenza sarebbero di fatto compensati dalla somma che rimane nelle casse della Red Bull al netto dello stipendio da circa 10 milioni di euro annui di Perez. Ma scendere dal primo al terzo posto nel mondiale Costruttori prevede quantomeno un piccolo vantaggio, avere a disposizione più ore in galleria del vento. Capire l’effettivo influsso della proporzionalità inversa prevista tra la posizione in classifica e il tempo a disposizione per lo sviluppo non è un esercizio facile, però.

La stessa Red Bull aveva ricevuto per il mancato rispetto del budget cup una penalità che prevedeva la riduzione delle ore in galleria del vento, ma riesce difficile intuirne le reali conseguenze. Viene anche da pensare che se il sistema di proporzionalità inversa avesse degli effetti macroscopici, difficilmente sarebbe stato approvato dai top team, che giocoforza ne subiscono le conseguenze. Certo è che a nessuno verrebbe in mente di svantaggiarsi nel mondiale per sfruttare questo piccolo aiuto.

Ma forse la presenza continuativa di Perez in Red Bull è la dimostrazione del fatto che nella scuderia di Milton Keynes ci sia ormai la consapevolezza che il ciclo vincente impostato all’inizio della nuova era dell’effetto suolo è già finito. Se lottare per il mondiale il prossimo anno è visto come un’impresa di per sé complessa, perché andare a sovvertire gli equilibri nella coppia dei piloti con l’innesto di talenti come Liam Lawson e Franco Colapinto, sicuramente poco disposti a fare da gregario a Max Verstappen qualora non ce ne fosse una reale necessità?

Verstappen è da tempo la punta di diamante della Red Bull, l’ingranaggio senza cui il suo meccanismo oliato non potrebbe mai funzionare. A quanto sostengono i colleghi di Marca, i tempi al simulatore di Lawson, Yuki Tsunoda e pure di Daniel Ricciardo non sarebbero lontanamente comparabili a quelli di Verstappen. Una conferma, questa, del fatto che la Red Bull RB20 è tutt’altro che una vettura semplice da interpretare, pur essendo stata concepita per essere più efficace sia in una varietà ampia di circuiti che con diversi stili di guida.

A questo punto, in Red Bull potrebbero pure convincersi che sia meglio tenersi l’usato sicuro, anziché introdurre un nuovo elemento di disturbo in uno scenario perturbato che sembra costantemente in divenire e con una nuova era tecnica sostanzialmente già alle porte. Ma è ora che si facciano dei ragionamenti volti al futuro sui piloti, perché non è detto che Verstappen rimanga a oltranza. Soprattutto se la Red Bull non dovesse azzeccare il cambio regolamentare per il 2026. E allora sì che scegliere la serenità economica data dagli sponsor di Perez potrebbe diventare davvero un deficit.

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