F1. "Senna vincerebbe nel 2023, Hamilton avrebbe vinto nel 1990": parola di Gerhard Berger

F1. "Senna vincerebbe nel 2023, Hamilton avrebbe vinto nel 1990": parola di Gerhard Berger
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Berger parla della Formula 1 moderna, di alcune dinamiche contemporanee e non solo
21 febbraio 2023

Gerhard Berger, ex pilota che ha militato, tra le altre cose, dentro al team Ferrari per la Formula 1, è tornato a parlare e a dire la sua su questo sport in un'intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, citando importanti nomi del passato e del presente e facendo considerazioni per nulla scontate.

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Per quanto riguarda la sfida Hamilton-Verstappen, Berger ha detto: "Lewis non ha avuto una monoposto con cui mostrare il suo valore. Li considero allo stesso altissimo livello, ma se si sposta lo sguardo avanti di 5 anni Lewis magari non sarà ancora al volante mentre Verstappen sì. Quindi, se dirigessi un team, dovrei prendere il più giovane".

Il discorso poi si è spostato sui vari marchi in garaMi incuriosisce scoprire se Sainz può destabilizzare Leclerc, se Russell può fare lo stesso con Hamilton, e alla fine misurare Norris alle prese con Piastri in McLaren: Lando ha un nuovo compagno che tutti ritengono molto rapido. Vedremo se sarà così o se invece Norris gli farà vedere cosa sia la vera velocità. Poi all’altro estremo, come età, c’è Alonso: sono suo tifoso perché so cosa significa cercare di essere competitivo a 40 anni. L’avrei messo nella stessa categoria di Hamilton eVerstappen se avesse fatto le mosse giuste, avrebbe vinto più Mondiali. Lawrence Stroll è stato intelligente a prenderlo all’Aston Martin, la farà crescere".

Il cuore del discorso però è stato raggiunto quando si è iniziato a parlare del paragone tra la Formula 1 moderna e quella nella quale ha gareggiato Berger: "I piloti da Mondiale di 30 o 20 anni fa lo sarebbero anche adesso e viceversa. Senna vincerebbe nel 2023, Hamilton avrebbe vinto nel 1990. I vincenti sono vincenti. La differenza è che ora possono contare su dati, telemetria, informazioni, mentre quando correvo io serviva il feeling con l’auto e come riuscivi a trasmettere il tutto agli ingegneri. In più noi, sui circuiti, non avevamo le vie di fuga che esistono oggi e il rischio era molto maggiore. Anche per questo ci godevamo la vita. E chi correva prima di me se la godeva ancora di più, perché da un giorno all’altro se ne poteva andare...".

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