Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Nessun rimpianto per Sebastian Vettel, ma con riserva. Ospite del podcast ufficiale della Formula 1, Beyond the Grid, il quattro volte campione del mondo traccia un bilancio della sua esperienza in Ferrari. Al netto dell'ovvio - «ho fallito perché mi ero prefissato l'obiettivo di vincere il mondiale con la Ferrari, e non l'ho fatto» - Vettel si lascia scappare un dettaglio in apparenza minimo, ma sicuramente interessante. Sebastian parla di «cose che avrei dovuto vedere prima, litigi che avrei dovuto lasciar perdere». Sono frasi nebulose, quelle del tedesco, che alludono a piccole tensioni interne alla Rossa.
Forse per questioni di principio, visto che Vettel, guardandosi indietro, concede che «non ne valeva la pena», ma, allo stesso tempo, sostiene che fossero frutto della sua «natura». E Vettel, anche a distanza di tempo, pensa di aver comunque avuto ragione in alcune di queste «piccole battaglie». Ma ora poco importa. Resta solo la consapevolezza del fatto che in questo modo «si cresce e si impara». Vettel non si sbottona. Dice poco, ma in un certo senso dice moltissimo, lasciando solo intendere quelli che, almeno in parte, potrebbero essere i motivi per cui la sua storia d'amore con la Rossa è naufragata, suoi errori a parte.
Sbagli che Vettel non dimentica, visto che menziona direttamente uno dei momenti più difficili della sua carriera, lo schianto ad Hockenheim in condizioni miste nel 2018. Ma il tedesco ne parla per far capire che, quando racconta di cose che avrebbe fatto diversamente, non si riferisce all'ovvio, cioè le sbavature che ha commesso in pista, ma a qualcosa di più sottile. Forse - ma qui si passa nel campo delle ipotesi - il modo in cui ha reagito a queste difficoltà, o in cui ha gestito alcuni rapporti internamente alla Rossa.
Ma Vettel sa anche essere duro con se stesso, ammettendo che, se deve giudicarsi in modo onesto, «ho fallito». E non ha intenzione di cercare scusanti, ma di guardare avanti, a quella Aston Martin che il prossimo anno lo accoglierà a braccia aperte. Una sfida che Vettel ha accettato perché lo ha colpito la mentalità del suo futuro team, la voglia di «fare qualcosa di speciale». Cercare nuovi orizzonti in una realtà «molto diversa dalla Ferrari». E forse è proprio questo che serve a Sebastian, un ambiente che gli consenta di lasciarsi alle spalle quella che, pur senza rimpianti, resta comunque la delusione più grande della sua carriera.