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Il calendario di F.1 della prossima stagione sarà da record con 22 gare in calendario di cui 7 week end back to back (qui il calendario provvisorio), come si dice in gergo, ovvero uno di seguito all'altro. Cosa che impegnerà le squadre in un tour de force logistico impressionante, vedi Canada e Baku a ridosso di pochi giorni uno dall'altro ma dall'altra parte del mondo!
È una F.1 che soffre di bulimia da gare, ovvero secondo Liberty Media un calendario con 25 GP è possibile e, nel contempo, sarebbero da ridurre le prove libere, tanto che dagli 8 giorni previsti per il 2019 si parla di appena 6 giorni nel 2020 con in più l'aggravio che col calendario ipotizzato ci sarebbero dei problemi per le date. È una F.1 che piace con tante gare? A sentire Sebastian Vettel no: "Sarebbe meglio un campionato con 16 gare" ha detto in conferenza stampa. Ma anche manager e personale delle squadre comincia a soffrire questa situazione, tanto che si temono ripercussioni familiari, logistiche e organizzative, con la nascita di una nuova squadra di tecnici e meccanici da usare a rotazione. Già quest'anno il personale in F1 era a rotazione, ovvero meccanici e vari personaggi, hanno saltato delle gare restando in sede, in modo da ridurre gli stress e tirare il fiato.
C'è poi un altro aspetto, non poco secondario. Ovvero, le TV hanno pagato i diritti per il mondiale F.1 e avere 22 gare invece che 20 è un affare, perché non sono aumentati i costi relativi ad ogni gara, ma anzi si ottiene una specie di sconto, che però viene compensato dai maggiori costi di produzione, ovvero personale in giro per il mondo, viaggi aerei, satellite e altro ancora relativo alle televisioni, mentre i giornali avranno il problema di coprire le spese per un numero maggiore di gare e visto che finora la tendenza è alla riduzione (rarissimi i casi di periodici che coprono tutto il mondiale con lo stesso inviato), ecco che avere delle gare in più diventa difficile da sostenere e da coprire dal punto di vista mediatico.
Un altro aspetto importante è che la bulimia di gare non fa bene alla specificità della F.1. Una volta il mondiale era il top, perché si correva di meno e dopo ogni gara c'era tempo per approfondimenti, inchieste, discussioni. Ora invece appena finita una corsa c'è subito l'altra e l'investimento degli organizzatori viene sminuito, a fronte di un maggior investimento di soldi col promotor. Da evento esclusivo, la cui attesa aumentava di giorno in giorno, a un fast food da corsa che piace a chi ne vede l'aspetto business e meno quello sportivo. Le due visioni della F.1 sono in aperto contrasto, quella del passato e quella attuale con prospettive future. Sono cose diverse, i nostalgici non lo apprezzano, gli amanti del nuovo stanno sondando altre strade. Sarà quella giusta?