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C’era tanta malinconia negli enormi occhi scuri di Carlos Sainz dopo la sua splendida vittoria nel Gran Premio del Messico 2024 di Formula 1, nonostante si fosse sciolto in un sorriso. È il paradosso di chi sente già la nostalgia di un periodo indimenticabile che sta ancora vivendo, vestito dei colori della Ferrari. Carlos il successo in Messico se l’è preso con la fierezza di chi sa di avere ancora poche opportunità di salire sul gradino più alto del podio con la Rossa. E ci si è aggrappato con le unghie e con i denti, andando a beffare un cliente decisamente scomodo, Max Verstappen.
Beffato in partenza dallo spunto luciferino del campione del mondo in carica, Sainz non ci ha pensato due volte a fregarlo con una manovra alla Verstappen. Approfittando della batteria scarica della Red Bull RB20 di Max, Sainz l’ha infilato all’interno, con una staccata profonda che ha colto di sorpresa l’avversario. Da lì in poi è stata una cavalcata verso il traguardo, con il polso fermo e il sangue freddo, anche quando a fine corsa Lando Norris si stava avvicinando. È una Ferrari efficace, quella vista in Messico, non solo per la bontà della monoposto, ma anche per l’esecuzione delle operazioni in pista.
Lo si è visto a fine corsa, quando Charles Leclerc è rientrato ai box per montare un set di soft e cogliere il punto per il giro più veloce. Una lunghezza che potrebbe avere un certo peso, vista la vivace lotta per il mondiale costruttori, in cui la Rossa assume un ruolo sempre più rilevante. Leclerc aveva vissuto poco prima un brivido, la perdita del retrotreno mentre era in lotta con Norris. Avrebbe potuto accusare un effetto pendolo pericolosissimo, ma ha ripreso il suo Cavallino improvvisamente recalcitrante prima che fosse troppo tardi.
La corsa di Charles non è stata per nulla semplice. Il fatto di ritrovarsi nella mischia e di non poter beneficiare della pista libera come Sainz dopo il sorpasso su Verstappen ha finito per surriscaldare le componenti vitali della sua Ferrari SF-24, i freni e il motore in affanno nell’aria rarefatta di Città del Messico. Questo ha costretto Leclerc a dover dosare il ritmo, senza poter accumulare un vantaggio che gli consentisse di affrontare con maggior tranquillità i doppiaggi a fine gara. Norris è stato più efficace in questa fase, anche grazie a un ottimo ritmo con le hard, e Leclerc in affanno ha sfiorato il disastro.
Si sono toccati picchi di alta tensione anche a inizio gara, con le scintille tra Norris e Max Verstappen, finalmente non lasciato impunito per la sua condotta oltre il limite. Verstappen ha la tendenza a sfruttare le zone grigie del regolamento sportivo a suo favore, ma con una monoposto che ad oggi è un gradino sotto Ferrari e McLaren ha reso ancora più appuntite le sue armi, comportandosi di fatto come se non ci fosse nessun altro in pista. È la stessa tendenza che Max aveva mostrato nel 2021, quando il gioco con Lewis Hamilton si era fatto efferatissimo.
La penalità monstre di 20 secondi complessivi comminata a Verstappen rappresenta un evidente cambio di direzione rispetto al permissivismo mostrato in altre circostanze. L’aggressione allo snake di Max ai danni di Norris era davvero oltre il limite, e un pilota della qualità dell’olandese può e deve trovare una maniera pulita per sbrigare la pratica. E con una Red Bull che sembra sempre di più una nave in procinto di affondare, Verstappen è obbligato a cercare il modo di non esagerare, perché la sensazione è che possa trovarsi in affanno anche nelle restanti gare di una stagione partita con tutt’altra premessa.
Se Verstappen annaspa, Sergio Perez sta annegando, con le sue debolezze esposte come parte del fianco della sua vettura dopo il contatto con Liam Lawson. Proprio questa lotta, con il giovane neozelandese che non ha mostrato alcun timore reverenziale, sembra il presagio di un avvicendamento per il prossimo anno che non è più un’ipotesi remota. D’altronde Perez non sta facendo nulla per giustificare la sua permanenza in Red Bull. Oltre alle evidenti difficoltà di avere ragione di una vettura che in Messico non generava il grip necessario e mostrava un passo gara non all’altezza, Perez si è pure complicato l’esistenza con una doppia penalità per una falsa partenza e per non essersi posizionato correttamente nella piazzola. Da lì è stata un’agonia fino al traguardo con la sua RB20 zoppa davanti al pubblico di casa.
L’altro pilota scattato dalle retrovie causa eliminazione in Q1, Oscar Piastri, ha avuto un approccio decisamente razionale per la sua rimonta, e quantomeno ha portato a casa qualche punticino per la causa della McLaren chiudendo ottavo, ben lontano da un Lando Norris che si è detto felice di essere sopravvissuto ai primi, concitatissimi giri. La sua MCL38 era la monoposto più veloce sul finale di gara, ma non avrebbe ragionevolmente potuto fare di più con i giri a sua disposizione e da brava formichina ha racimolato punti utili. Solo il tempo, però, ci dirà se la McLaren ha ancora margini di affinamento dopo l’adozione dei recenti aggiornamenti. Non ci sono al contrario più dubbi sull'efficacia degli upgrade della Ferrari, che hanno passato a pieni voti l'esame di circuiti probanti come Austin e Messico.
Era invece nella terra di nessuno la Mercedes, con Lewis Hamilton e George Russell capaci di dare spettacolo una volta arrivato il via libera a lottare tra loro da parte del muretto. Alla fine, l’ha spuntata il sette volte campione del mondo, facendo fruttare tutta la sua esperienza per sorprendere un Russell capace fino a quel momento di prendere fiato nelle ultime fasi del giro per avere lo slancio necessario a stare davanti. Sono bruscolini, certamente, ma la W15 in alcune fasi della gara ha mostrato un ritmo simile a quello di Verstappen. Che sia più un demerito della Red Bull che un merito della scuderia di Brackley è un altro discorso.
Queste riflessioni contano poco per Hamilton, che il prossimo anno andrà ad accomodarsi in Ferrari al posto dell’uomo salito oggi sul gradino più alto del podio. Sainz ha vissuto una stagione intera da separato in casa con un grande rispetto per il marchio che ancora rappresenta. Che non sia stato semplice farlo lo ha ammesso lo stesso Carlos nel giorno di un successo autoritario, colto con la grinta di chi sa che certe occasioni arrivano una volta sola. Finché Sainz sarà vestito di rosso, ne approfitterà a piene mani, con gli occhi carichi della fame di vittoria. E di successi questa Ferrari sembra essere in grado di coglierne ancora, a tutto vantaggio della lotta per un titolo Costruttori che ormai non è un sogno folle.