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E' una F.1 che puzza di latte, a voler guardare le date di nascita dei protagonisti del futuro. L'arrivo di Carlos Sainz jr alla Ferrari a fianco di Charles Leclerc e la formazione della squadra più giovane da oltre 50 anni a questa parte a Maranello, non deve stupire, perché è il sintomo di un cambio generazionale importante. Una volta si arrivava in F.1 dopo aver maturato esperienze nelle varie categorie, spesso la F.1 era la fine di una carriera gloriosa nei prototipi o nelle gare sport dove l'esperienza la faceva da padrona. E spesso il pilota di F.1 la domenica libera correva in F.2 o nel mondiale prototipi. Negli ultimi anni si è assistito a una specializzazione di categoria, per cui uno che arriva dalla F.1 spesso nei prototipi ha difficoltà, e viceversa.
Nella generazione di piloti cresciuti a simulatori e playstation, non deve stupire che i giovani abbiano qualcosa in più rispetto a chi ha seguito una trafila tradizionale e quindi, se Carlos Sainz coi suoi 25 anni e 102 GP è già "un anziano" e un Leclerc a 22 anni un pilota esperto, non dimentichiamo che gli altri "vecchi" della categoria sono un Max Verstappen, debutto a 17 anni e a 18 già vincitore di GP con un Albon che è poco più grande di lui: quindi due ragazzi su cui la Red Bull fa affidamento ma che all'anagrafe non vanno oltre i 23 anni. E che dire di Antonio Giovinazzi? Anche lui, seppure coi suoi 25 anni e passa, fa parte della schiera dei baby driver su cui sperare, in futuro, in risultati di prestigio.
Il pilota pugliese non è solo in questa categoria che annovera anche Pierre Gasly (classe 1996), George Russell (classe 1998) alla Williams o un Esteban Ocon, classe 1996, alla Renault orfana dal 2021 di Daniel Ricciardo, classe 1989, oltre 170 GP all'attivo con 7 vittorie. Considerato troppo vecchio alla Ferrari per poter affiancare Leclerc. Anche se qui le motivazioni sembrano essere altre rispetto all'anagrafe e che col valore sportivo e umano di Ricciardo hanno poco che spartire.
E poi che dire di Lando Norris, classe 1999, che alla McLaren ha stupito e convinto e che con Russell, Leclerc, Verstappen e Albon rappresenta quella schiera che è passata dal kart al simulatore al volante di una F.1. In uno scenario del genere uno come Vettel (classe 1987) o Hamilton (classe 1985) sembrano ormai dei vecchi da dismettere e sostituire quanto prima nella classe regina. Anche se il nonno della categoria, Kimi Raikkonen, 41 anni il prossimo 17 settembre, è ancora lì a dare filo da torcere. Ovvero, è una F.1 che consente agli "anziani" di difendersi (vedi un Alonso che cerca il rientro a tutti i costi) ma è saldamente nelle mani dei baby piloti. Che come dato positivo hanno la velocità, una freschezza di comportamento e una personalità in divenire, ma che hanno anche il grosso difetto di essere più difficili da gestire.
E questo potrebbe essere il punto dolente di certe squadre con le scelte della baby formazione. Perché se un Leclerc prima guida alla Ferrari dovesse vincere, ha solo fatto quello che ci si aspetta da lui. Ma se dovesse fallire, allora il peso di una squadra blasonata, vincente e storica, ricadrebbe tutta sulle sue spalle. E lo stesso vale per Sainz, da pilota poco valutato e sottostimato, a pilota in vetrina sotto gli occhi del mondo, con la pressione della stampa spagnola che in quanto a rotture di scatole (leggi il passato con Alonso) è sempre pronta a tirarne fuori di ogni. Chi ha scommesso sui giovani, vedi Red Bull con Verstappen, ha vinto. Ma sono scommesse, non certezze. La Ferrari vincerà la sua?