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Christian Horner pensa davvero di poter fare a meno di Max Verstappen e di Adrian Newey? Quella che fino a pochi giorni fa sembrava una domanda assurda, diventa invece di attualità. Per scoprire il perché, bisogna andare per gradi. In una stagione di Formula 1 normale, una notizia come il debutto in Ferrari del diciottenne Ollie Bearman avrebbe monopolizzato l'attenzione di tutti. E invece, ancora una volta, quanto succede fuori dalla pista assume una rilevanza schiacciante. L'ultima puntata della telenovela di casa Red Bull è andata in onda nella giornata delle qualifiche del Gran Premio dell'Arabia Saudita, per la gentile concessione del dottor Helmut Marko. Il nostro, in un'intervista a ORF, si è lasciato scappare che il GP di Jeddah potrebbe essere l'ultimo per lui in Red Bull. Il perché lo spiega Auto Motor und Sport: Marko è al centro di un'indagine da parte della Red Bull per aver divulgato informazioni interne.
Il primo pensiero va inevitabilmente alla mail anonima contenente screenshot e foto sull'affaire Horner di cui non è stata verificata l'autenticità inviata nel corso della libere in Bahrain a un centinaio di persone tra giornalisti con pass permanente e top manager delle scuderie e della F1. Essendo Marko laureato in giurisprudenza, viene difficile pensare che possa aver fatto una cosa del genere, sapendo benissimo quali conseguenze avrebbe rischiato. Però il dottor Marko ha la tendenza ad aprirsi con alcuni giornalisti, andando a spifferare fatti di cui non dovrebbe discutere fuori dalla Red Bull. Come la richiesta di informazioni sul caso Horner da parte di Honda, attuale partner della scuderia di Milton Keynes.
Interrogato in merito al possibile addio di Marko alla Red Bull, Max Verstappen ha ribadito la sua fedeltà nei confronti di un personaggio controverso, cui però deve molto. “Naturalmente, la mia lealtà nei suoi confronti è molto grande, e l'ho sempre espresso a tutti all'interno della squadra, a tutti i livelli più alti. Lui è una parte importante nel mio processo decisionale per tutto il futuro del team. Quindi è molto importante che rimanga", ha spiegato ieri ai microfoni di Sky. "Per me Helmut deve rimanere di sicuro. Ha costruito questa squadra insieme a Dietrich fin dal primo giorno", ha aggiunto Verstappen, sottolineando il rispetto che a suo avviso è dovuto a Marko per il suo contributo al team.
Rispetto a una decina di giorni fa, la situazione si è completamente ribaltata. Con il supporto di Chalerm Yoovidhya, detentore del 51% delle quote della Red Bull dopo la morte del padre Chaleo, Horner ha mantenuto la leadership della scuderia e sta mettendo in discussione una figura scomoda come Marko. E non solo, verrebbe da dire, perché le parole di Max, esattamente come quelle di suo padre Jos la scorsa settimana, sembrano un avvertimento molto forte alla proprietà della scuderia. O noi o lui, insomma. A gettare benzina sul fuoco di un potenziale passaggio in Mercedes di Verstappen ha pensato pure Toto Wolff, dicendo sornione che Marko è il benvenuto. "Gli possiamo dare un cappello rosso", ha commentato scherzosamente facendo riferimento a Niki Lauda ai microfoni di Sky Deutschland.
Un ulteriore succoso tassello della vicenda lo aggiunge Auto Motor und Sport. Secondo una fonte vicina alla Red Bull, Horner sarebbe convinto di poter vincere senza Max Verstappen, Adrian Newey e Ford, in quanto vero artefice del successo della scuderia di Milton Keynes negli anni. Ma è davvero così? Forse a breve termine, ma abbiamo dei dubbi su orizzonti più lontani. Con un progetto dominante come quello attuale, il 2025 potrebbe vedere la Red Bull vivere di rendita, ottenendo successi grazie a un innesto di peso sul fronte piloti. Non abbiamo dubbi che, sapendo di poter lottare per il mondiale, molti talenti sulla griglia farebbero carte false per accasarsi a Milton Keynes, a cominciare da Fernando Alonso.
I dubbi, però, riguardano la nuova era tecnica della Formula 1, che comincerà nel 2026. La decisione di lavorare in autonomia alla propria power unit è coraggiosa, ma non è detto che il progetto si riveli davvero all'altezza. Nel paddock di Jeddah, secondo quanto riporta il nostro Paolo Ciccarone, si vocifera di un effettivo passaggio di Newey in Ferrari, e di corteggiamenti da parte di Fred Vasseur a diversi membri dello staff tecnico della Red Bull, a cominciare da Pierre Waché. Si rischia insomma un esodo che sicuramente creerebbe scompiglio in un oliato sistema proprio nel momento in cui bisognerà lavorare all'aerodinamica della monoposto 2026, il cui sviluppo è congelato fino al termine del 2024.
Anche se Christian Horner sembra in predicato di vincere la lotta di potere interna alla Red Bull, la sensazione è che imporsi in questa battaglia non implichi il successo nella guerra. Horner rischia di far implodere la scuderia che in questo momento sta dominando la Formula 1, andando a togliere le fondamenta che ne hanno decretato l'efficacia finora. Horner ha fatto la storia della Red Bull nei vent'anni dall'inizio del suo mandato, ma non è stato l'unico a contribuire all'epopea della scuderia che guida dal 2004. Un uomo solo al comando non può fare la differenza, anche se Horner, in preda a un delirio di onnipotenza, oggi pare esserne convinto.