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Una vita trascorsa fra il suono delle parole e quello dei motori: è quella di Luca Dal Monte, scrittore, giornalista e Direttore Stampa e Relazioni Esterne di Maserati, che vive fra Italia e Stati Uniti ma anche quella di Enzo Ferrari. Dal Monte racconta nel suo ultimo libro Ferrari. Presunto colpevole l’ora più buia di Ferrari, quando nella Mille Miglia del 1957 la sua vettura, una 335S, uccise undici persone fra cui il pilota De Portago, il copilota Edmund Nelson e cinque bambini. Noi di Automoto.it abbiamo avuto il piacere di intervistarlo in esclusiva.
Vorremmo innanzitutto iniziare con il sapere da dove è nata l’idea di scrivere di questo argomento e come l’ha trattata nel suo libro.
“Ferrari. Presunto colpevole narra di un periodo poco conosciuto della vita di Enzo Ferrari, ovvero del processo avvenuto dopo l’incidente della Mille Miglia del 1957, in cui morirono undici persone, fra cui cinque bambini. L’auto, guidata dallo spagnolo De Portago, si schiantò sulla folla e Ferrari venne accusato di omicidio plurimo. L’idea è nata quando stavo scrivendo la biografia di Ferrari in Ferrari Rex. L'argomento mi colpì in modo particolare ma non potevo andare a raccontare nel dettaglio l’intera storia: Ferrari ha vissuto 90 anni, di cui 70 nell’occhio pubblico”.
Abbiamo avuto modo di apprezzare la pienezza delle informazioni già in Ferrari Rex, la biografia più completa del “Drake” mai pubblicata. Ora Dal Monte dà prova ancora una volta della sua abilità di ricercatore, oltre che scrittore.
“Per me la ricerca è una parte molto importante della stesura di un libro, è quella che fa la differenza. Non posso dire che sia la più bella, scrivere lo è, ma è una parte che mi appassiona tantissimo. Quando sono andato all’Archivio di Stato di Mantova ho scoperto la documentazione intera: c’erano reperti, fotografie, persino le deposizioni trascritte a mano dal cancelliere. È stato come essere lì con loro, in quegli anni, a vivere l’intera vicenda: sei davanti alla storia. Ho trovato persino le lettere scritte a mano da Ferrari con l’inchiostro viola”.
A che pubblico è rivolto Ferrari. Presunto colpevole?
“A tutti. Con Cairo, parlandone, lo abbiamo definito un legal thriller. Mio fratello dopo averlo letto mi ha detto che se non avesse saputo che si trattava di qualcosa di realmente esistito avrebbe pensato di leggere un legal thriller, con un cold case da risolvere. Il libro si svolge su due piani: il primo è la ricerca, con lo studio dei documenti legali, l’altro è la pena interiore di un uomo che ha dato tutto per fondare la sua azienda e la vede ad un passo dalla distruzione. Questo con il dolore di essere innocente e sentirsi inchiodato da chi lo ha accusato di avere montato degli pneumatici non adatti e quindi indirettamente gli ha dato dell’incompetente o incosciente: non era vero nulla”.
Possiamo concludere che il momento in cui Ferrari fu assolto ha cambiato la storia del Motorsport e del mondo Automotive in generale.
“Certo, se fosse stato ritenuto colpevole non ci sarebbe la Ferrari come la conosciamo oggi. Lui aveva 59 anni nel 1957 e il processo durò quattro anni. Nel 1961 lui aveva 63 anni e se fosse stato ritenuto colpevole sarebbe finito in prigione: non solo non avremmo avuto la F1 ma nemmeno le berlinette, le spider”.
Sicuramente, dopo aver scritto una biografia profonda come Ferrari Rex, per Dal Monte dev’essere stato interessante riconfrontarsi con il “Drake”. Siamo curiosi di sapere se è rimasto colpito da qualcosa in particolare mentre approfondiva la conoscenza di Enzo Ferrari scavando nei suoi momenti più difficili.
“Se non mi fossi confrontato prima con la sua biografia avrei capito meno della persona. Ho avuto modo di approfondire la conoscenza dell’uomo che era stato additato come “mostro” da tutti, compreso il Vaticano, l’Osservatore Romano ma non solo. Lui stava affrontando un gran dolore interiore, fra il senso di colpa per la morte di quelle persone che comunque ti attanaglia anche se sei innocente e quello di aver perso il figlio l’anno prima. Ciononostante, ha inviato delle lettere che ho trovato in cui chiedeva cortesemente al giudice di togliere il sequestro alle sue macchine tenendo quella che aveva causato l’incidente perché doveva correre in Germania. Mi ha colpito lo spirito dell’uomo, la sua grande forza. Ha detto una grande verità: ‘Bisogna fare come i cani: leccarsi le ferite ed andare avanti’”.
Concludiamo la nostra intervista chiedendo a Dal Monte quale siano i suoi progetti futuri.
“Ne ho talmente tanti. Il prossimo romanzo di narrativa sarà sulla F1 dei primi anni ’70 ma dal punto di vista delle donne: le mogli e compagne dei piloti. Mettiamola come vogliamo ma in un modo o nell’altro, quando si tratta del mondo delle corse, viene fatto sempre dal punto di vista maschile, soprattutto quello dei piloti ma c’è l’altra metà del mondo, quello delle compagne. Era un mondo crudele anche per loro, perché la gente moriva e non sapevano mai se la prossima gara sarebbe toccato al proprio compagno”.