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È stato necessario che il mondiale scivolasse lentamente dalle sue mani affinché Lewis Hamilton ritrovasse il coraggio di osare. Qualcun altro, dopo la tegola dell’estromissione dalla qualifica per via di un’irregolarità al DRS della sua W12, si sarebbe arreso. Lui no. Il vecchio leone, nel momento di maggiore difficoltà degli ultimi anni della sua lunghissima carriera in Formula 1, ha ritrovato la fame di sorpassi.
Dal ventesimo al quinto posto nell’arco di 24 giri, senza respiro e senza paura: così Hamilton, nella sprint qualifying in Brasile, è riuscito a riempire il bicchiere, che fino a qualche ora fa non era mezzo vuoto, era prosciugato. Lewis è salito per scendere di nuovo, visto che domani dovrà retrocedere di cinque posizioni in griglia per l’installazione del quinto motore endotermico stagionale, che lo ha spinto nella sua travolgente rimonta di oggi.
Con la Mercedes, molto veloce oggi, è facile ottenere questi risultati, si dirà. E in parte è vero. Ma, dopo una stagione in cui è stato spesso guardingo, peccando di eccessiva accortezza in pista, per la paura di perdere un mondiale combattuto come mai lo è stato negli ultimi anni, Lewis ha ritrovato la forza di far prevalere l’istinto sulla ragione. Una manovra come quella su Norris, l’Hamilton di qualche gara fa non l’avrebbe perfezionata, nel terrore di volere troppo e non stringere nulla.
Hamilton ha dovuto perdere buona parte delle sue speranze mondiali per ritrovarsi indomito, per nulla impaurito, e sorridere nel giorno più buio. La performance di Hamilton oggi, se ce ne fosse bisogno, ha dimostrato che Lewis è un fuoriclasse, esattamente come il suo rivale per il titolo, Max Verstappen. E se dovesse andarci vicino, al titolo, sarebbe più merito suo che di una Mercedes pasticciona, imprecisa, anche per l’imperfezione che ha portato Hamilton in quel baratro da cui ha trovato la forza di rialzarsi.