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MONZA – Forse non è stato il miglior giro della sua carriera, come ha detto dopo la pole position, ma Carlos Sainz questa prima posizione a Monza, nella gara di casa della Ferrari, l’ha meritata tutta e dal punto di vista del morale, dà una svolta a un ragazzo tranquillo, sostanzioso, ma poco appariscente. Non è un divo, non è un predestinato alla Leclerc, terzo a 67 millesimi, e non è un robot imperturbabile come Verstappen, secondo ad appena 13 millesimi.
E’ un ragazzo concreto, uno senza fronzoli, capace di tirare fuori quello che la macchina consente. E a Monza ha tirato fuori tutto. Perché ci sono momenti in cui va fatto e lui lo ha fatto. A Monza si è vista quella Ferrari che avremmo voluto vedere tutto l’anno, quella delle premesse e promesse, quella che incanta, che fa sognare e fa urlare i tifosi in tribuna. Ad ogni giro positivo di Leclerc e Sainz, le tribune vibravano e lui, l’olandese nemico delle Rosse, sempre a un soffio quasi a guastare la festa altrui. Ma non c’è riuscito. Almeno al sabato, perché in vista della gara le cose cambiano.
Con una Ferrari, quella di Leclerc, che sul passo gara perdeva 5 decimi dalla Red Bull e Sainz, invece, in prospettiva qualifica. Una lepre e un cacciatore in attesa degli eventi. La strategia Ferrari. Perché Leclerc è uscito per primo dai box nell’ultimo tentativo, segno che non cercava scie compiacenti. E Verstappen dietro. I passaggi a ripetizione sul traguardo sancivano proprio questa strategia. Primo Leclerc, ovazione, passa Verstappen, pole e silenzio. Infine arriva Sainz e stampa quei 13 millesimi di differenza che su quasi 6 km di pista sono la differenza fra un battito d’ali di un passero sull’albero in fondo al rettilineo e una pole position.
Va bene così, perché a questa F.1 serviva trovare entusiasmo, serve sognare che qualcosa possa cambiare: “Abbiamo fatto un gran lavoro – ha detto Leclerc – Sainz ha fatto un giro strepitoso e ha ottenuto una pole importante per i tifosi e per la squadra”.
Ovvero, morale a mille ma con l’incognita della corsa, il ritmo, la strategia, la prima curva. Verstappen non vede l’ora di fare il record di 10 vittorie di fila, la Ferrari non vede l’ora di rompere questo dominio cominciato a marzo, in Bahrain, e proseguito tutto l’anno. Ha dalla sua il pubblico, una partenza in posizioni nobili e la scaramanzia di una statistica che recita come qualcosa, ai rivali, possa sempre capitare. Poi che in autodromo abbiano bisogno di pubblico, che la Ferrari attira sempre i tifosi e che tutto sia andato proprio come qualcuno sognava, questo è un altro discorso. La sensazione che certe cose non succedono per caso, a volte è molto forte.
Ma va bene così, perché sognare è gratis, basta non farci troppo l’abitudine e sperare che sia realtà. Poi, chi lo sa, nelle corse succede sempre di tutto e magari stavolta il sogno dura fino a domenica pomeriggio…