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BAKU – Charles Leclerc, un uomo da marciapiede. Ovvero, quando c’è un tracciato cittadino dove pennellare al millimetro le traiettorie, lui c’è sempre. A Baku l’ennesima dimostrazione, con la terza pole consecutiva, su questo tracciato che esalta le sue qualità. Finché c’è Charles c’è speranza, perché nel confronto diretto con Carlos Sainz, lo spagnolo, quarto, si è preso 813 millesimi a parità di macchina. E la prestazione del monegasco sta tutta in questo numero. I due valletti della Red Bull, Verstappen e Perez, sono in seconda e terza posizione a 188 e 292 millesimi. Ovvero, in qualifica su un giro Leclerc la differenza può farla, in gara col consumo gomme e carburante, cambia la musica. Hamilton e Alonso, ovvero i due che nelle gare precedenti avevano dato l’impressione di potersela giocare con la Ferrari, sono dietro di quasi un secondo. Segno che almeno per le qualifiche a Maranello hanno messo insieme tutti i pezzi.
Ma a Baku il week end è anomalo, perché con la sola ora di prove libere del mattino (ridotta di fatto a 40 minuti con bandiere rosse per problemi a Gasly e Magnussen) nessuno ha capito bene che fare. Tanto più che la qualifica del pomeriggio (durata oltre un’ora e mezza per gli incidenti di De Vries e Gasly) alla fine ha obbligato a forzare un modo di guidare alla cieca. Qualcuno, vedi Leclerc, ha interpretato al meglio la cosa, altri come Sainz, che ha bisogno di tempo per mettere insieme i pezzi del puzzle, hanno pagato dazio. E’ una qualifica del venerdì che serve per la gara della domenica, giornata che potrebbe essere ben diversa per temperature, condizioni asfalto e altro ancora (metti che piove…) e quindi la lotteria del venerdì serve alle TV per raccontare qualcosa, ma dal punto di vista tecnico è una ulteriore complicazione.Infatti, il sabato si ricomincia con una giornata fine a se stessa: qualifica sprint al mattino, senza nemmeno un minimo di prove libere, poi gara nel pomeriggio. Mandare subito in qualifica un pilota con un mezzo meccanico senza averlo provato prima è un grosso rischio e questo format di gara (di fatto introduce due corse nel week end per la F.1 come succede per F.2 e F.3) sta facendo storcere il naso a molti.
Ai piloti che non possono provare (“La F.1 è l’unico sport dove gli atleti non possono allenarsi” diceva Montezemolo anni fa, tendenza confermata ancor più adesso) ai team che devono far fronte a eventuali danni e capire come regolare le macchine. Nella prima sessione, ad esempio, le due Mercedes hanno avuto problemi di regolazione dei freni. Adesso, invece di 60 minuti (che poi sono stati meno) immaginate se i due piloti avessero dovuto affrontare le qualifiche del sabato mattina come prevede questo format. Avrebbe falsato il Gran Premio. Si tratta di un modo di operare che fa piacere a chi ama le cose artificiali e va solo bene che stavolta sia una Ferrari davanti a tutti a giustificare la riuscita del progetto dopo aver cominciato il campionato e dopo tre gare si cambiano le regole. E’ un po’ come se dopo il primo tempo di una partita di calcio, l’arbitro decidesse di allargare la porta di una squadra per avere più goal nella seconda parte dell’incontro. Nel calcio avrebbero inseguito l’arbitro fino agli spogliatoi. Qui in F.1 si esaltano le tendenze dei nuovi tifosi. Ma ai vecchi che si sbattono da decenni, chi ci pensa? E pagano pure loro biglietti e abbonamenti TV…