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Manca sempre meno al primo appuntamento stagionale di Formula 1, che torna ad essere ospitati in Australia. Sulla griglia di partenza di Albert Park saranno ben sei i rookie che daranno ufficialmente inizio alla loro carriera da piloti titolari della massima categoria. Il numero è ingente, ma un altro dato da tenere in considerazione è che 16 dei 20 piloti ha gareggiato in F2 o F3 (o GP2/GP3 come erano denominate in passato) prima della promozione. Perché sono così importanti le categorie propedeutiche?
Dunque, la maggior parte dei piloti che vedremo in pista quest’anno ha mosso i primi passi della loro carriera da professionisti nelle categorie propedeutiche alla Formula 1. A tenerli sott’occhio in prima persona è stato Bruno Michel, CEO di F2 e F3, e da esperto qual è, ha notato un fattore che ha contribuito a giovani piloti come Kimi Antonelli, Oliver Bearman, Gabriel Bortoleto, Jack Doohan, Isack Hadjar e Liam Lawson a fare il loro debutto in massima categoria quest’anno. Stiamo parlando dell’intervento diretto dei team di Formula 1 nella loro crescita e carriera.
Infatti, tutti i piloti debuttanti che quest’anno prenderanno parte alla loro prima stagione da titoli hanno ricoperto in passato il ruolo di pilota junior nei team di Formula 1 tramite le Academy, che si sono occupate a 360° della loro crescita. Non solo a livello pratico con programmi di test in pista e al simulatore, ma soprattutto psicofisica, con una preparazione che spazia dall’allenamento serrato al modo di gestire le interazioni con il pubblico e la stampa. Una delle prime “scuole” ad aver preparato talenti è stata quella della Ferrari, dove piloti come Charles Leclerc, Zhou Guanyu, Mick Schumacher, Jules Bianchi, Antonio Fuoco, Sergio Perez, Robert Shwartzman ed Oliver Bearman hanno avuto modo di crescere e proseguire il loro viaggio nel motorsport, dalla F1 al WEC, passando per l’IndyCar.
Ma quello che ci apprestiamo a vivere quest’anno con un vero e proprio ricambio generazionale nella griglia di F1 ha anche un’altra motivazione. “Per tanto tempo i piloti titolari non sono cambiati. Negli ultimi anni, solamente Logan Sargeant è riuscito ad arrivare in F1” ha spiegato Bruno Michel a F1.com. “La concorrenza tra quelli più esperti e i debuttanti è piuttosto agguerrita. Questa generazione è veramente eccezionale. Puoi esaminare uno per uno i piloti, ma penso che ognuno di loro abbia fatto un buon lavoro nella propria preparazione, anche se si trovano in fasi diverse della loro carriera”.
“Il livello del campionato di F2 dell'anno scorso è stato enorme – ha proseguito il CEO delle formule propedeutiche - Abbiamo avuto una lotta fantastica in pista tra Isack Hadjar e Gabriel Bortoleto fino all’ultima gara. Questi ragazzi sono stati così forti. La Red Bull ha fiducia in Hadjar e ora Bortoleto sarà con la Sauber, e se lo merita pienamente. Il brasiliano penso che sarà fantastico. Ha vinto sia la F3 che la F2 da principiante, quindi è un buon segno. Penso che abbia anche cambiato la percezione dei piloti di F2, e ne sono incredibilmente felice”.
Tuttavia, utilizzare il termine “principiante” è sbagliato perché, per quanto siano dei debuttanti nella griglia del 2025, la maggior parte di loro fa parte dei rispettivi team da almeno un'intera stagione, in un modo o nell'altro. La possibilità di affinare le proprie abilità ruota a ruota, la conoscenza della gestione degli pneumatici e l'ottimizzazione delle qualifiche nei campionati juniores hanno funzionato di pari passo con le loro responsabilità in quanto membri delle accademie di piloti di F1. Tutto questo, secondo Bruno Michel, ha notevolmente ridotto il tempo necessario ai giovani talenti per ambientarsi in una vettura di Formula 1. “In F2, hai 12 membri dello staff operativo, quindi è facile capire cosa sta facendo ognuno. Poi arrivi in un garage di F1 e hai così tante persone che lavorano a un compito specifico, può essere abbastanza intimidatorio e difficile. Quindi, devono abituarsi a questo. La cosa più importante è che sono stati supportati da questi team di Formula 1 e fanno parte delle loro accademie. Sono stati parte di questi team per diversi anni e questo li ha aiutati a prepararsi. Allo stesso tempo, stanno lottando e affinando in F3 e poi in F2 e devono ottenere risultati”.
“Se contiamo anche Liam Lawson che affronterà anche lui la sua prima stagione completa di Formula 1, sono ben sei i piloti che negli ultimi tre anni sono arrivati dalla F2. Hanno comunque lavorato con i team di F1. Sono piloti di riserva in alcune gare, quindi sono nel garage, o fanno sessioni FP1, o sono in cuffia tutto il weekend per capire come funziona il team. Sono ai briefing, lavorano duramente alla base sul simulatore e tutte queste cose li abituano a come funziona un team di F1. È una combinazione di tutti questi fattori che ha reso l'anno scorso un anno così eccezionale”. Ma ad aver aperto la strada a questo ricambio generazionale è stato Oliver Bearman con la sua prestazione a Jeddah al posto di Carlos Sainz.
L’aumento del numero di giovani piloti che vorrebbero debuttare non coincide solo con la disponibilità di sedili, ma anche con il desiderio e la volontà dei team di Formula 1 di riporre fiducia nei giovani piuttosto che nell'esperienza. Ad influenzare negativamente, infatti, è stato anche il budget cap continua a promuovere un modello di efficienza da parte delle squadre, che ha portato in alcuni casi, come in quello di Haas, ad una sfiducia nei confronti dei rookie per via dell’alto rischio di incidenti dovuto alla loro poca esperienza. “Per molto tempo, i team di F1 sono stati un po' restii ad assumere esordienti a causa del valore di ogni posizione nel campionato costruttori in termini di montepremi”.
“Questa concezione – ha proseguito Michel - è cambiata molto l'anno scorso. Penso che il momento che ha avuto più impatto sulle cose sia stato Ollie Bearman e quello che ha fatto a Jeddah . All'improvviso, la gente ha visto un pilota di F2 prendere la guida all'improvviso e andare dritto in qualifica: ha comunque fatto un grande weekend. È stato veloce, è stato costante e non ha commesso un errore. Poi c'è la preparazione che ha fatto Antonelli, seguito da Toto Wolff e Mercedes, ed era pronto per quello. Franco Colapinto è stato lo stesso con la Williams all'inizio del suo periodo, è stato subito sul passo. I team di F1 hanno capito che questi ragazzi erano pronti e potevano fidarsi di loro”.
“Nella mia esperienza personale in questo settore, e sono qui da parecchio tempo, quando hai un pilota davvero eccezionale, come Fernando Alonso o Lewis Hamilton, trovi sempre qualcuno pronto ad aiutarlo. Non ho mai visto un pilota davvero eccezionale non riuscire ad arrivare in F2 o GP2 come accadeva una volta. Si può sempre sostenere che alcuni piloti sono bravi ma non ce l'hanno fatta, ma direi che i piloti davvero eccezionali, non li ho mai visti non farcela nella mia carriera” ha chiosato Michel.